2. Pancake.

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17 Ottobre.

L'ennesimo tuono mi ridesta mentre Antonio, puntuale come sempre, canta anche se piove a dirotto.
"Merda" sento un'imprecazione che proviene dalla mia destra. Apro gli occhi e sbadiglio.
"Scusalo, Antonio é sempre puntuale" esclamo alzandomi da terra. Ebbene si, ho dormito al fianco di uno sconosciuto perché avevo paura si svegliasse e le sue condizioni non erano delle migliori per farlo.
"Che cavolo...dove sono finito? E che ore sono?" chiede alzandosi lentamente dal divano.
"Sei a mezz'ora da Fairfield e sono le sei del mattino, circa" esclamo mordicchiandomi il labbro inferiore. Le sue spalle larghe occupano più di metà del divano e i capelli gli coprono gran parte del viso. I suoi occhi neri cadono nei miei cristallini ehi un sussulto quando accade.
"Siete svegli ragazzi? Come va...Auden, giusto?" papà ha sempre fatto un po' schifo con i nomi, se li dimentica spesso.
"É Aiden signore, grazie per la fasciatura al ginocchio e per l'ospitalità. Tolgo il disturbo" con voce bassa e graffiata di rivolge a mio padre. Cerca di alzarsi ma ovviamente ricade sul divano per via della gamba fasciata.
"Figurati ragazzo e scordati di andare via da casa mia con questo tempo!"fa svolazzare le mani in aria e poi gli sorride.
"Signore, non voglio affatto recarvi disturbo. Avete già fatto abbastanza per me" un piccolo sorriso gli si dipinge in volto.
"Mia figlia prepara dei buonissimi pancakes, vero Destiny?" papà mi richiama. Distolgo gli occhi dal ragazzo e annuisco.
"Spero tu non sia allergico a nulla" borbotto stiracchiandomi. Lui nega con la testa e poi mi osserva.
"Serve aiuto per qualcosa? Mi sento inutile a stare fermo" si alza e devo dire che me lo ricordavo più basso, cavolo!
"Non-non preoccuparti, se vuoi puoi accendere la radio e sentire che dicono" propongo anche se non mi sembra proprio il tipo da radio. Immagino non sia di qua perché aveva indosso abiti firmati e un cellulare ultimo modello. Qui a Fairfield non siamo soliti ad avere queste cose.
"Mhm, non avete un televisore?" chiede. Scuoto la testa e gli do le spalle, i suoi occhi mi mettono ansia.
"Siamo in piena campagna e spesso non c'é campo, tanto vale vivere nella natura senza crearsi problemi riguardo all'elettronica" esclamo rompendo le uova per poi unirle allo zucchero. Sento che si muove indisturbato nell'ambiente e poi, con la coda dell'occhio, vedo che si é appoggiato con il fianco al forno. Prima che possa dire qualcosa, un tuono irrompe nel silenzio e per lo spavento faccio cadere un po' di impasto per terra.
"Caspita!" biascico prendendo immediatamente la spugna per pulire il disastro che ho fatto. Mi inginocchio a terra e i piedi di Aiden arrivano davanti al mio naso.
"Faccio io, tranquilla" dice con voce bassa, inginocchiandosi. Mi perdo nelle due pozze scure finché non mi prende dalla mano la spugna e distoglie lo sguardo dal mio.
"S-si" balbetto rialzandomi. Finisco di preparare i pancakes e poi accendo il fuoco per cuocerli.
"Ti danno fastidio i rumori improvvisi e troppo forti?" chiede di punto in bianco. Trattengo il respiro e poi annuisco.
"Sei anche di poche parole, vero?" continua a chiedere curioso. Poso i miei occhi nei suoi e annuisco di nuovo.
"Piccina, sono pronti? Ho un'acquolina in bocca!" papà interrompe il momento di silenzio e mi ridesta.
"Certo, tre pronti per te" gli passo il piatto con i dolcetti e poi lui prende la sua solita tazzina di caffè.
"Aiden, accomodati" lo invita papà. Il ragazzo annuisce e poi si siede comodo al mio posto. Tossicchio e sbuffo.
"Ecco a te" sussurro passandogli un altro piatto. Lui mi ringrazia e poi incomincia a mangiare.
"Ottimi, vero? In fatto di dolci non le si può dire nulla" scherza papà, facendomi arrossire. Mi siedo al suo fianco e sorseggio il mio latte e cioccolato.
"Tu non li mangi?" chiede Aiden. Scuoto la testa e lui allora spinge il piatto verso di me, come per invitarmi a prenderne uno.
"Come mai ti trovavi sui ieri sera?" domanda papà, interrompendo il momento di imbarazzo.
"L'intento del mio viaggio era staccarmi dalla città per un po' e giungere al confine con il Canada. Solo che il destino ha voluto che mi fermassi qui a Fairfield. Chi lo può contraddire?" chiede retoricamente prima di mettersi una forchettata di pancake in bocca. Papà ridacchia e poi mi guarda.
"Star!" urlo ricordandomi della sua paura per i temporali. Senza pensarci minimamente, corro fuori dalla casa e vado diretta alla piccola stalla senza dare minimamente peso alle urla di papà. La cavalla, come sospettavo, non sta ferma e continua a nitrire. Il puledro invece é calmo.
"Star, ei star guarda cos'ho" la richiamo sventolando in aria una mela, frutto che la fa impazzire.
Lei però non si da per vita e scuote la testa come per dirmi che non le interessa nulla.
"Destiny, cavolo. Che ti salta in mente" la voce roca dello sconosciuto giunge alle mie orecchie e a quelle di Star. Capita una cosa inaspettata, la cavalla smette di nitrire e guarda il nuovo arrivato.
Aiden ha in mano un ombrello mentre mi osserva, mezzo fradicio. La camicia di papà é attaccata alle spalle e al petto mentre i pantaloni gli segnano la parte superiore del corpo.
"Star si è calmata" constato guardandolo. Lui posa i suoi occhi sull'animale e sorride in modo quasi impercettibile. Questa cosa è decisamente strana.

