Capitolo 21: Mum.

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Louis non fece davvero in tempo a vedere la donna in viso, per cui inizialmente non capì che si trattava della madre di Gemma ed Harry. Che si trattava di Anne.

Lo intuì solamente quando Harry urlò un forte «Mamma?!», per poi dirigersi poco fuori dalla porta con lei e Gemma, lasciandola comunque aperta.

«Tu sei sempre stata viva... tu ci hai abbandonati!», si arrabbiò, rivolgendosi alla donna bruna, dalla quale — in maniera anche piuttosto evidente — egli aveva ereditato molti tratti del viso, e probabilmente non solo, ma ciò era da verificare.

«Harry, forse dovremmo parlarne fuori, qui siamo vicini alla stanza del tuo...»

«Fidanzato, mamma. Il mio fidanzato.», continuò per lei, alzando gli occhi al cielo.

«Il tuo giovane e meraviglioso ragazzo avrà bisogno di riposo, ha affrontato qualcosa di pesante e molto stancante, possiamo affrontare questa conversazione in sala d'attesa. — si rivolse poi a Gemma — Tutti e tre.»

«Andiamo Harry.», gli ordinò la sorella, al ché, egli decise di seguirla solo per farla felice,. Decise dunque di rientrare un paio di secondi nella stanza, rivolgendo uno sguardo di scuse al suo ragazzo. Il quale, però, gli mostrò un sorriso smagliante e soprattutto molto rassicurante — ciò di cui Harry necessitava in quel momento.

Una volta oltrepassata la porta della camera in cui si trovava Louis — che Harry si chiuse alle spalle, per cui nella stanza con Louis rimasero i ragazzi — la madre dei due cominciò un monologo di cui Harry immaginava già il contenuto.

Lei non è morta.

Lei li ha abbandonati. Spontaneamente.

Ha lasciato un bambino nelle mani di una neo-diciottenne. Li ha lasciati soli e probabilmente saprà solo inventarsi una qualche scusa assurda.

«Mi dispiace così tanto di avervi abbandonati, di avervi lasciati in balia di voi stessi ma... Gemma — alzò lo sguardo nella sua direzione, mentre la ragazza si sedeva al suo fianco, nelle azzurre poltrone della sala d'attesa. — io sapevo che eri matura abbastanza, che eri in grado di portare a termine tutto ciò che io e Robin avevamo creato con il nostro amore. Sapevo che saresti stata in grado di educare Harry, insegnandogli l'amore e la gentilezza che lui custodiva anche prima che le nostre vite cadessero in rovina.», disse afferrando la sua mano, per poterla stringere fra le sue.

Harry scoppiò in una forte risata, profondamente ricca di sarcasmo.

«Gemma ha svolto il miglior lavoro che potesse svolgere. Anche meglio del tuo, che ci hai abbandonati al nostro destino.», affermò, puntandole un dito contro.

«In questi anni abbiamo vissuto un'illusione, convinti che tu non ci fossi, convinti che tu fossi morta! Cazzo, fottutamente morta. Metri e metri al di sotto di noi, in una fottutissima bara di legno in mezzo al terriccio e vermi e altri fottutissimi cadaveri in putrefazione!» pianse, mentre il tono di voce si alzava.

«Tu ci hai abbandonati, hai lasciato una ragazzina a prendersi cura di un bambino. Hai lasciato che io, un ragazzino, quello che tanto volevi amare ed educare con gentilezza, dovesse alzarsi la mattina presto, alle fottute quattro del mattino per potersi alzare e portare dei fottuti giornaletti alle vecchiette prima di andare a scuola. Che tornassi a casa solo per mangiare e studiare, perché a dodici anni, io — non tu! — dovevo sbracciarmi e cercare di lavorare nel miglior modo possibile affinché non fossimo dei fottutissimi morti di fame! »

«Lo so Harry, mi dis-»

«NO!», urlò. «No! Non sai un CAZZO, mamma, e sai perché? Perché tu non c'eri cazzo! Gemma faceva due lavori e non ha potuto coltivare il suo fottuto sogno per anni, solo perché il tuo fottuto egoismo ha deciso che il tuo dolore era più grande del nostro! Che noi potevamo gestire il dolore della vostra perdita! Ma tu non sai un cazzo, e non lo hai mai saputo! Noi abbiamo faticato, noi abbiamo rinunciato a tutto, a tutto!»

Innocent || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora