•Un capitolo un po' inutile... o quasi•

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That girl is a real crowd pleaser
-Black Beatles, Rae Sremmurd

-Premessa: questo capitolo della mia vita non vi servirà a niente, gentili amici. Non ha un vero e proprio significato, se dovessi raccontarvi tutti i momenti cruciali della mia vita sarebbe tutto disastrosamente drammatico, e annoierebbe le vostre menti vuote e disinteressate. Perciò questo capitolo servirà solamente per strapparvi un sorriso giulivo o una lieta risata, perché di per sé non racconterà una morale particolarmente colta affinché voi possiate crescere dentro, quindi se volete potete anche saltarlo. (Non è vero, non azzardatevi, so che volevate farlo).

Dopo il sogno, con Beatrix, James e tutto il resto, passarono un paio di giorni, mi sembra inutile farvi sapere quanti. Era solo un semplice giorno di novembre, e ci stavamo avvicinando a dicembre con estrema lentezza. Quel giorno era più freddo del solito, però anche piuttosto tranquillo, gli uccellini cinguettavano, le nuvole grigie coprivano la maggior parte del cielo, tutto normale per essere un semplice giorno di inverno, no?

Almeno credevo che fosse così fino il mio arrivo della scuola.

Appena entrata in classe, neanche il tempo di sedermi al mio banco con calma, che Sophie mi sbarrò la visuale della lavagna. <<Tu, oggi pomeriggio vieni a casa mia>> esordì e mi guardò intensamente. Spostai lo sguardo assonnato in giro per la stanza cercando di capire se stesse davvero parlando con me. Dopo un po', cercai di assimilare il più velocemente possibile la situazione, e nonostante il sonno riuscii a capire che la sua frase fosse rivolta a me. <<Emmhh... ok?>> non opposi resistenza. Notando il mio sguardo stranito e spaesato decise di darmi una spiegazione.

<<Jason oggi pomeriggio ha una gara di nuoto, e io non posso andare a vederla perché ho gli allenamenti con le ragazze, e lui non riesce a vincere se non c'è almeno uno che lo conosce sugli spalti...>> beh immaginandomi l'egocentrismo di Jason non era poi così difficile da credere.
<<D'accordo>> dissi facendo spallucce. Era un mio amico e io ero libera. Dov'era il problema?
<<Mi dispiace farti venire per il suo esibizionismo>> specificò Sophie scusandosi con me imbarazzata.
<<Non ti preoccupare, anche se me l'avesse chiesto normalmente ci sarei andata>>
<<Davvero?>> si intromise Jason di punto in bianco nella discussione.

(Ma da dove era spuntato?) Mi ricordava un certo fantasma, a proposito. Mi guardai intorno per trovarlo, non lo vidi fin quando non... <<Senti cioccolatino, evapora>> esordì James riferendosi a Jason che sembrava così sorridente che sarebbe potuto morire felice per quel giorno. È vero, Jason aveva una carnagione troppo scura per la stagione che stavamo vivendo. Feci fatica a trattenere una risata. <<Certo>> risposi a Jason.

Entrò la professoressa di matematica in classe, perciò Jason e Sophie si dileguarono nei loro rispettivi posti. Lei ci rimproverò anche quel giorno come se fosse il suo gioco di società preferito. Ci rimproverò del fatto che andavamo benissimo nelle altre materie, che avevamo tutti voti alti, e nella sua materia solo pochi studiavano, e solo pochi andavano bene. <<Posso sapere il motivo?>> aveva detto. Silenzio tombale. Avrebbe dovuto capire che il suo modo di spiegare fosse sbagliato, ma comprendevo che sarebbe stato un forte colpo per il suo orgoglio professionale. Io provavo a studiare matematica, mi facevo aiutare da Beatrix, a volte anche dal nonno, però non ero comunque in grado di fare un compito di matematica totalmente corretto, a malapena prendevo la sufficienza, e quando la prendevo a volte mi scappava qualche ringraziamento anche verso il Dolmag.

Ovviamente mi dispiaceva per la professoressa che si doveva subire una persona incapace come me in matematica. Però io continuavo ad addormentarmi durante le sue lezioni perché avrebbe dovuto cominciare ad essere più reattiva, e non parlare come se fosse deceduta da anni. Tant'è che quando incominciò la lezione, cominciò anche una caduta generale della classe verso un sonno profondo. Lottai con tutte le mie forze per cercare di restare sveglia, e per cercare di capirci qualcosa, altrimenti avrei dovuto chiedere di nuovo a Beatrix, che povera vittima, mi aiutava sempre.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora