•Il ladro di cuori•

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I hate to be the one to tell you how to live your life, but i can't help but notice everything you do wrong
-Gone, Anna Thompson

-<<Volevo sapere, considerando che la bellezza del prof non ti ha minimamente toccata, se almeno la mia potesse essere più... trascinante?>> disse con uno sguardo ardito e un sorrisetto bieco che mi fecero imbestialire.

Rimasi lì, impalata, a guardarlo, senza muovere un muscolo, non avevo idea di come reagire a quella domanda così arrogante. Ma se mi conoscete almeno un po', saprete perfettamente che la mia reazione fu a dir poco impulsiva, come tutte le altre volte del resto. Ad essere onesta, era proprio un bel ragazzo, ma l'estetica delle persone non mi era mai importata particolarmente. Quando vi dicono che la bellezza è interiore non è del tutto errato, gentili amici.

<<Cosa? Le amiche di tua nonna non te lo hanno mai detto?>> esclamai sarcastica alzandomi.

<<Qua mi sa però che quello che da importanza alla tua bellezza sono io, sono incantato>> mi lusingò ignorandomi con un tono più audace del suo sguardo mentre avvicinava la mia mano alle sue labbra. La inumidì di un breve e fugace bacio. Sembrava abituato a fare questo genere di discorsi. E la sua bugia così evidente accese in me un fuoco che avevo desiderato spento per molto tempo.

Ora vi sembrerà strano, gentili amici, nonostante io abbia già dato prova della mia volgarità, chiedo ai più sensibili di voi di tappare le vostre raffinate orecchie per qualche secondo se non desiderate ferirle con il mio sfogo. Per quelli che sono rimasti, posso dire una parolaccia, gentili amici? Non vi scandalizzate, vero? Ma che razza di puttaniere! Ancora intatti? Non siete morti per la trivialità, vero? Allora siete capaci di sopportare quello che verrà dopo. Perché ho trattenuto molte parolacce che mi sarei dovuta fare uscire durante questo teatrino.

Ero molto tentata di estrarre il coltello dalla custodia, non volevo che mi importunasse, non avevo idea di che tipo fosse, poteva essere per quanto mi riguardava uno di quelli che insisteva nonostante i continui rifiuti. Ma rammentai l'avvertimento di Beatrix: se qualcuno mi faceva arrabbiare non dovevo fargli male, in nessun modo. Dopotutto era un innocuo apprezzamento, cosa poteva andare storto?

Nella mia testa lo avvisai molto gentilmente "sii grato che la mia migliore amica mi abbia cresciuto bene". Perciò mantenni la calma, feci un respiro profondo e non risposi, mi allontanai solo un po' indietreggiando cercando di andarmene. Lui si avvicinò ancora di più, fintanto che arrivai con le spalle contro all'albero, e non potei più scappare. Mi diedi della stupida internamente perché mi ero messa in trappola da sola. Una delle prime regole del combattimento era sempre lasciarsi una via d'uscita in caso di fallimento. Quello non era un vero e proprio combattimento, lo definirei più un corteggiamento forzato, ma la me del passato non riusciva a ragione se non in termini di violenza.

Lui appoggiò il braccio sulla quercia in modo da non darmi vie d'uscita. Chissà perché tutto questo mi ricordava una commedia romantica calata in uno di quei soliti cliché sdolcinati. E quel pensiero fece pulsare nervosamente una vena evidente sul mio collo.

Prima di spiegarvi cosa successe in seguito, vorrei dare delle mie personali riflessioni sull'accaduto, gentili amici. Ma io mi chiedo, con tutte le belle ragazze che c'erano in classe perché doveva rompere l'anima proprio a me? A me, capite! A ME! Di certo non eccellevo in bellezza, vedeva metà del mio viso e aveva l'audacia di affermare che fossi bella. Non avevamo mai scambiato una parola prima di quel momento dunque non poteva neanche affermare che fossi simpatica. Certi ragazzi sembrano proprio ciechi. Arrivati a quel punto, stavo quasi per scoppiare. C'era molta più probabilità che lo baciasse uno scorpione velenoso che una tipa come me!

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora