•Ballare sotto i fantasmi•

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You know you're bright as the morning, as soft as the rain
Pretty as a vine, as sweet as a grape
If you can sit in a barrel, maybe I'll wait
Until that day
I'd rather take my whiskey neat
My coffee black and my bed at three
You're too sweet for me
-Too sweet, Hozier

-La partita era finita.

Ma la mente della mia amica ripeteva ancora in loop gli episodi negativi della partita nascondendo alla sua coscienza quelli positivi. Ci avviammo verso casa sua, si era semplicemente asciugata il sudore, mi aveva detto che si sarebbe fatta la doccia a casa. In poco tempo arrivammo a destinazione, il viaggio fu percorso insieme ad un silenzio insopportabile. Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma le parole mi morivano in bocca. Voi cosa avreste detto ad una persona che aveva messo tutta sé stessa, e pur facendolo non fosse stato abbastanza?

<<Basta così, non c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta, la conosco la strada>> risultò più brusca di quello che avrebbe voluto e provò a forzare un sorriso alla fine. Il tempo si era fatto più cupo e grigio nonostante il cielo rimanesse azzurro, l'atmosfera era pesante. <<Senti se hai bisogno di sfogarti...>> incominciai. <<Non ce n'è bisogno>> mi interruppe alzando la mano. Con una folata di vento le si spostarono i capelli e io fui costretta ad abbassare lo sguardo per non far notare la benda. Anche se era evidente sul mio viso come il mio dispiacere per lei. <<Sei sicura?>> chiesi con ancora lo sguardo puntato a terra. <<Sì>> rispose sbrigativa. Non volevo costringerla. Costringere le persone ad aprirsi li rende solo più restii nel farlo.

<<Ok...>> concessi infine e mi voltai per dirigermi verso casa ma il tempo di fare pochi passi che lei stava già piangendo, il suono dei suoi singhiozzi mi avevano richiamato. Stava piangendo gocce di dolore concentrato. Mi posizionai davanti a lei preoccupata. Provò invano a dire qualcosa ma le lacrime fecero arrivare il suono così distorto che non riuscii a capire il contenuto delle sue parole. <<Parla con calma...>> le chiesi in ansia. Volevo sapere, volevo conoscere, volevo capire il buio che nascondeva dentro di sé.

<<N-non è niente>> mi rispose cercando di trattenere le lacrime. Forse mi stava sottovalutando, perché mai l'avrei lasciata piangente sul pianerottolo di casa sua. <<No, non è vero>> la ammonii rimproverandola.
<<Perché?>> chiese a un certo punto.
<<Perché devo essere così... debole?>>

Si stava... rimproverando?

Nonostante fosse stata grandiosa durante la partita, nonostante tutta l'attenzione degli spalti fosse puntata su di lei e Shila, ancora non capiva quanto era importante, quanto ciò che aveva fatto in partita fosse importante per me e per la sua squadra. Lei era stata la punta della bussola che direzionava la squadra, il principio cardine, il motore di tutte le azioni. E nonostante avesse anelato alla perfezione e l'avesse quasi raggiunta... si rimproverava di quegli errori banali che spesso negli sport si commettono. Si rimproverava quei pochi sbagli che inconsciamente si era permessa di fare.

<<Non è vero>> affermai piano spaventata dalla reazione che avrebbe potuto avere.
<<Sì, invece!>> alzò finalmente lo sguardo su di me. Il colore chiaro della luna intrappolato nelle sue iridi, che di solito splendeva sotto la luce del sole, ora era nascosto da profonde lacrime sentite, una ad una.

<<Non sono abbastanza forte>> affermò nuovamente. Le sorrisi per tranquillizzarla.
<<Tu sei forte>> constatai. "E l'hai confermato in partita" dissi nella mia mente, però si sarebbe arrabbiata ancora di più se glielo avessi detto. Non ha bisogno che qualcuno gli ribadisca quanta tenacia e grinta avesse dimostrato in campo, perché era la perdente, e negli sport e in guerra solo i vincitori possono avere il diritto di parlare.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora