19. Mulo e lumaca.

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8 mesi dopo, 10 Agosto.

"Jason, credo di...aiuto!" urlo prima di cadere rovinosamente a terra con le due valigie che stavo cercando di portare su per le scale.
"Des? Che è successo?" chiede con il fiatone, avendo corso. Apro gli occhi e mi ritrovo i suoi piedi poco sopra la mia testa.
"Ricordami del perché abbiamo deciso di scegliere questa casa. Io odio le scale" mi lamento prima di ridacchiare per la sua faccia buffa.
"Perché è vicina al mio posto di lavoro e vicino alla tua università. Ti dicono qualcosa questo due informazioni?" chiede ironico, porgendoti una mano per farmi alzare. Annuisco e la afferro. Con un movimento veloce, mi tira su e vado a sbattere contro il suo corpo massiccio.
"Che ne dici se, come ti ho ripetuto per i precedenti venti minuti, ci scambiamo le mansioni?" chiede pizzicandomi la punta del naso. Sbuffo e, sconfitta, annuisco.
"Non voglio sentire il 'te l'avevo detto'" sospiro prima di entrare in casa. L'appartamento che abbiamo trovato è semplice ma bello. La cucina e la sala sono divisi da una semplice isola in marmo mentre la mia stanza e quella di Jason sono una di fronte all'altra.
"Ricorda di fare attenzione con i bicchieri. Tuo padre ne ha infilato qualcuno in più rispetto al dovuto"
"Lo so, grazie" canticchio prima di togliere tutte le stoviglie dallo scatolone. Osservo il bicchiere che ho in mano e sorrido. È quello di quando ero piccola con degli animaletti disegnati sopra.
"Ti lascio le valigie in camera. Comunque potevi portare altre cose eh" ridacchia notando la mia piccola valigia.
"Al massimo ci facciamo altre cinque orette e torniamo da papà" lo prendo in giro. Jason assottiglia gli occhi e poi si avvicina a passo lento.
"Non ci provare" gli punto contro un cucchiaio di plastica. Lui alza un sopracciglio e poi sogghigna.
"Stammi lontano!" urlo prima di scappare lontano da lui. La fuga però dura un battito di ciglia perché riesce immediatamente a prendermi, buttandomi sul divano e sovrastandomi con il suo corpo.
"T-ti prego no!" incomincio a ridere appena capisco le sue intenzioni.
"Questo è per il tuo eccessivo sarcasmo" mi pizzica il fianco e poi ancora e ancora.
"Ragazzi...tutto bene?" una voce flebile rompe le mie risate. Jason, in imbarazzo, si gira immediatamente verso la porta. Una donna giovane ci sorride sulla soglia della porta.
"Oh mhm... scusi se l'abbia disturbata" Jason si gratta il retro del capo e le sorride.
"Oh non preoccupatevi ragazzi, ero solo preoccupata per le urla... Siete arrivati da poco?" ci sorride cordiale.
"Si, poco più di un'oretta fa" risponde prontamente Jason. Mi alzo, sistemandomi la maglietta, e poi mi avvicino alla signora.
"È un piacere conoscerla. Io sono Destiny e lui è il mio migliore amico Jason" lo indico. Le porgo la mano e lei la stringe.
"Il piacere è tutto mio, sono Lauren" ci sorride.
"Piacere" Jason le stringe la mano e la squadra da capo a piedi.
"Ora vi lascio finire di sistemare tutti questi scatoloni. Fatemi sapere se vi serve aiuto. Io abito proprio sotto di voi" ci guarda un'ultima volta e poi scende le scale.
"È stata così carina" sussurro. Jason annuisce e poi si schiarisce la gola.
"Finisco con gli ultimi scatoloni e poi chiudo la porta" borbotta uscendo dalla porta. Aggrotta le sopracciglia e poi sospiro. Forse è l'ora di mettere sul serio a posto tutto questo casino.

🌻

"Papà! Si ti vediamo, stai fermo lì!" urlo vedendo che la sua figura non è più a quadri. Jason ridacchia sotto i baffi e si mette in bocca l'ennesimo pezzo di pizza.
"Oh piccina, così va bene? Aspetta che non ti sento, come si fa con questo aggeggio!?" sbraita perdendo il controllo.
Grande respiro Destiny, grande respiro!
"Papà, ci sono due pulsanti a lato, schiaccia quello più in alto per alzare il volume" gli spiego con calma. Lui appare un po' sospettoso ma poi segue le mie istruzioni.
"Oh caspita c'è l'ho fatta!" esulta. Jason si tappa la bocca per trattenersi e a questo punto, gliela faccio pagare.
"Papà, Jason sta ridendo di te" gli comunico. Il diretto interessanti smette subito di ridere e mi tira un'occhiataccia.
"Figliolo, sono vecchio e non capisco un tubo di questi così. La prossima volta che verrai qui da noi non ti farò alcun tipo di caffè aromatizzato, sappilo" lo ricatta.
"Aaron, stavo solo scherzando!" urla precipitandosi vicino a me.
"Sarà meglio per te, figliolo. Come sta andando lì?" chiede avvicinando il viso allo schermo del tablet nuovo di zecca che Amanda, io e Jason gli abbia regalato.
"Siamo riusciti a mettere tutto a posto. E grazie mille per il bicchiere papi" gli sorrido. Lui mi guarda sorridente e poi osserva Jason, senza maglietta. Oh no!
"Perché Jason gira senza maglia in casa?" caspiterina!
"Mhm qui fa un caldo assurdo" ridacchio nervosa. Come faccio a spiegare a papà che in otto mesi a stretto contatto con lui, lui ha imparato a vedermi indossare pantaloncini corti e io ho imparato a vederlo senza maglietta?
"Non mi devo preoccupare di voi due nello stesso appartamenti, vero?" il mio viso si fa tutto rosso mentre Jason balbetta qualcosa.
"Assolutamente no, Aaron. Sono qui per lavorare e per aiutare tua figlia con l'università. Nulla di più!" ammette. Papà sospira e poi fa cadere l'argomento, domandandoci altre cose sul trasloco delle cose.

🌻

15 Agosto.

"Ho un lavoro!" spalanco la porta di casa e urlo. Per poco Jason non fa cadere la pentola dritta dritta sui suoi piedi coperti da dei calzini con delle tavole da surf.
"Porca vacca Des" esclama posandola sui fornelli e respirando in modo affannato.
"Ho un lavoro Jason!" mi tolgo le scarpe e saltello fino a saltargli in braccio. Lui mi prende al volo e ride.
"Sei diventata troppo esuberante in questi mesi, cavolo" mi appoggia sul bancone di marmo e poi nasconde il viso nell'incavo del collo.
"Lauren, la ragazza che ci ha visti mentre tu mi stavi dando fastidio, mi ha proposto di fare la babysitter" esclamo felice. Jason aggrotta le sopracciglia e poi analizza la mia figura.
"Sei seria?" chiede deglutendo. Annuisco entusiasta e appoggio le mani sulle sue spalle.
"Che c'è? Sei geloso di un bambino?" ridacchio. Jason alza gli occhi al cielo e sbuffa.
"Non sono geloso, sono solo spaventato per quel povero bambino" ride sotto i baffi.
"Brutto mulo" sibilo assestandogli un pugni sulla spalla.
"La prossima volta impegnati di più con gli insulti Des" mi pizzica il naso e poi si allontana per controllare il pollo nella pentola.
"Certo mister mulo, vado a cambiarmi e mangiamo" sospiro, scendendo dall'isola.
Prendo la borsa che avevo precedentemente lasciato a terra e vado dritta in camera mia. A distanza di quasi una settimana posso dire che la sento più mia. Ho attaccato sulla parete diverse foto di Fairfield. Io, papà, Star e addirittura anche una foto con Antonio e Malakai, i due pennuti della famiglia.
L'armadio si trova a lato del letto mentre dal lato opposto c'è una scrivania in legno.
"Muoviti lumaca che se no qui si fredda tutto!" urla dalla cucina il rompiscatole. Sbuffo una risata e poi decido di cambiarmi velocemente e raggiungerlo.
Non avrei mai detto che a distanza di otto mesi mi sarei trovata nella stessa città che mi ha distrutto completamente ma eccomi qui, con il mio migliore amico che ha deciso di cambiare stato pur di sostenermi e non lasciarmi andare.

𝐓𝐡𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐭𝐨𝐫𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora