Chapter eight

4.9K 188 315
                                    

                            Jason

Poche ore prima...

C'è una sottilissima linea che divide il dolore dall'amore. Un piccolo confine, quasi del tutto invisibile ed estremamente vicino. Un confine che separa la sofferenza dal piacere assoluto. Un confine che ti fa capire che ci vuole un solo e unico attimo per sprofondare nell'oblio. Un secondo per rovinare tutto senza che tu possa minimamente accorgertene. Un'impercettibile frazione di tempo necessaria per mandare tutto a puttane, allontanare le persone che ami e restare semplicemente... solo.

E questo è esattamente ciò che ho fatto io con la mia Lotts: l'ho allontanata, umiliata, mortificata. Ho tradito la sua fiducia e le ho spezzato il cuore. Gliel'ho calpestato senza alcun ritegno, alcun ripensamento. L'ho fatto con decisione, seppur travolto da mille sensi di colpa. Le ho fatto passare l'inferno, perché la verità è che non volevo costringerla a restare in una relazione con me: un figlio di puttana che non fa altro che rovinare quello che tocca; distrugge ogni cosa per il semplice gusto di farlo. L'ho fatto con mia madre, portandola persino alla morte. L'ho uccisa io quella sera, con le mie parole, il mio rancore e il mio odio verso di lei. Ho strappato a mia sorella sua madre, la donna più importante della sua vita, e non me lo perdonerò mai. Ci sarà sempre una parte del mio cuore danneggiata dai sensi di colpa e una della mia anima completamente logorata dal dolore. Per tale motivo, ho cercato di allontanare Charlotte dalla mia vita. Perché se solo avessi fatto ulteriore male anche a lei, sarei uscito fuori di testa. Quello a cui assisteva ogni giorno dal funerale di mia madre era pessimo. Il suo sorriso si era spento, la sua speranza annullata, così come la risata che mi ha fatto innamorare di lei, e non potevo permetterlo. Perciò, nonostante mi manchi da morire sentire le sue dolci mani su di me e le sue labbra soffici ancorate alle mie, credo di aver fatto la scelta giusta.

Lei se ne farà una ragione, mi dimenticherà, andrà avanti e potrà essere felice, innamorarsi di un ragazzo perfetto, così come ha sempre sognato.

Punto la palla verso il canestro posizionato a uno dei due lati della palestra del college, e faccio centro.

Mi avvicino allora alla palla e la faccio rimbalzare più e più volte, cercando di scacciare i troppi pensieri che affollano la mia mente da un po' di giorni.

Mi sto allenando in palestra da solo in questo momento, nonostante non siano previsti allenamenti oggi, perché voglio essere pronto al meglio per la partita del primo semestre, in quanto capitano.

Tuttavia, proprio quando sto per ritirare la palla e tentare di fare un'altra volta centro, sento una voce femminile limpida farsi sempre più nitida.

«Sempre ad allenarti, eh, Miller?» Mi volto in direzione della voce e appuro che si tratta di Isabela.

Mi sorride in modo gentile, stringendo le mani tra di loro con imbarazzo e guardandomi con dolcezza, e io mi soffermo a osservarle il fisico: le curve sono ben pronunciate, il sedere alto e sodo e così anche il seno, ben visibile sotto la camicetta bianca che indossa. I capelli corvini sono sciolti come al solito lungo le spalle, mentre le labbra sono colorate da un rossetto rosso abbastanza fine.

È molto bella, e davvero attraente, ma non riesco a vederla come più di una semplice... amica. Ci conosciamo da circa due anni ormai, abbiamo legato sin dal primo momento in cui ci siamo visti qui a Miami, ma non c'è mai stato nulla di più fra di noi.

A quanto pare, però, non tutti la pensano come me. Infatti, Lotts è tremendamente gelosa di lei. Me lo ha fatto capire da subito: quel giorno, in quella stanza, quando mi ha fatto diverse battutine su di lei. Non le sta molto simpatica, ho notato. Devo ammettere però che, quando cerca di usare le parole adatte per ferire la messicana ma lasciandola al contempo all'oscuro del suo astio, diventa maledettamente sexy. Improvvisamente mi verrebbe voglia di prenderla e sbatterla su un muro qualsiasi, senza darle troppe illusioni. Le prenderei quelle labbra, ormai colorate costantemente da un rosso fuoco, a morsi; impugnerei la sua nuova chioma scura nella mia mano e la tirerei a seconda delle mie spinte.

(Im)possibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora