Chapter ten

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Ogni giorno capisco sempre di più quanto in realtà il destino mi remi contro.

Non posso credere che passerò la serata anche con Jason, nella stessa stanza e a pochi metri di distanza l'uno dall'altra. L'idea di stare seduti vicini per ore e ore non mi alletta per nulla, dato il modo in cui mi sono imposta di non cedergli più e di non crollare come l'ultima volta. So già però che mi condannerà alle peggiori torture, poiché anche solo all'odore del suo profumo o alla vista dei suoi magnetici occhi, la mia mente vola via, abbandonandomi in una spirale di desiderio e tentazione.

Sbuffo sonoramente a questo pensiero e punto lo sguardo sulla mia migliore amica, con l'intento di ricevere delle minime spiegazioni.

«Hai invitato anche lui?» I miei occhi sono sgranati, perché non riesco realmente a realizzare questa situazione.

«Lui chi?» Sally aggrotta le sopracciglia e si guarda intorno senza capire, fino a quando non incrocia lo sguardo di suo fratello occupato a dare pacche sulla spalla di David. «Jason?» Si alza allora dal divano, mentre io invece capisco subito che lei non ne sapeva niente.

Fantastico...

Lui la guarda con un sorrisetto in volto, aspettando che David spieghi la sua presenza. E infatti, è proprio ciò che accade pochi secondi dopo, poiché, balbettando, pronuncia: «Amore, tu hai invitato lei e i-io lui. E poi, assistere da solo ai vostri stupidi... stupidi pettegolezzi mi avrebbe indotto al suicidio.» Le labbra di David si increspano in un sorriso, divertito dalle sue stesse parole, ma che si spegne non appena nota il modo truce in cui la sua ragazza lo guarda. Lo sta letteralmente fulminando con un solo sguardo e io trattengo una risatina.

«Ma allora sei un imbecille! Ti avevo detto che avrei invitato Charlotte, ripeto: Charlotte. E tu chi hai invitato? Lui?!» Indica suo fratello con forza, sconcertata quanto me da questo. Devo dire, però, che in compenso la loro lite sta smorzando la tensione.

David schiude le labbra, probabilmente prendendo consapevolezza solo ora della gravità della situazione. Tenta di trovare le parole giuste per giustificarsi in qualche modo, ma dalla sua bocca fuoriescono soltanto suoni strozzati. Si gratta la nuca in imbarazzo e per poco non fa cadere il suo solito berretto sul pavimento.

È visibilmente a disagio, perciò, emettendo un lieve sospiro, mi avvicino a loro e tranquillizzo la mia amica. «Sally, lascia stare, non fa niente. Ormai è fatta e...» Sposto lo sguardo su Jason adesso, che mi sta guardando a sua volta. «Possiamo stare nella stessa stanza senza sbranarci.» Tento di inserire un pizzico di ironia in queste parole, ma mi risulta difficile poiché sono tutte...

bugie.

Ogni volta che io e Jason ci incontriamo finiamo per litigare. Ci sbraitiamo addosso, riversando l'uno sull'altra colpe su colpe. Ci stuzzichiamo, o meglio, lui stuzzica me e io ogni volta finisco per cedere. Perché la verità è che se ci vediamo sono due le possibili direzioni in cui andiamo: o discutiamo fino allo sfinimento oppure io finisco tra le sue braccia, con la sua mano tra le mie gambe e le sue labbra sul mio collo.

Non voglio che succeda anche ora, poiché mi comporterei come una ragazzina infantile che non riesce a tenere a bada gli ormoni. Perciò mi riprometto di fare appello a tutte le mie forze, affinché possiamo passare una serata tranquilla e priva di intoppi.

In fondo, basterà ignorarci.

«Bene, allora sediamoci, venite.» David ci induce ad avvicinarci al divano e lo seguiamo.

Lì lui e Sally prendono posto l'uno accanto all'altra, e io impreco sottovoce poiché speravo di sedermi io vicino alla mia amica in modo da non avere accanto Jason.

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