DANDELIONS #34 - Profumi di casa.

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29 agosto 2021 / 16:30 pm
Spa-Francorchamps, Belgio


Le qualifiche del giorno prima, lì in Belgio, avevano quasi fatto morire di infarto Grace, quando durante il Q3, in cui pioveva così forte che non si vedeva ad un palmo dal viso sia in pista che fuori, Lando era andato a sbattere contro le barriere, riducendo la macchina ad un cartoccio. Fortunatamente però stava bene, Grace lo aveva chiamato la sera prima e lui le aveva detto che si era preso solo una lieve botta al braccio, che non era niente di grave e che i medici gli avevano anche detto che avrebbe anche potuto tranquillamente partecipare alla gara del giorno dopo, se solo si fosse corsa.

La pioggia aveva colpito il circuito anche il giorno della gara, per questo la direzione gara aveva spostato la partenza dalle tre e quindici alle tre e venticinque, ma quando aveva visto che l'acquazzone non accennava a smettere, l'aveva rimandata fino a orario da destinarsi, lasciando così i piloti e i loro team con le mani in mano, all'interno dei loro box. Anche Grace e Max erano chiusi nel loro box, nascosti nel retro, dove si erano seduti sul pavimento, l'uno accanto all'altra, con la schiena appoggiata al muro e le giacche a vento allacciate fino al mento, perché si moriva di freddo lì, anche se era fine agosto.

«Voglio correre, cazzo.»

«Lo so, Maxie.» aveva annuito, con la testa appoggiata sulla sua spalla. «Però è pericoloso mandarvi in pista adesso, perciò abbi un po' di pazienza.»

Max aveva sbuffato, prima di nascondere il viso tra i suoi capelli e giocarci con una mano, mentre con l'altra smanettava continuamente con il suo telefono, controllando il sito della FIA e il meteo locale, come se in quei pochi minuti le cose potessero cambiare radicalmente da un momento all'altro e smettesse di piovere all'improvviso. A distrarla dal rumore della pioggia era stato il suo telefono, che aveva iniziato a vibrarle in tasca, così lo aveva tirato fuori e aveva risposto alla chiamata, senza nemmeno controllare chi fosse, come al solito.

«Pronto?»

«Io e Carlos ci stiamo annoiando, possiamo venire da voi?»

«Aspetta.» aveva abbassato il telefono, prima di rivolgersi a Max. «Charles e Carlos chiedono se possono venire qui da noi.»

«Ti prego, si, mi sto facendo i coglioni quadrati qui per terra.»

Grace aveva ridacchiato, rimettendosi il telefono sull'orecchio. «Max ha detto che va bene.»

«Si, abbiamo sentito, due minuti e siamo lì.»

«D'accordo, siamo nel retro del box.»

«Okay, arriviamo.»

Poi Charles aveva attaccato la chiamata, e Grace si era rimessa il telefono in tasca, prima di accoccolarsi meglio a Max, che aveva alzato un braccio per farla appoggiare sul suo petto, mentre continuava a giocare con i suoi capelli e a guardare il telefono. Erano rimasti in quella posizione per un po', fino a quando non erano arrivati Charles e Carlos, che zuppi dalla testa ai piedi si erano seduti di fronte a loro con le gambe incrociate, iniziando subito a lamentarsi del fatto che non erano ancora scesi in pista per la gara, mentre Grace li ascoltava in silenzio.

«Avrei preferito che avessero annullato la gara, sinceramente.»

Max aveva annuito, d'accordo con Carlos. «Già, almeno mi sarei fatto una settimana di vacanza in più.»

«Credete che quando smetterà di piovere ci faranno correre o ci manderanno a casa a mani vuote?»

«Beh, non proprio a mani vuote, non Max almeno.»

Grace lo aveva guardato confuso. «Perché Max non resterebbe a mani vuote?»

«Perché il regolamento dice che se non corriamo proprio o corriamo solo qualche giro, magari dietro la safety car, sarà il poleman del sabato a vincere la gara, in questo caso Max, e sul podio con lui ci salgono il secondo e il terzo classificato del Q3 di ieri.»

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