🌻

20 Ottobre.

Osservo papà e Aiden da lontano mentre conversano come due che si conoscono da parecchi anni, eppure lo sconosciuto é arrivato da solo quattro giorni. Papà gli ha offerto casa nostra come dimora per il tempo in cui rimane qua a Fairfield. Io non sono molto d'accordo perché é comunque uno sconosciuto però papà non ha voluto sentire obiezioni. Accarezzo per l'ennesima volta il muso del puledro e poi gli sorrido.
"Che ne dici Star, andiamo a farci una bella passeggiata da sole?" chiedo mettendole la sella. Lei sembra sia d'accordo ma, proprio quando il vecchio cellulare squilla, intuisco che la nostra passeggiata non verrà fatta oggi. Prendo l'aggeggio e rispondo, sorridendo.
"Pronto Jason," esclamo contenta di sentirlo.
"Ciao Destiny, disturbo se tra venti minuti vengo a controllare come sta Star?" chiede. Capisco che é già per strada perché si sente il rumore della Jeep che corre sulla strada sterrata.
"No, ci mancherebbe, ti aspettiamo!" dico annuendo con enfasi. Mi saluta e poi chiude la chiamata.
"Papà, Jason sarà qui tra poco!" urlo per farmi sentire. Lui mi fa un ok con il pollice e continua la sua conversazione con lo sconosciuto. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Corro dentro casa e mi cambio la felpa con un maglioncino un po' più carino.
"Come mai ti sei cambiata? Devi andare in città?" la voce roca di Aiden mi fa spaventare e ci manca poco che inciampo sui miei stessi piedi.
"No, non ci devo andare. Per favore la prossima volta bussa" esclamo stringendomi nel maglioncino lilla.
"Certo, come se non condividessimo la stessa stanza da quasi una settimana" borbotta sedendosi sul mio letto fatto.
"Alzati immediatamente Aiden!" gli punto il dito contro. Lui ghigna e poi alza gli occhi al cielo e ubbidisce.
"Chi sta arrivando quindi? Qualcuno che ti piace, vero?" domanda a raffica. Col cavolo che glielo diró!
"Per pranzo c'é il pollo al forno con patate" lo avviso uscendo dalla camera.
"É un si, bene ragazzina. Chi é? Tuo padre lo conosce?" e proprio la sua voce interrompe le sue domande.
"Destiny, é arrivato Josh" esco fuori di casa correndo mentre noto che é già sceso dalla sua Jeep.
"Ei Des, di chi é questa macchina?" chiede indicando l'Audi di Aiden mezza sporca per via della pioggia.
"Mhm é di un ragazzo che stiamo ospitando" dico sbrigativa prima di vergere la conversazione su Star.
"Star ha per caso dato di matto durante la tempesta dei giorni scorsi?" chiede stringendo la sua valigetta con tutti i medicinali per la cavalla.
"Si, sai com'è fatta" alzo le spalle e lo faccio entrare nel piccolo box dove si trovano il piccolino e Star.
"Eh già" ridacchia socchiudendo gli occhi chiari.
"Tuo padre mi ha mandato per invitare il tuo amico a mangiare qui" Aiden spunta come un fungo in mezzo al prato e mi fa spaventare.
"Caspita, Aiden!" esclamo mettendomi una mano sul petto. Jason alza gli occhi sul nuovo arrivato e aggrotta le sopracciglia.
"Tutto a posto, entrambi" dice sbrigativo prima di togliersi i guanti in lattice e guardarmi.
"Ci sei ragazzina?" Aiden mi richiama e io annuisco in imbarazzo.
"Possiamo parlare in privato?" Jason ci interrompe e con la testa mi indica l'angolo della stalla. In silenzio ci dirigiamo insieme verso quel punto mentre Aiden sorride e coccola Star che stranamente è calma alla vista dello sconosciuto.
"È lui il ragazzo che state ospitando?" chiede incrociando le braccia. Annuisco, intimorita dal suo sguardo e dal tono di voce che usa.
"Non mi convince" borbotta tirandomi indietro il ciuffo di capelli.
"Sai papà come è fatto, vuole sempre aiutare tutti" esclamo stringendomi nel maglioncino che ora non è più tanto caldo.
"Mhm si vero, Aaron vuole sempre aiutare" dice tra sé e sé.
"Ragazzi, è pronto!" l'urlo di papà ci ridesta tutti.
"Quindi rimani a mangiare?" cambio discorso, spingendomi un sorriso sul volto. Jason sorride e annuisce, facendo sciogliere il mio povero cuore.
"Allora andiamo" indietreggio e poi mi dirigo verso casa, seguita da Jason e Aiden. Che questo pranzo abbia inizio!

𝐓𝐡𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐭𝐨𝐫𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora