Capitolo 10 - «Hei, sei da sola?»

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Capitolo 10 - «Hei, sei da sola?»

Insieme scendemmo al piano di sotto, nel quale i nostri genitori erano intenti a ridere, bere vino e cucinare. Mia madre si era dilettata nei semplici salatini. Li amavo, soprattutto quelli al würstel. Non appena il profumino invase le mie narici mi fiondai in cucina. La tavola era già apparecchiata e notai una serie di piatti diversi. Antipasti, lasagne, dolci. Aiuto, mi venne l'acquolina in bocca. Lio mi fiancheggiò e non appena ci videro, i nostri genitori ci sorrisero in modo strano. Ci offrirono due bicchieri di bianco e insieme spiluccammo qualcosina. I loro discorsi erano i soliti: lavoro, gossip, politica, persone a me sconosciute. «Ah, cavolo, ho scordato sopra il telefono. Ele, potresti andare sù, dovrebbe essere sul letto.» Annuii.

Il tempo di salire e scendere e Lio mi venne incontro con un sorriso. «Hanno accettato!» esclamò e si sistemò i capelli. «Cosa?» domandai confusa, di cosa stava parlando? Lui semplicemente mi spiegò che la sera avremmo raggiunto i nostri amici al Luna Park. Ah, wow. Come aveva fatto? Che cosa aveva detto ai miei genitori? Da un lato ebbi anche paura. «Come hai fatto?»ero a bocca aperta. Volevo sentire la sua interessante risposta, una risposta che mi sarebbe stata molto utile. Utilissima. Ma, da un lato, immaginavo che non avrebbe mai svelato il suo segreto. «Ho i miei metodi.»si vantò. Infatti. Sentivo che non me la stava raccontando giusta, probabilmente aveva inventato qualche bugia come un appuntamento romantico. Solo al pensiero dei brividi mi attraversarono la spina dorsale. Io e Lio ad un appuntamento?No, non dovevo pensarci.

La cena terminò, almeno per me e il biondo, tra risate, vino, cibo gustosissimo. Iris aveva cucinato delle lasagne squisite. Da un lato mi sembrò che gli adulti ci avessero appositamente sbattuti fuori. Indossai la giacca, infilai il necessario nella borsa e salutammo tutti. Io e Lio uscimmo ignorando le espressioni compiaciute dei genitori,. Come avevo immaginato il clima non era il più ottimale. Il Luna Park era collocato in una posizione strategica, in modo che l'intera cittadina potesse usufruire del servizio. L'unico problema era unicamente il freddo. Mi strinsi nel cappotto. Camminavamo a passo lento lungo il marciapiede. Lui si rese conto del mio problemino. «Hai freddo?» I suoi occhi si bloccarono nei miei. In realtà no, guarda, il mio corpo si stava soltanto ibernando sul posto facendomi diventare un ghiacciolo di carne umana. Tranquillo, niente di cui tu ti dovessi preoccupare. Sbuffai e annuii leggermente, mentre lui si avvicinò e mi strinse a sè. Ero abbastanza sorpresa da tutto ciò. Non me lo sarei mai aspettata da lui. Era strano, dopo il bacio tutto era cambiato e non capivo se fosse positivo o negativo. «Va meglio?»domandò. Era strano che fosse così premuroso con me. Non lo faceva mai, con nessuna, proprio perché non era da lui agire in quel modo. 

Da lontano intravidi il Luna Park con le luci di diversi colori e alcune attrazioni particolarmente alte, le quali spiccavano dietro i palazzi. La grande ruota panoramica con le cabine rosse e viola, le montagne russe con curve strazianti e alcune giostre per i bambini più piccoli. Non appena varcammo la soglia intravidi la casa degli orrori. Mi guardai intorno in cerca di qualche volto amico ed in lontananza, sui gradini di un monumento, scovai Emma e Alex intenti a sbaciucchiarsi.  «Facciamo la giostra dell'orrore?»mi propose Lio distraendomi dalla vista dei miei amici. Ci riflettei qualche secondo. «Dobbiamo proprio?» domandai imbarazzata, guardando prima lui poi le mie scarpe. Non avevo voglia, più che altro ero consapevole del fatto che avrei potuto cedere e saltargli addosso. Non mi ero scordata del bacio precedente, continuava a frullarmi in testa. «Ti prego.» assunse un broncio tentando di convincermi. Ci pensai osservandolo per qualche secondo. Come si faceva a non resistergli? Annuii.

Mi prese la mano stringendola delicatamente e mi trascinò alla biglietteria. Ero sconcertata. Mi aveva preso la mano. Il sogno però venne spezzato quando una ragazza bionda si avvicinò a noi e lui abbandonò la mia mano. Mi sentii quasi vuota e mi trattenni dal non mostrare la mia espressione delusa. Davanti a noi si piazzò Alice più infreddolita che mai. E ci credevo, indossava solamente una gonna corta con sopra un top e una felpa. Lio si sfilò la giacca e la poggiò sulle spalle della ragazza. Provai una sensazione strana alla bocca dello stomaco quando compì quell'azione.
«Alice...» la salutò con un cenno del capo. Questo momento era alquanto imbarazzante.
«Lio.» rispose prontamente con voce suadente e un sorrisetto malizioso incorporato.
Continuò a guardarlo, ma poi si rese conto della mia presenza e questo parve destabilizzarla. Mi squadrò da capo a piedi con una smorfia disgustata. Bleah. Roteai gli occhi al cielo. «Elena, che piacere...» mi salutò falsamente. Non mi sopportava, ma io non avevo idea del perché. «Alice.» ripresi la smorfia, la nausea aumentava soltanto a pronunciare il suo nome. Prese la mano di Lio, come lui aveva fatto precedentemente con me, e lo trascinò via lasciandomi sola come una stupida. Non aveva perso tempo e il ragazzo non riuscì nemmeno ad aprir bocca.

Ero rimasta sola. I miei amici non erano più seguiti ai piedi del monumento, li avevo persi. Una serata bruciata: me ne sarei potuta stare a casa. Perché l'avevo seguito? Lo sapevo che non mi sarei dovuta fidare. Mi immaginai nel letto con un toast alla Nutella, intenta ad idolatrare Michael Cordero Jr, e a sclerare per la trama trash di Jane the Virgin. Mi sedetti su dei gradini e rabbrividii per il contatto freddo. La prima cosa che feci fu accendere il telefono: nessun messaggio, nessuna chiamata. Come al solito. «Hei, sei da sola?» udii una voce dietro di me. Per un attimo persi battiti del cuore. Era comparsa all'improvviso spaventandomi. Poteva essere chiunque: un molestatore, un assassino. Poco dopo mi resi conto che si trattava di un semplice ragazzo. «Sì, purtroppo.» sospirai. Il ragazzo in questione si sedette vicino a me e provai una sensazione strana. Nonostante tutto ero in allerta perché non sapevo che tipo di persone girovagassero in zona. Questo ragazzo mi era parso famigliare, forse lo avevo visto a scuola. «Sono Marco.» si presentò allungando la mano. Indugiai qualche secondo osservando la sua mano prima di decidere «Elena.» Lo guardai attentamente in faccia. Era carino: occhi azzurri, come quelli di Lio, e capelli castani. Mi bloccai mentalmente. Perché pensavo sempre a Lio? Era costantemente nella mia testa senza intenzione di voler uscire. 

«Allora Elena, per non stare qui a guardare per terra, ti andrebbe di fare un giro sulla ruota panoramica? O nella casa degli orrori?» mi chiese. Dovevo fidarmi oppure no? Era pur sempre uno sconosciuto. Nella mia testa però, una parte di me, diceva che dovevo divertirmi e conoscere nuove persone. Me ne sarei pentita probabilmente. «Mi piacerebbe la casa degli orrori, ormai siamo in tema Halloween.» sorrisi. Mi alzai dagli scalini e dopo essermi sistemata seguii Marco. Durante il tragitto sino alla casa mi raccontò qualcosa su di lui: il suo cognome era Scala, era mio coetaneo e frequentava un'altra sezione. Avevamo parlato di noi due e della nostra scuola, scoprendo che conosceva Lio. Ma certo, tutti conoscevano Lio a scuola. Per fortuna avevo potuto constatare che non era un pedofilo, stupratore o assassino, quindi non dovevo avere paura. A primo impatto avevo finto che fosse tutto apposto, ma in realtà ero alquanto terrorizzata. Purtroppo guardavo troppi film di quel genere con mia madre. Comprò i biglietti dalla cassiera annoiata e ci inoltrammo nella casa degli orrori. 

Marco camminava accanto a me e ogni tanto si voltava per guardarmi. Davanti a noi c'erano Lio e Alice che si stavano baciando tranquillamente come se niente fosse. «Hai paura?» chiese con un sorriso dolce. «Un po'.» ammisi stringendomi nelle spalle. Mi cinse le spalle con un braccio e mi strinsi a lui. Per un attimo mi sentii protetta e al sicuro, nonostante fossi pensierosa riguardo Lio e Alice. Erano davanti a noi e non sapevano della nostra presenza. Erano disgustosi. I troppi pensieri mi distraevano dalle attrazioni horror della casa, così non avevo bisogno di protezione perché la paura non c'era. Terminato il giro infinito sospirai mentalmente di sollievo e raggiungemmo l'uscita. Decisi istantaneamente di tornare a casa. Ero stanca e il giorno successivo ci sarebbe stata la festa di Halloween. «Mi accompagni fino a casa?» domandai speranzosa. Non avrei mai voluto venire al luna park questa sera, avevo già intuito che cosa sarebbe successo. «Sì, va bene.» mi concesse sorridendo. Però di una cosa potevo essere felice. avevo conosciuto Marco. 

Ci incamminammo verso casa e gli indicai passo per passo la strada durante il tragitto, mentre la città scorreva accanto a noi. Ci riflettei ogni singolo secondo e quando giunsi davanti a casa mia presi la mia decisione. Gli domandai di getto «Domani vieni alla festa di Halloween?»Ero arrossita come un pomodoro e attesi una sua risposta. Da un lato però mi stavo quasi pentendo. Lui mi guardò e sorrise. Avevo bisogno di un accompagnatore, dato che le mie amiche avevano già dei ragazzi con cui andare. Non volevo andare all'ennesima festa in cui mi sarei annoiata a morte da sola «Sì, magari ci andiamo insieme.» propose. Mi lesse nel pensiero. «Mi farebbe molto piacere.» Passarono cinque secondi, in silenzio, da quando lui aveva ripreso la strada per andare chissà dove e finalmente mi decisi ad entrare. Le luci erano accese e la macchina dei Romeo era ancora parcheggiata nel vialetto. Cercai le chiavi nella borsa e aprii la porta. Il calore emanato all'interno mi avvolse e mi riscaldò le mani ghiacciate. Venni accolta dagli adulti, i quali alle undici di sera erano ancora brilli, intenti a chiacchierare e ridere. «Passato una bella serata?» domandò mio padre prima di bere un sorso dal bicchiere. Calò un silenzio imbarazzante. Io annuii solamente e prima di poter salire le scale mi fermarono di nuovo. Volevo dormire ed essere lasciata in pace. Se non ci fosse stato Marco mi sarei annoiata durante la serata, tutta colpa di Lio. «Ma Lio?» chiese Iris. Immaginavo avrebbe chiesto di suo figlio. «Si è fermato con alcuni amici.» spiegai mentre loro annuirono. 

Salii in camera a passo veloce e mi distesi sul letto stremata. Ero stufa e stanca di tutto. Domani sarebbe stata una lunga giornata e non sapevo dove avrei trovato le forze per affrontarla. E soprattutto di rivedere Lio dopo il suo comportamento di questa sera. Sbuffai e mi coprii il volto con il cuscino.

Il nostro amore impossibile (INAI's series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora