Capitolo 29

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Beatrice aveva consegnato la tesi e il professore l'aveva fatta chiamare per parlare di alcune cose con lei.
Stava ascoltando il suo insegnante quando sentì vibrare il cellulare che aveva nella tasca, le era arrivato un messaggio ma continuò ad ascoltare quello che le stava dicendo il professor Martinelli.
Nel frattempo le arrivarono altri messaggi e il professore si accorse dell'espressione stranita di Beatrice.

"Locatelli c'è qualcosa che non va?" chiese premuroso.

"No, no prof mi scusi" rispose svelta.

Ma nel mentre il telefono cominciò a squillare, lo prese infastidita vedendo che era Enrico che la chiamava, staccò la chiamata, accorgendosi che i messaggi che le erano arrivati precedentemente erano tutti di lui.
Riprese a parlare col professore, quando il cellulare riprese a suonare e lei sbuffò infastidita.
Enrico sapeva perfettamente che era a colloquio con il professore e si stupì di questa insistenza.

"Mi sa che è una cosa importante se la cercano così insistentemente" le fece presente l'uomo sorridendole.

"Mi scusi tanto professore" rispose in imbarazzo.

"Non si preoccupi faccia pure quella telefonata" le disse gentilmente lui.

Beatrice lo ringraziò ed uscì dalla stanza, si soffermò a leggere i quattro messaggi che la fecero leggermente trasalire, Enrico sembrava arrabbiato.

"Devi venire immediatamente qui!"

"Rispondimi!"

"CAZZO Beatrice RISPONDIMI!"

"Ti voglio nel mio ufficio, SUBITO!"

Bea aveva gli occhi sgranati mentre faceva partire la chiamata, si stava preoccupando e non fece in tempo a mettere il telefono all'orecchio che la voce brusca di Enrico la investì:
"CAZZO era ora che TU rispondessi... DOVE CAZZO SEI?"

Aveva un tono di voce che non aveva mai sentito e rispose:
"Ma che succede?"

"Voglio che tu venga immediatamente qui. Non mi importa cosa TU stia facendo. DEVI VENIRE QUI" urlò imperterrito.

"Enrico mi dici che succede? Mi fai preoccupare, perché urli così, sembri arrabbiato" chiese stranita per poi continuare:
"Sono col professore all'università" finì di dirgli.

"NON MI IMPORTA UN CAZZO DOVE SEI. Non sono arrabbiato sono INCAZZATO NERO! Ti è chiaro adesso?" le disse infine.

E senza aggiungere altro le riattaccò il telefono lasciandola basita mentre guardava lo schermo nero del telefono. Il cervello cominciò a porsi tutte le domande impossibili.

Aveva sbagliato un progetto?

Era successo qualcosa di grave a qualcuno?

Non lo aveva mai sentito così arrabbiato e furente.

Rientrò nell'aula, guardò il professore e con tono della voce avvilito gli disse:
"Mi scusi ma devo proprio andare motivi di... famiglia richiedono la mia presenza."

"Spero nulla di grave" domandò il professore.

"Spero di no sinceramente" rispose prendendo le sue cose.

"Vada tranquilla ci sentiremo in questi giorni" le disse lui con gentilezza salutandola.

Beatrice lo ringraziò ed uscì di corsa dall'Università arrivando in agenzia col fiatone e il cuore in gola.
Si affrettò nel corridoio salutando velocemente Filippo che la vide passare e alcuni ragazzi nell'openspace.

La porta dell'ufficio di Enrico era chiusa, bussò e non ricevette riposta e decisa aprì guardando dentro.
Lui alzò il volto da qualche foglio che teneva sulla scrivania.

Sotto il cielo di Firenze (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora