•L'uomo dalla splendida dentatura•

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Tryna wash away all the blood I've spilled
This lust is a burden that we both share
Two sinners can't atone from a lone prayer
-Daylight, David Kushner

-Urlai spaventata. Mi misi a sedere sul divanetto, guardai verso Beatrix sperando di non averla svegliata, ma era già troppo sveglia per i miei gusti. <<Hai rifatto quel sogno?>> mi chiese preoccupata. Io annuii, avevo le lacrime agli occhi, mi guardai intorno per non incontrare il suo sguardo e non lasciarle capire che stessi mentendo.

Era tutto uguale a come lo avevamo lasciato la notte precedente. L'unica differenza era che dalle finestre filtrava la luce del mattino anziché la luce lunare. Saranno state le 8:00? Il brusco risveglio, sfortunatamente, non aveva cancellato le immagini del sogno che ancora avevo impresse nella mia mente.

Il sogno andò diversamente dalle altre notti. Non era il ripetersi estenuante del mio trauma, non era solo i miei genitori che morivano e i miei nonni che mi abbandonavano. Oh no, gentili amici, era molto peggio.

Stavolta cercai di fermare la realtà, cercai di fermare mia madre, non volevo vederla morire un'altra volta, anche se non era mai capitato che potessi muovermi all'interno del sogno. Dopotutto quello era un ricordo, e il passato non può essere cambiato. Non riuscendo a fermarli in tempo decisi che cadere con loro sarebbe stata la scelta migliore, ma non per mia volontà, perché c'era una parte di me che mi istigava a farlo, che mi diceva che era giusto così. Una forza attrattiva e sovrannaturale mi stava chiamando al di là di quel baratro. Mi buttai sperando che il vento avrebbe trascinato via il mio dolore. E caddi come corpo morto cadde.

La caduta sembrava reale, sentii le vertigini allo stomaco pur sapendo di trovarmi sul divano della palestra. Loro mi attirarono tirandomi per i vestiti cercando di intrappolarmi in un abbraccio. L'idea di morire insieme era terribilmente poetica e dolorosa allo stesso tempo. Nella caduta tentarono di sussurrarmi qualcosa. Fu difficile da comprendere ma riuscii comunque ad interpretarlo. <<Non avere paura, noi saremo con te, ti vogliamo bene>>

Per il resto della caduta niente e nessuno mi tolse quelle parole dalla mente. Sbattei a terra col capo, sentii il dolore come se fosse reale. Mi alzai spossata, la mia vista era offuscata ma riuscii a scorgere i miei genitori morti accanto a me, le orecchie ronzavano e un dolore lancinante alla testa mi fece sussultare. Sfiorandomi la nuca con la punta delle dita notai che esse si tinsero di rosso, e la spalla mi pulsava tanto che temetti di essermela lussata. Ma il dolore fisico passò in secondo piano. Scossi mia mamma urlando il suo nome, feci la stessa cosa con mio padre, guardai verso il cielo e furiosa nei confronti di chiunque avesse il dovere di prendersi le anime urlai, urlai in tono accusatorio, urlai perché tutto sembrava così... ingiusto.

<<Perché non hai preso pure me? Perché solo loro? Non se lo meritano...>> mi lamentai. Rimasi lì a piangere la loro morte, cercando di ignorare il dolore alla spalla. La testa mi girava, non riuscivo più a vedere chiaramente, era tutto troppo sfocato. D'un tratto, tutto intorno a me si fece buio, e fui risucchiata in un buco nero. Mi aggrappai ai corpi dei miei genitori per cercare di portarli con me o sperando che quella presa mi avrebbe garantito di restare con loro, ma si sgretolarono diventando cenere tra le mie mani, e in poco tempo il buio mi avvolse e la cosa che più mi sconcertava era che l'oscurità non sembrava neanche intimorirmi.

Rimasi rannicchiata piangendo tra le mie ginocchia come una bambina. "Sta per finire" mi dissi. "Sto per svegliarmi" mi rassicurai. Poi una folata di vento mi scosse, sentii la presenza di qualcuno... o di qualcosa. Mi ristabilizzai dal mio stato fetale e mi misi all'in piedi, mi guardai intorno ma non c'era nessuno, o per lo meno, non vedevo nessuno, questo non stava a significare che non ci fosse.
<<C-chi c-c'è?>> balbettai intimorita. <<Nessuno>> sentii dire da una voce maschile, era rauca e profonda, aveva qualcosa di sovrumano. <<C-chi sei?>> chiesi spaventata.
<<Oh non preoccupartene cara>> disse come se fossimo amici da tutta la vita.
<<Invece sì che me ne preoccupo>> sussurrai mentre l'oscurità mi circondava ma improvvisamente vidi qualcosa uscire dall'ombra.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora