•FUORI DI CASA!•

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So sure of yourself
Baby don't get greedy
-Greedy, Tate Mcrae

-La tavola era circolare, la nonna era seduta in una delle quattro sedie che circondavano il tavolo. Era apparecchiato per una quarta persona. La tavola era imbandita in un pranzo luculliano. Al centro c'era un candelabro con le candele che non erano accese. Inutile. Come molte delle cose che c'erano in quella casa. Solo sfarzo e lusso. Davanti a ogni sedia c'era un piatto di ceramica bianca e delle posate d'argento. Mi guardai intorno nella stanza e notai che il tavolo era circondato da una marea di credenza.

Mi sedetti insieme alla nonna ma non avevo molto fame, avevo mangiato abbastanza quella mattina. Lei mi invitò a incominciare a mangiare anche in assenza del nonno. <<Allora?>> chiese. <<È buono?>> Annuii con riluttanza. Il nonno entrò da un'altra porta che prima non avevo notato sistemata tra le credenze. Seguito da un uomo sconosciuto, vestito di tutto punto, con smoking nero e la cravatta rossa. Si preoccupò di osservare attentamente la stanza e ammirare tutti quei soldi prima di posare il suo sguardo su di me.

Sembrava come... meravigliato, come se avesse una creatura di un altro mondo davanti. Gli lanciai un'occhiata ammonitrice. Odiavo chi mi fissava senza parlare. Aveva tutta l'aria di essere un uomo d'affari, pronto a fare di tutto per il vecchio e banale dio denaro, o almeno, era quella l'impressione che mi dava. Credo che, se le persone potessero leggere tutti i miei pensieri, mi darebbero della sociopatica anarchica. Mi sembrava molto uno degli assistenti sociali che avevo incontrato durante il mio soggiorno all'orfanotrofio. Pronti a scaricarmi da qualche parte per levarsi il problema.

Mia nonna si alzò e disse <<buongiorno signor Travingon>> alzò la mano in segno di saluto. Lui la prese e la strinse. "Cognome particolare" pensai. <<È un vero piacere signora Williams>> disse sorridendo educato. Da dietro il tavolo mi porse la mano, io lo guardai un po' indecisa se afferrarla oppure no, alla fine, un po' riluttante gliela strinsi. I nonni sembrarono compiaciuti dal mio valoroso gesto.

<<Prego, si sieda>> lo invitò la nonna affabile. Lui si sedette senza pensarci due volte e a quanto pare sembrava affamato. Non chiesi chi fosse, non avevo intenzione di instaurare una conversazione né con questo signor Travingon né con i miei nonni. Stare zitta era il miglior modo per non farsi notare. Ma loro non erano della mia stessa opinione.

<<Ah giusto>> disse all'improvviso la nonna come se si fosse scordata qualcosa di importante. <<Me ne ero dimenticata, Charlotte, lui è il signor Travingon>> disse. Sì, lo sapevo, si era appena presentato.
<<È il proprietario di una palestra che allena dei ragazzi prodigio con l'arco>> mi spiegò.

Io annuii, ok che ero brava con la mira ma era più semplice manovrare un coltello che un arco, no? Inoltre non avrei mai avuto l'arroganza di definirmi una ragazza prodigio. Sperai che non lo avessero scomodato perché mi credevano capace di tirare con l'arco.

<<Dato che sappiamo che hai una mira eccezionale>> continuò facendomi imbarazzare un po' per il complimento. <<Beh volevamo sapere se ti andrebbe di partecipare a questo corso?>> chiese la nonna molto convincente. La proposta era allettante, ma... ero indecisa, quell'uomo non sembrava essere molto simpatico, perciò la domanda mi era sorta spontanea.
<<Ma sarà lui l'allenatore?>> chiesi con la puzza sotto al naso. Certo non sembrava molto cortese dirlo di fronte a lui, però avrete ormai capito che quello che pensa la gente non mi tocca minimamente.
<<Oh no cara, io sono solo il proprietario della palestra in cui svolgono questo corso, l'allenatore è qui fuori>> mi spiegò con un accento strano. Il signor Travingon non sembrò felice né della mia domanda né dell'espressione di sollievo che mi colse in volto. Solo dopo però realizzai davvero quello che mi disse.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora