Capitolo 7 - Fratellanza e torte di compleanno
Mi guardai intorno sperduta. Mi trovavo inchiodata a quella sedia senza una via di fuga. Lio spesso mi osservava, ma io non volevo ricambiare. Preferivo osservare il cameriere carino girare per la sala, i piatti colmi di cibo dei vicini di tavolo o fuori dalla vetrata. Avevamo avuto la fortuna di trovare un tavolo accanto alla grande vetrata della terrazza. Dopo cinque minuti il cameriere giunse da noi con il blocchetto in mano e un sorriso incorporato. Bene, potevo distrarmi dal pensiero di Lio concentrandomi sul ragazzo davanti a noi. Il suo sguardo, infatti, si puntò su di me. «Buonasera, pronti per ordinare?»sfoggiò un sorriso mostrando i denti bianchi. Percepii Lio agitarsi sulla sedia e sbuffare. «Certo, caro. Chi inizia? Filippo?»parlò per tutti mia madre. Ognuno ordinò e quando arrivò il mio turno arrossii per lo sguardo intenso del ragazzo. E chi aveva detto che questa sera sarebbe stata un inferno? Effettivamente la presenza di Lio mi aveva sciolta, avevo scelto di distrarmi concentrandomi su qualcosa di diverso, ovvero il cameriere. «Lei, signorina...?» domandò con un sorriso sincero. «Una parigina e una Sprite.» non staccai il contatto visivo. Lui annotò ciò che avevo ordinato e ci ringraziò. Lo aiutai con i menù, raccogliendoli e passandoglieli, e le nostre mani si sfiorarono. Accanto a me sentii Lio borbottare un «Idiota!»
Come era trascorsa la cena? Lio non aveva smesso un attimo di sorridere maliziosamente e provocarmi. Ma cosa mi potevo aspettare? Calma assoluta? Con lui era impossibile. Non ero più in grado di sopportarlo. Non gli era bastato vedere che non ero interessata alla sua presenza o al fatto che il cameriere carino, di nome Gabriele, mi avesse lasciato di nascosto un biglietto con il suo numero di telefono? No, continuava imperterrito. Non c'era pace per me. Pagato il conto mio padre ebbe la grandiosa idea di invitarli a casa nostra per un bicchiere di vino e controllare un serie di dati. Ero impassibile. Non era possibile. Osservai per l'ultima volta Gabriele che mi fece l'occhiolino, ma prima di uscire Lio mi diede uno spintone facendomi inciampare. Che figuraccia. Gli tirai un calcio agli stinchi e nervosa raggiunsi l'auto dei miei genitori. Questa serata non aveva fine. Infilata in auto mi concentrai sulla musica per sbollire il nervosismo nel mio corpo. Volevo buttarmi nel letto e dormire, dimenticare tutto. E forse scrivere a Gabriele. Giusto, coscienza.
A casa mio padre aprì il portone e fece strada ai nostri ospiti mentre io e mia madre ci dirigevamo in cucina per prendere da bere. Osservarono curiosi e si accomodarono sul divano insieme a mio padre in attesa. Mia madre posò su un vassoio quattro calici e io portai la bottiglia probabilmente preparata in precedenza. Mi sedetti sulla poltrona osservando gli adulti e Lio intento a scrivere sul telefono. Come aveva precisato mio padre, parlarono di alcune carte riguardanti la loro azienda, mentre Iris e mia madre parlottarono tra di loro di gossip. Peccato che dopo si intromisero tra me e Lio. «Perché non andate su in camera tua Elena?Così state più tranquilli, questi discorsi sono noiosi per voi.» Il ragazzo prima osservò mia madre, dopo gli spuntò un sorriso malizioso in volto. Non era possibile. Ero senza parole. Voleva che io e lui ci accoppiassimo? Non potevo credere che mia madre lo avesse detto. Come facevano a non capire che io non lo sopportavo? Era evidente! Sbuffai e lui mi seguì fino al salotto della mansarda, non sarebbe mai entrato nella mia tana. Mai e poi mai «Figa la mansarda.» si complimentò guardandosi intorno. Il salotto principalmente era formato da un divano a L rosso scuro, una enorme libreria piena di testi, un mobiletto con la televisione vecchia di mio fratello ed infine una poltrona.
Lui si sedette sul divano osservando nei minimi dettagli il tutto, io mi posizionai vicino al muro. Sbuffai sonoramente. «La smetti di sbuffare Ele? È fastidioso dopo alcune volte.» si lamentò, ma con un tono divertito. Lo guardai sorpresa. Ele? Da quando mi affibbiava un soprannome? Era strano, però detto da lui suonava bene. Mi stupivo anche delle mie stesse reazioni. «Ele?»domandai confusa e divertita. No, dovevo riprendermi, non dovevo cedere. Muro invalicabile. «Sì, perché?Non posso darti un nomignolo?» Non ci avevo mai pensato, tantomeno con Lio Romeo. Pareva quasi assurdo. «Bah, come vuoi.»sospirai sconfitta, alzando le spalle. Mi avvicinai al mobiletto per prendere il telecomando, volevo accendere la televisione e concentrarmi su qualcos'altro. Era imbarazzante la situazione che si era creata. Il tempo di voltarmi e Lio era sparito. No no no. Corsi in camera e come se nulla fosse lo vidi accovacciato sulla mia cassettiera. Ma cosa faceva? Come era riuscito a scappare senza farsi sentire? Era un ninja? «Cosa stai facendo? Ehi!» sbraitai, ma poi cercai di contenermi. I nostri genitori erano al piano di sotto. «Queste mi piacciono eccome!» in mano teneva le mie mutande nere in pizzo lavorato. Non era possibile. «Rimettile a posto.»lo raggiunsi. Era tornato ad essere irritante. Mi avvicinai a lui per cercare di prenderle e rimetterle a loro posto. «Voglio vedertele addosso.»si morse il labbro inferiore.
STAI LEGGENDO
Il nostro amore impossibile (INAI's series)
RomancePrimo libro della serie 'Il nostro amore impossibile'. «Tutto è iniziato ad una festa...un bacio e la persona più insopportabile del mondo. Pochi secondi, istanti che cambiano tutto e che mi hanno fatto perdere in lui. E soprattutto nella pazza vora...