Capitolo 12 - Baci al cianuro

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Capitolo 12 - Baci al cianuro

Marco mi mandò un messaggio, era fuori casa mia. Presi la borsa ed infilai tutto il necessario all'interno. Ero pronta per la festa, nonostante non avessi voglia di andarci. Chiuso il portone di casa vidi Marco attendermi nel vialetto. In quel momento mi resi conto di non saper come comportarmi con lui. Ero ansiosa. Ci conoscevamo davvero poco e da un lato mi sentivo a disagio. Nonostante questo però ero sicura dal fatto che Marco fosse un bravo ragazzo e che in qualche modo sarebbe riuscito a farmi sentire a mio agio. «Hey.»mi salutò non appena mi vide uscire. Era appoggiato allo steccato del vialetto, intento a fumare una sigaretta. Lo salutai con un cenno ed un sorriso quasi autentico «Ciao.» sperai fosse in parte soddisfacente. Ci allontanammo dall'abitazione seguendo il marciapiede. La luce di un lampione gli permise di radiografarmi. La sua espressione mi fece ridere. «Wow, sei proprio bella e soprattutto in tema con la festa.» ridacchiai ancora. Effettivamente avevo scelto un abito che fosse inerente con la serata.
«Grazie, anche tu non sei male. Non sei proprio in tema, ma hai stile.»

Con passo lento ci dirigemmo verso il locale di chi non ricordavo il nome. Era distante da casa mia però avevamo tempo per chiacchierare. Non avevo voglia di arrivare in anticipo. Per un attimo mi concentrai sull'ambiente attorno a me. Il cielo blu era limpido, stellato e non faceva eccessivamente freddo per essere il trentun' ottobre. Mi rilassava passeggiare con un leggero venticello che mi scompigliava i capelli. Era rilassante, però nella mia testa vi erano costantemente pensiero obsoleti, per esempio Lio. Mi chiedevo se lo avrei visto alla festa, se lo avrei visto con Alice e che cosa sarebbe potuto accadere. Mi avrebbe parlato? No, non dovevo cedere in quelle occasioni.
Giunti al locale ci incolonnammo dietro alla ressa di studenti travestita o non pronta per festeggiare la notte di Halloween. Ci scambiammo un'occhiata stupita per la quantità di persone invitate, ma poco dopo mi concentrai principalmente sul mio gruppo. Li stavo cercando con lo sguardo speranzosa di trovarli. Entro cinque minuti fummo dentro lasciando i cappotti nel guardaroba e incontrando mano a mano i miei amici, tranne Lio. Ero sicura che lui fosse con Rocchi, appiccicata a lui come una cozza. L'ingresso era decorato il stile Halloween con ragnatele finte, zucche intagliate con diverse espressioni paurose e piccoli teschi appesi al soffitto, mentre il corridoio venne trasformato in un tunnel spettrale che conduceva alla sala principale. Quest'ultima era enorme, decorata con uno stile molto simile a quello dell'ingresso. Era diviso in settori. Vicino alla porta vi era il bancone, nel quale un barista travestito da scheletro serviva cocktail agli invitati, mentre nella parte opposta della sala vi erano una serie di poltrone e divanetti di pelle nera. Al fondo infine vi era un palco con il dj e un fondale nel quale scattare foto in gruppo. L'atmosfera era creata dalle luci spettrali e dalla musica in sottofondo.

Non riuscivo a non pensare ad Alice e Lio insieme. Era più forte di me. Perché dovevo pensare a Lio quando ero insieme a Marco? Perché dovevo rovinarmi la serata per colpa sua? Insieme al gruppo ci inoltrammo nella sala in cerca di un angolo tranquillo in cui riunirsi. Scegliemmo un divanetto comodo a lato della stanza con un tavolo illuminato da una lanterna a forma di zucca. Presentano agli altri Marco, il quale venne accolto con un sorriso e simpatia da tutti. Questo mi aveva fatto molto piacere, proprio perché lui era un bravo ragazzo. Alex giunse da noi con in mano un vassoio e una serie di shottini con un liquido color rosso sangue. Lo bevemmo tutti di un sorso. Poco dopo però il bellissimo momento di riunione venne spezzato da Lio, il quale venne da noi insieme ad Alice. Dentro di me sbuffai, sarebbe potuto venire con chiunque, ma non con lei. Con il loro arrivo cadde un silenzio imbarazzante e nessuno si osò a dire qualcosa. Alice non era una delle ragazze più simpatiche della scuola.
Non appena Lio si rese conto della presenza di Marco accanto a me mi incenerì con lo sguardo, mostrandomi come questo gli desse fastidio. Non era colpa mia se lui aveva scelto la ragazza sbagliata e soprattutto se io avevo un altro accompagnatore. Si sedettero di fronte a noi e Marco, notando l'astio del biondo, mi cinse un braccio con la spalla facendolo arrabbiare sempre di più. Alice invece era come indifferente a questo, intenta a succhiare il collo del ragazzo come un vampiro in astinenza da sangue.

«Balliamo?»chiese Marco dopo il terzo giro di shottini. Emma e Alex si erano già diretti poco prima in mezzo alla pista per ballare avvinghiati. Finalmente ebbi una qualche distrazione dal pensiero costante di Lio. Nonostante non fossi una ballerina provetta mi buttai in pista con il ragazzo, predisposta al distrarmi il più possibile. In mezzo alla folla sudata lui mi cinse la schiena e iniziammo a scuoterci a ritmo di alcune canzoni Dance. Con l'alcol nel corpo mi sentivo più sciolta e libera, mi strinsi maggiormente al ragazzo davanti a me, il quale si scuoteva e rideva allegro. Mi stavo divertendo, i miei riflessi mano a mano si ampliavano spingendomi a fare cose senza riflettere. Mi avvicinai e il mio sguardo si focalizzò sulle labbra di Marco, facendomi peccare. Seguendo il mio istinto mi fiondai su di lui e lo baciai percependo una sensazione strana alla bocca dello stomaco. Cosa stavo facendo? Mi stavo lasciando andare, ma mi stavo facendo del male da sola. Un unico pensiero aveva vacillato nella mia mente: baciava bene, ma non era Lio. Dovevo ammetterlo. Nonostante questo proseguii nel bacio senza sbilanciarmi troppo e poco dopo lui si staccò. Che cosa avevo fatto? Cosa volevo dimostrare comportandomi in questo modo? Era una ripicca? Mi stavo comportando da bambina.

Mi schiarii la gola. «Potresti andare a prendermi qualcosa da bere, per favore? Ho molta sete.» chiesi gentilmente a Marco. Lui annuì e sparì nella folla. Presi un respiro profondo e mi tastai la fronte con la mano. Che cosa avevo appena fatto? Ero una cretina, porca miseria. Non appena mi voltai trovai davanti a me la figura di Lio. Non era possibile. Mi osservò con un sorriso strano e uno sguardo indecifrabile. «Che vuoi?»domandai secca. Non fiatò e mi guardò solamente, ma che diavolo voleva fare?L'ipnosi? Indietreggiai, ma mi prese per mano portandomi in un luogo appartato. Un luogo in cui le luci della sala non prendevano e senza Marco o Alice nei paraggi. All'interno di un piccolo disimpegno mi spinse dolcemente verso il muro e mi baciò. Mi erano mancate le sue labbra, le inconfondibili, morbide e uniche. Grazie ad esse mi parve che tutti i dolori, i pensieri, le tristezze e i dubbi volassero via da me con un semplice bacio. Dentro di me percepivo la voglia dei nostri corpi a contatto, le sue mani sul mio corpo, il suo sguardo intenso. Era una dipendenza. Mi accarezzò la coscia facendomi rabbrividire ed esaudendo il mio desiderio. I nostri corpi parevano una cosa sola.

"Non ce più ne bene ne male quando mi dà dipendenza." Cantava la canzone di Gemitaiz 'Baci al cianuro' nella sala. A volte pensavo che la musica seguisse il mio umore, la mia vita e questo era uno dei momenti.

'..Questi parlano di noi, li lasciamo parlare
Non c'è più ne bene ne male quando mi da dipendenza, dipendenza

Ho già perso abbastanza, facciamo che mi lasci la lingua
Lascio che il tuo pugno stringa, il mio sangue nella tua siringa
So che mi sto intossicando, ma non c'è cura che vinca
Ho buttato questi atomica che ho quasi paura che il mutuo col mondo si estingua
Sto sui miei passi, da solo in un branco di pazzi
Con il rap un sacco di scazzi, penso a te poi collasso nel taxi
Di notte in preda agli amassi, a guardare gli astri e saltare i pasti
Mettere insieme i frantumi rimasti e schiacciare i fantasmi
La vita è un libro, io sto con te per un altro capitolo
Poi quanto possa restare in pericolo, se il mio veleno e d'insieme l'antidoto
Impara per gli altri che ridono, non sento nemmeno che dicono
Oggi che sono finito mi stringi la mano al patibolo...'

«Mi sei mancata.»mi sussurrò all'orecchio. Mi baciò e mi morse il lobo facendomi ridacchiare. Il calore de suo corpo mi fece sentire come a casa, era come una sensazione familiare. Mi morsi il labbro inferiore inconsciamente e i suoi occhi azzurri parvero brillare. Presa da un istinto attirai la sua testa verso di me e mi fiondai di nuovo sulle sue labbra. Era più forte di me. Lui accettò senza nemmeno pensarci e i nostri corpi si scontrarono di nuovo. In pochi secondi le sue braccia forti mi sorressero facendomi aderire la schiena al muro ed io agganciai le gambe alla sua vita.

Per un attimo persi il contatto con la realtà. Non vi era più il pensiero di Marco, Alice, della festa o di qualsiasi altra cosa. Eravamo solo io e lui in un tempo infinito. «Anche tu mi sei mancato.» dissi staccandomi da lui. Con il battito del cuore irregolare e il respiro affannato.



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