14. Credo di poterti chiedere di sposarmi.

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12 Novembre.

"Vuoi stare ferma? Non hai ancora ripreso tutte le forze" Aiden sbuffa e, per la centesima volta, mi fa risedere sulla sedia. Alzo gli occhi al cielo e prima di poter parlare, starnutisco.
"Come non detto" borbotta tra sé e sé, guardandomi. Io gli faccio la linguaccia e poi mi alzo, ostinata a prendere la farina dal mobile. Aiden digrigna i denti e, prima che io possa aprire lo sportello, mi si appiccica addosso.
"Vuoi darmi ascolto? Per favore" chiede con un sibilo. Poso gli occhi nelle sue pozze nere e le noto intrise di preoccupazione. Annuisco e sospiro. Appoggio le mani sul suo petto e cerco di fare un minimo di pressione per fargli capire che deve togliersi affinché io prenda gli ingredienti per la torta per poi sedermi. Lui però non si sposta e si avvicina a me.
"Mi hai fatto preoccupare ieri" sussurra. Il suo tono di voce è radicalmente cambiato. Trattengo il respiro quando appoggia la fronte sulla mia e poi mi bacia le labbra.
"Scusa" rispondo cercando di calmare il battito del mio cuore.
"Quando ti ho vista stesa a terra mi sono sentito mancare l'aria. Mi ucciderai prima o poi, io lo so" nasconde il volto nell'incavo del mio collo e le sue braccia mi stringono quasi facendomi male.
"Perdonami Aiden, scusami" sussurro cercando di trattenere le lacrime.
"Io ti-" lo interrompo prima che possa parlare perché l'unica cosa che posso fare è fargli capire quanto mi sento in colpa. Gli prendo il viso e gli lascio un leggero bacio sulle labbra rosso ciliegia.
Lui mugola e poi mi issa sul bancone della cucina, posando le mani sulla parte bassa della schiena.
"Scu-sa-mi" e per ogni sillaba, gli lascio un bacio sulla punta del naso. Il suo sorriso illumina tutta la stanza, fa quasi concorrenza alla lampada accesa.
"Mhm forse sei sulla buona via per farti perdonare" scherza. Spalanco la bocca e poi gli assesto un piccolo pugnetto sulla spalla.
"Torniamo a fare la torta che forse è meglio" ridacchia appoggiandomi le mani sotto al sedere. Arrossisco al contatto con la sua pelle, ovviamente per l'imbarazzo.
"Tutto ok Des? Ti senti che la febbre si è alzata?" chiede preoccupato mentre le sue mani si posano sulle mie guance calde.
"Mhm no...tranquillo" tossisco.
"Se sei stanca possiamo evitare di fare la torta e dormire. O magari io faccio la torta e tu dormi" propone senza fermarsi per respirare.
"Aiden, non sono stanca e l'obiettivo di questa giornata è riuscire a fare questa torta per papà, così quando ritorna può gustarla" prendo le sue mani e le stringo tra le mie.
"Ok, ma non appena ti senti stanca, dimmelo subito" esclama prima di d'etere verso il frigo e prendere le uova. Osservo la sua figura e un piccolo sorriso fa capolino sul mio viso. La sua preoccupazione mi scalda il cuore. Nessuno mai, eccetto papà e Pax, si sono mai preoccupati così tanto per me. Sapere che proprio Aiden, il ragazzo sconosciuto che è stato accolto da papà solo per pochi giorni che poi si sono tramutati in settimane, ha legato così tanto con me tanto da preoccuparsi cosi mi fu battere il cuore. Papà dice sempre che chi ha un cuore grande ha anche una grande anima e forse ha ragione.
"Devi aggiungere due uova nella ciotola e poi lo zucchero" intervengo vedendo che è fermo davanti al tavolo senza fare nulla. Aiden mi guarda e posa le uova intere nella ciotola.
"Così?" chiede, forse serio.
"Aiden ma-" la sua improvvisa risata riecheggia in tutta la casa.
"Ti stavo solo prendendo in giro" ridacchia venendomi vicino. Alzo gli occhi al cielo e poi sbuffo.
"Lascia fare a me che forse è meglio" borbottò prendendo posto affianco a lui, incominciando a unire la maggior parte degli ingredienti pesati.
"Il merito dovrà andare anche a me, fammi fare qualcosa!" mi toglie dalle mani la frusta.
"No, vattene! Già mio padre ti adora troppo" lo spingo poi in là con una spallata, la quale non lo scalfisce minimamente.
"Piccola gelosa che non sei altro!" esclama prima di pizzicarmi i fianchi. Io mi dimeno, cercando però di allontanare la ciotola contenente gli ingredienti. Fallisco miseramente, ovvio! Il composto schizza fuori dalla ciotola e atterra un po' sul tavolo di legno e un po' sui nostri vestiti.
"Ecco, bravo!" sbuffo togliendomi dell'impasto dalla maglietta bianca, ottima scelta Destiny!
"Colpa tua, gelosa che non sei altro" sussurra avvolgendomi i fianchi e sbattendomi con la schiena sul suo petto.
"Aiden, sarai sporco!" mi dimeno come un'anguilla in acqua. Lui ride senza sosta mentre io cerco di scappare dalle sue grinfie, invano.
"Sembri un pesce fuor d'acqua" e dopo che lo dice, mi alza da terra con un semplice movimento.
"Dove stai andando? Che fai Aiden? Devo finire la torta!" sbatto i pugni sul suo petto, avendo solo quello davanti agli occhi.
"Ti porto a cambiare i vestiti, gelosona" marca l'ultima parola con parecchia enfasi.
"V-vai a quel paese!" urlo spazientita. Aiden si ferma di botto all'entrata della camera da letto e mi guarda.
"Hai seriamente detto 'vai a quel paese'? Io credo di poterti chiedere di sposarmi da un momento all'altro" sussurra osservandomi. Mi mordo l'interno guancia e poi metto il broncio.
"Ora ti lascio giù, vedi di non impazzire e picchiarmi, grazie" fa pure il simpatico, guarda te.
"Vai di nuovo a quel paese" sibilo aprendo il cassetto delle magliette per prenderne una nuova. Mi tolgo quella che indosso senza convenevoli e la sostituisco con quella nuova.
"Hai della cioccolata qui" sussurra Aiden prima di avvicinarsi al mio collo. Trattengo il fiato quando le sue labbra sfiorando la clavicola. Calde e morbide. Mille brividi si espandono lungo il mio corpo. Rimango immobile per forse dieci secondi, ma potrebbero benissimo essere ore. Chiudo gli occhi e sospiro quando le sue labbra salgono sul mio collo, arrivando più di fonte alle mie.
"Apri questi occhi magnifici, Des" sussurra. Al suono della sua voce roca, spalanco le orbite per farle incontrare con le sue. Non gli lascio nemmeno un secondo per dire qualcosa, che lo bacio subito. Non so perché ho questo bisogno primordiale di sentirlo attaccato a me. Le sue dita affusolate viaggiano lungo i miei fianchi, fino ad incontrare il reggiseno di pizzo che indosso. Rilascio un piccolo verso quando inserisce il palmo della mano all'interno della coppa. Mi allontano immediatamente da lui e mi tappo la bocca, imbarazzata. Aiden socchiude gli occhi e mi guarda di sbieco.
"Ritorniamo di là" sussurra con voce bassa. Annuisco e lo seguo in silenzio, osservando la sua schiena muscolosa.
La maglia che indossa è una delle poche che aveva nella sua valigia, gli fascia perfettamente la schiena e i muscoli delle braccia, tant'è che sembra una seconda pelle. I pantaloni cargo marrone chiaro gli scendono sui fianchi, lasciando intravedere le mutande nere della Calvin Klein.
Senza che io me ne accorga, lui si è fermato e in tempo zero gli finisco addosso, sbattendo il naso sulla sua schiena. Fantastico direi!
"Ci sei Destiny?" chiede girandosi e osservandomi, mordendosi il labbro inferiore.
"S-si!" squittisco colta in flagrante. Aiden alza un sopracciglio e mi guarda sorridendo. Oh no, ha capito!
"Sicura che non mi stessi guardando e che tutto questo pezzo di manzo non ti abbia distratto?" nego immediatamente, scuotendo la testa. Sono caduta nella trappola, grande Destiny.
"Farò finta che tu non mi abbia guardato il culo per cinque minuti" esclama calcando la parola che incomincia con 'c'.
"Non ti ho guardato il...sedere!" quasi urlo.
"Dillo con un po' più di convinzione la prossima volta, forse ci crederai anche tu" sussurra lasciandomi un buffetto sul naso. Assottiglio gli occhi e lo fulmino. La sola reazione che ricevo, però, è la sua risata che si espande in tutta la casa.

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