DANDELIONS #42 - Gli opposti si attraggono.

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4 ottobre 2021 / 12:27 pm
Monaco

Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno, nonostante fosse quasi pieno autunno le temperature erano assurdamente alte, tanto che Grace si stava godendo quella splendida giornata sdraiata su uno dei lettini che Charles aveva in giardino, con un bicchiere di succo d'arancia in mano, mentre il suo migliore amico sonnecchiava al suo fianco. Max quella mattina aveva da fare, per questo l'aveva accompagnata personalmente a casa del loro amico, perché non voleva che rimanesse a casa da sola, come se potesse succederle chissà che cosa, ma Grace lo sapeva che Max era semplicemente troppo apprensivo, e se l'era fatto andare bene, perché infondo era da tanto, troppo tempo che non passava una giornata da sola con Charles e, come ogni volta, sentiva la sua mancanza.

«Pulce.»

«Hei.» Grace si era tolta gli occhiali da sole per guardarlo. «Credevo dormissi.»

«Una decina di minuti di sonno me li sono fatti, sono rinato.»

La ragazza aveva ridacchiato. «Buon per te, hai fame?»

«No, sto bene.» Charles le aveva sorriso, come solo lui aveva sempre saputo fare. «Tu come stai?»

«Sto bene, mi sto godendo la giornata.»

«Mi fa piacere, pulce.»

Anche Grace gli aveva sorriso. «Vieni qui.»

Charles non se l'era fatto ripetere due volte, si era alzato dal suo lettino e l'aveva raggiunta, sdraiandosi accanto a lei appena prima che Grace si appoggiasse con la testa sulla sua spalla, tenendo sempre lo sguardo sul cielo sopra di loro, terso e meraviglioso come in una giornata d'estate.

«Ti ricordi quando da piccoli facevamo a gara a chi fissava di più il sole e finivamo per accecarci entrambi?»

Charles aveva ridacchiato appena. «Certo che me lo ricordo, sono fortunato ad avere ancora una vista perfetta, o adesso non sarei di certo un pilota.»

«Già.» anche Grace aveva accennato una risata, prima di continuare. «Non ti manca essere bambino, a volte?»

«Qualche volta, si. Mi manca soprattutto andare sui kart con papà, sono i momenti della mia infanzia a cui penso più spesso.»

Alle sue parole, Grace se l'era stretto un po' di più a se ed era rimasta in silenzio, perché con il tempo aveva imparato che, a volte, le parole non servivano, che bastava un abbraccio, o quell'attimo di silenzio che in realtà diceva "sono qui". E a Charles era andato bene così, perché sapeva che lei era lì, e non aveva bisogno di altro nella vita.

«Sai a che stavo pensando?»

«No, a cosa?»

«A te e Max.»

«Si? E a che pensavi?»

«A quando vostro figlio vi chiederà come vi siete conosciuti.» aveva ridacchiato di nuovo, contagiando subito l'amica. «Sono quasi sicuro che Max risponderà qualcosa tipo "beh, quando eravamo ragazzini tua madre mi odiava e mi urlava contro che avevo la faccia a palloncino", sarebbe proprio da lui.»

Grace scosse la testa divertita. «Sono d'accordo, sembra proprio una cosa che direbbe lui.»

Charles aveva sorriso un po' di più, prima di prendere di nuovo parola. «Gracie.»

«Si, Charlie?»

«Grazie.»

A Grace non era servito chiedergli per cosa la stesse ringraziando, lo sapeva già, lo sapeva ogni volta, per questo si era limitata a sorridergli e a lasciargli un bacio sulla guancia, prima di alzare lo sguardo sul cielo, che si era fatto nuvoloso, così scuro da sembrare che si fosse fatta notte all'improvviso. Grace odiava quando il cielo era così, perché aveva sempre pensato che fosse come se tutti i colori del mondo non esistessero più da un momento all'altro, solo in grigio scuro delle nuvole, e questo le dava ogni volta un senso di angoscia inspiegabile.

𝐃𝐀𝐍𝐃𝐄𝐋𝐈𝐎𝐍𝐒 | MV33Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora