Capitolo 3: Help, Harry!

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Louis

«Perché io ho te, e non ti merito Harry. Io l'ho uccisa. Io non ti merito, io non la merito, Harry.», parlai.

«Tu mi meriti Lou, meriti il mondo, piccolo. Cosa intendi dire con "Io l'ho uccisa"?», pronunciò. Pensai, pensai a quella giornata e come l'avevo uccisa, solo per aver parlato senza prima dare aria al cervello.

«P-penso che t-tu abbia capito c-cosa... cosa è successo p-prima... a-a c-casa m-mi-mia?», iniziai, ormai era inutile negarlo, non avrei potuto farlo. Non con lui.

«Sì Lou, non devi raccontarmi tutto però, solo quello che senti di potermi raccontare.» mi accarezzava ancora il volto, non aveva smesso nemmeno per un istante, e mi aiutava. Mi faceva sentire amato.

Non lo meriti.

Sospirai. «Quando avevo s-sette anni... r-raccontai a mia madre ciò che m-mio p-padre mi faceva. Ai tempi capitava che mi a-alzasse spesso le m-mani quando tornava ubri-ubriaco e la mamma e-era a lavoro.», singhiozzai, il ricordo di lei ancora vivido nella mia mente.

«Una delle prime volte... lei... mi stava facendo il bagno nella vasca, come non accadeva da tempo. Lavorava la sera, dato che mio padre spendeva tutto in alcool e lei era obbligata a fare gli straordinari.» tirai su col naso e sentii Harry stringermi la mano, lo guardai con un piccolo sorriso, 'sta volta, spontaneo.

«Vide che avevo dei lividi sulla schiena e così mi chiese come me li ero procurati, - accennai un sorriso al pensiero di lei che si preoccupava per me, mentre io, di fatto, la uccidevo. - e ingenuamente, risposi "Me li ha fatti papà.". Quella sera mi disse di rimanere in camera e di non... di non... uscire.», i singhiozzi divennero più forti.

«Non devi dirmi tutto se non te la senti, Louis.», puntò il suo sguardo di un verde tendente all'azzurro, in quel momento, sul mio, come per rassicurarmi. «No... v voglio farlo.» lo strinsi più forte a me.

«M-Mi disse c che m-mi a-ama-amava tan-tantissimo. E... poi è andata da mio padre e ho sentito un forte rumore e poi mio padre è venuto nella mia stanza e... e... te lo giuro Harry, anche io la amo da impazzire... non volevo ucciderla!» singhiozzai sul suo petto.

«Ehi... Ehi Lou.» disse afferrando il mio viso delicatamente, per farmi alzare lo sguardo.

«Si vede dai tuoi occhi che la ami da morire. Non volevi ucciderla e non l'hai fatto! Non sei stato tu a ucciderla! Non sei stato tu!», mi accarezzo in ogni parte del mio corpo.

«Ti va di fare un bagno caldo? Ti preparo la vasca e ti rilassi un po'. Mh? Hai bisogno di rilassarti adesso, tutto questo non ti fa bene.», aveva capito che avevo bisogno di calmarmi. Aveva capito che io la amavo. Aveva capito ed era rimasto, non mi stava cacciando, mi aveva invitato a restare.

Sentii un familiare calore sulle guance al pensiero di dovermi spogliare in bagno, a casa di Harry. Lo vidi ridacchiare, mentre si tirava su dal letto e si piegava verso di me, e fui un attimo confuso, fino a quando non lo sentii prendermi in braccio. Con una delle mie braccia dietro le sue spalle e la sua nell'incavo delle ginocchia.

«Harry! Ma che fai! Fammi scendere!», dissi arrossendo, se possibile, più di prima.

«Mai!» gridò facendomi la linguaccia, e ridacchiai buttando la testa indietro. Amavo il modo in cui mi faceva andare su di giri. Come mi faceva sentire protetto, come mi faceva sentire me stesso, come non ero mai stato.

«Grazie Harry.», tornai serio, ringraziandolo. Ma quello non era un semplice "grazie", e non lo sarebbe mai stato.

***

Giocavo con le bolle e la schiuma all'interno di quella vasca di ceramica, come se fossi ancora quel bambino di sette anni che attendeva sua madre. Giocavo ancora con le bolle e la schiuma all'interno della vasca di ceramica, all'età di diciotto anni, solo perché l'infanzia mi era stata rubata.

Innocent || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora