•L'uscita•

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Alone, in the shower
Using my left hand so it feels like you
So please, I'm begging
To feel something new
-READ YOUR DIARY, Maneskin

-Avevo paura del suo sguardo, uno sguardo che avrebbe potuto giudicarmi. Ma avevo deciso di cambiare e il cambiamento richiede coraggio. Il cambiamento può fare paura, a volte può fare male... ma mai quanto rimanere complici del proprio dolore. Rimasi piacevolmente sorpresa da quanto fosse bello, semplice e rinfrescante non avere niente davanti al volto. Avevo passato così tanto tempo con la benda davanti all'occhio che mi ero preoccupata che l'occhio non fosse più in grado di vedere. Mi sentivo più libera. Avendo levato i capelli davanti al viso, le vista si ampliò, anche in senso metaforico. Mi ero denudata delle mie insicurezze, dei miei dubbi, dei miei traumi. Di tutto. Mi ero messa a nudo di fronte a lui. Tutti avrebbero cercato di coprirsi, di nascondersi, di nascondere quello che per anni era stato nascosto. Io invece rimasi immobile di fronte a quegli occhi attenti, a quello sguardo stupito e pieno di curiosità.

<<Che...>> incominciò. Io rimasi in silenzio in attesa del resto della frase, pronta anche a ricevere un insulto. Non amavo mostrarmi agli altri, ma di fronte a lui sembravo quasi essere nata per questo.
<<Che figata!>> rimasi sorpresa da quell'esclamazione, non pensavo che qualcuno avrebbe potuto dirmelo. Forse non avrei dovuto più avere paura del prossimo, forse mi sarei davvero potuta aprire nei confronti del mondo.

"Mamma... forse ho trovato la persona giusta!" affermai nella mia testa e mi sembrò quasi di sentire la sua risposta. "Sì, bambina mia" disse con voce melliflua. Risentirla mi incoraggiò... non avevo idea se me lo fossi solo immaginato o se fosse successo davvero ma decisi che ci sarebbe stato un secondo momento per pensarci. Lui si avvicinò al mio volto studiandolo più da vicino e sentii le mie gote colorarsi di rosso.

<<Che bello, è proprio rosso fuoco!>> notò lui, quasi ammaliato. <<D'ora in poi ti chiamerò il mio piccolo rosso fuoco!>> urlò eccitato. Io assunsi una faccia imbarazzata e forse, ma dico FORSE, arrossii un po'. Ma odiavo essere quella a disagio, quindi mi ripresi immediatamente.

<<Sshhh>> bisbigliai tappandomi le orecchie, aveva urlato troppo.
<<Ma tanto non possono sentirmi>> rispose indifferente.
<<Sì, ma io purtroppo posso sentirti>> ribattei sarcastica.
<<Eh? Ma sei crudele!>> commentò lui. Lo guardai male.
<<Non guardarmi così! Poco fa piangevi tra le mie braccia e ora mi guardi male come se volessi uccidermi! Sei incoerente>> contestò. Spostai lo sguardo altrove, questa era un colpo basso! Mirava proprio al mio orgoglio! Non c'è modo peggiore di attaccare una persona. Sentii le guance riscaldarsi e pizzicare leggermente, mi immaginavo lui la mattina che mi chiamava in quel modo. Oh Gesù, mi nascosi la faccia tra le gambe.

<<Non mi dire che ti rimetti a piangere>> mi stuzzicò quasi ironico.
<<No che non piango!>> gli urlai contro ma tra le mie ginocchia sorrisi. Riusciva veramente a farmi sorridere, finalmente avevo trovato delle persone che riuscivano a farmelo fare così spontaneamente che non avevo più bisogno di fingere. Non c'era bisogno di fingermi felice per non far preoccupare gli altri, ero... semplicemente come mi sentivo.

<<Perché?>> chiese all'improvviso.
<<Cosa perché?>> chiesi spostando la testa dalle ginocchia.
<<Perché ti tieni il viso coperto? Non è una cosa di cui vergognarsi, molti hanno l'eterocromia, non è un difetto, hai solo un colore molto più particolare>> mi fece notare e io abbassai lo sguardo.


<<Per vari motivi in realtà>> gli spiegai. <<Avevo fatto una promessa a mia mamma e non avevo mai avuto il coraggio di infrangerla. Lei mi aveva sempre intimato di nasconderlo, ma non perché fosse qualcosa di cui vergognarsi ma perché una bellezza del genere va mostrata solo a chi ne è degno>> raccontai. Mi sarebbe piaciuto dirgli che questo non voleva dire che non me ne vergognassi, ma non dissi nulla.

Piacere, io sono la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora