•Il senso della giustizia•

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I'm paranoid that these girls want something from me
-Heartbeat, Childish Gambino

-Come ho già detto, l'aula di musica, non sembrava per niente un'aula di musica. La sua grandezza e la sua estetica potevano paragonarsi a quella di un teatro. Un palco di legno occupava la maggior parte della stanza affiancato da delle scale per potervi accedere. Sul palco c'era qualsiasi tipo di strumento, dal più tradizionale come il pianoforte al più stravagante come il gong. Le sedie della sala erano come quelle di un cinema, così numerose che mi sembrava che la mia scuola dovesse ospitare uno stadio intero.

Tutti i miei compagni erano già seduti sulle sedie di un lato della sala e la professoressa si stagliava di fronte a loro. Mi squadrò dal primo capello che avevo in testa fino alla punta delle mie scarpe. E con bizzarra tranquillità mi sorrise. <<Siete in ritardo>> appena lo disse pensai di essere finita nei guai e quel suo sorriso non mi convinceva affatto. <<Ma non fa niente, ancora dovevo spiegare ai vostri compagni di classe cosa andremo a fare oggi>> a quella rassicurazione mi scappò un sospiro di sollievo.

Mi avvicinai ad uno dei sedili imbarazzata e mi accorsi solo in quel momento che dietro di me, erano arrivati anche Jason e Sophie. Mi girai spazientita cercando di ignorarli. Li guardai come se fossero una scocciatura, era tutto così tremendamente fastidioso quel giorno. Prima Marta e Lewis, poi Jason e Sophie, volevo solo un attimo di pace.

Marta e Lewis indicarono il posto accanto a loro invitandomi a sedere. Alzai gli occhi al cielo, mi sollevai a malincuore dal posto isolato che avevo trovato e mi avvicinai a loro contro voglia. Buttai a terra lo zaino e mi sedetti di peso sulla sedia già stanca di quella giornata. Marta mi sorrise ma io non ricambiai. Non riuscivo a vederci qualcosa di positivo in quella giornata.

Facciamo un piccolo riassunto degli avvenimenti di questo fantastico primo giorno di scuola, va bene gentili amici? Avevo incontrato delle persone false che pretendevano la mia presenza come se fossi una loro amica stretta. La professoressa di matematica mi aveva ripreso per essermi distratta. Il nostro caro semprevigile, creatore del mondo, Dio e diavolo o quello che diavolo era, aveva deciso di farmi compagnia durante la mia lezione di inglese nascondendomi, di proposito, preziose verità sulla mia famiglia. Un ragazzo sfrontato mi aveva quasi molestata mentre un ragazzo arrogante guardava la scena divertito. E avevo fatto tardi alla classe di musica. In quel momento pensavo che non potesse andare peggio, ma come al solito, mi sbagliavo. Accanto a me dall'altra parte si sedettero anche Jason e Sophie, mentre io ero circondata da quattro persone che mi stavano facendo impazzire. Cos'altro poteva succedere?

<<Va bene, allora, mi presento per i ragazzi che sono arrivati adesso, io sono la professoressa Brown>>
<<Adesso vi chiamerò in maniera casuale dall'appello, e voi mi direte quali sono i vostri talenti musicali, sempre se ne avete uno, e andrete sul palco a mostrarceli>> ci spiegò sorridendo.
<<La scuola è stata così gentile da fornirci qualsiasi tipo di strumento, quindi non temete, troverete il vostro strumento>> disse indicando il palco orgogliosa. Non saprei dirvi se i miei nonni avessero scelto quella scuola perché era una scuola prestigiosa e competente o semplicemente perché avevano dei soldi da spendere e potevano permettersi di mandarmi in un luogo così lussuoso.

Chiamò un paio di persone con cui non avevo parlato e di cui non mi importava niente. Una ragazza suonò il basso, un altro il flauto traverso e dopo di che persi il conto e non seguii più. L'unica cosa che notai era che effettivamente tutti suonavano qualcosa. Mi annoiai finché non arrivò il turno di Marta, che beh... ad essere onesta... fu indescrivibile. Certo che sapeva cantare bene quella ragazza, in confronto io ero una caccoletta. Era molto intonata e cantava la canzone di Katy Perry, "Unconditionally". Il tono di voce doveva essere pulito e particolarmente acuto in alcuni punti, dunque era una canzone estremamente difficile da cantare. Lei ritornò sorridente a posto mentre saltellava come una gazzella spensierata.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora