Capitolo 22 - Vacanze di Natale

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Capitolo 22 - Vacanze di Natale

Erano trascorse settimane dal compleanno di Jeam. Il mese di dicembre era giunto troppo velocemente per i gusti, trascinando con sé, però, il freddo e la neve. Per quanto avessi amato e amavo tutt'ora la neve, non potevo non affermare che era un ostacolo a volte pesante per il lavoro. I mezzi a rilento, strade bloccate, incidenti stradali. Era il ventidue dicembre, un mese dopo il compleanno del mio migliore amico, e i giorni erano volati in un soffio. Spesso mi stupivo di come qualche mese trascorresse in fretta e altri a rilento. La scuola era chiusa e le vacanze natalizie erano cominciate.
Questo era un bene perché non c'è la facevo più in quell'inferno. Io adoravo le feste, soprattutto Natale e Capodanno, quelle in cui potevi stare in compagnia della famiglia o amici, ridere e scherzare. Da piccolina la sera della Vigilia i miei zii ci raggiungevano a casa nostra per farci visita e insieme guardavamo gli album fotografici. Guardavamo foto di tantissimi anni fa, bevevamo e poco dopo ci trascinavano a messa. Erano momenti magici e adoravo, in particolare, guardare la neve scendere e poggiarsi sul terreno, soprattutto di sera. Nella mia vecchia casa, nel salotto, avevamo questa grandissima vetrata che ti permetteva di uscire su un terrazzo e quando nevicava, spesso, mio padre accendeva le luci del terrazzo spegnendo quelle interne di casa e così potevamo osservare lo spettacolo bianco e soffice della neve.

«Sì, tranquilla, ci sentiamo dopo.» finii di parlare con Emma al telefono. Chiusi la chiamata e mi alzai dal letto per preparare la mia valigia. Fino ai primi giorni di gennaio saremmo andati nella nostra casa di montagna, a Courmayeur, insieme alla famiglia Romeo. Mio padre aveva insistito per invitarli e a me non dispiaceva, anzi, trascorrere del tempo in più con Lio era meglio. Solo, mi aveva stupita il fatto che mia madre non avesse organizzato nulla con i miei parenti, dopo un vecchio litigio le acque erano rimaste mosse per molto tempo compreso anche questo momento. Questo mi provocava un forte dolore al petto perché a me dispiaceva infinitamente, adoravo trascorrere tempo con la mia famiglia e vederla divisa in questo modo mi rattristava. Avrei tanto voluto essere un'eroina in grado di eliminare i problemi e di risolvere tutto, eppure non lo ero e non lo sarei stata. Tutto dipendeva da mio padre. Presi da sotto il letto la mia valigia nera a pois bianchi e la aprii. Dovevo prendere il mondo. Infilai i miei maglioni, tra cui il mio preferito; leggins; scarpe da neve e normali e la tuta da neve. Trovai posto anche per gli abiti eleganti per Natale e Capodanno. Non poteva mancare il mio beauty contenente i trucchi. Molte sciarpe, guanti, cappelli e di nascosto dei libri da leggere durante i momenti di noia. Chiusi la valigia con fatica e l'appoggiai per terra. Come era entrato tutto lì dentro era ancora un mistero. Sbuffai passandomi una mano sulla fronte non realmente sudata.

Mi coricai sul letto e ripensai agli avvenimenti di qualche giorno prima, di Lio, di me e Miriam. Quei due si erano visti ancora qualche volta nel bagno, ma dopo che Lio mi aveva baciata sul bus aveva smesso di cercare la mora, anzi, quando lei lo cercava non le prestava minimamente attenzione. Questo mi rendeva felice perché preferiva stare con me. Prima Alice, poi Miriam. Ora avevo vinto io. Mi tornò in mente quello che era successo l'altro giorno.

/Flashback/qualche giorno prima..

«Non penso sia una buona idea.» esclamai spaventata e disorientata guardando a destra e a sinistra. Sembravo un uccellino impaurito. «Fidati.» mi rispose lui trapassandomi con i suoi occhi azzurri. Mi aggrappai alla ringhiera per reggermi in piedi e sbuffai facendo uscire dalla bocca delle nuvolette di fiato condensato. «E se cado?» inarcai un sopracciglio. Lui rispose con fare alquanto ovvio «Ti prendo io.». Sembrava sicuro di se stesso mentre lo diceva. Dovevo fidarmi? Entrai nella pista titubante con i pattini ai piedi che mi mettevano una certa ansia e Lio mi prese la mano, trascinandomi più in là. Dio, mi sarei ammazzata, me lo sentivo. Mai lasciar perdere l'intuito di una donna. Come appuntamento non avrebbe potuto scegliere un posto migliore? Un bar? Il McDonald? No, ovviamente, la pista di pattinaggio. Era romantico, ma mi sarei uccisa visto il mio equilibrio precario. Per ora l'atmosfera era tranquilla e la cosa non mi piaceva affatto. Quando tutto era tranquillo voleva dire che era giunta la pace prima della tempesta. Vedendo la sfortuna perenne che alimentava la mia vita. Provai a pattinare, muovendomi avanti come se avessi delle zattere ai piedi, ma era difficile, stetti già per cadere. Quanto ero imbranata?! Intorno tutti i giovani e le coppie pattinavano come professionisti. Come facevano?
Elena, non hai mai pattinato da quando sei venuta al mondo. È evidente che tu faccia schifo, non sei mica nata predisposta! Stupida coscienza, anche questa volta aveva ragione. Che cosa mi aspettavo? Di nascere portata per tutto?No.

Il nostro amore impossibile (INAI's series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora