Chapter twenty-one

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La mattina seguente mi alzo con una stanchezza che mi percorre interamente: dai movimenti stanchi con cui mi trascino fuori dal letto fino alle prorompenti occhiaie presenti sotto agli occhi.

«Cavolo...» pronuncio in un mugolio assonnato.

Ho pianto tutta la notte, pensando e ripensando a mio padre e a tutto ciò che era successo. Mi guardo la mano e, in particolare, il punto bruciato dalla sua sigaretta e sospiro. Lo sfioro con due dita e le immagini che ne susseguono mi lasciano senza fiato: mio padre che si piomba su di me,che mi afferra per un braccio con violenza e preme la sigaretta contro il dorso della mano. Se ci ripenso avverto ancora gli occhi divenire lucidi e il dolore riapparire come se tutto ciò fosse successo soltanto pochi minuti fa. È ben presente e fa troppo male, perciò, cercando di scacciare via questi pensieri, emetto un sospiro e mi avvicino alla scrivania per poi sfilare una Marlboro dal pacchetto e accenderla tra le mie labbra.

Inspiro per bene il fumo, facendolo arrivare fino ai polmoni, e punto lo sguardo oltre la finestra. È una giornata abbastanza nuvolosa oggi e il cortile del dormitorio è bagnato a causa della pioggia di questa notte. C'è molta umidità e il vetro della finestra è piuttosto appannato. Nonostante questo, però, sono ben visibili i colori tristi di questa giornata che si abbinano perfettamente al mio umore.

«Guardi l'orizzonte, Stone?» domanda con sarcasmo Ally, mentre si alza dal letto. Anche lei sembra piuttosto stanca. Ieri sera l'ho sentita rientrare non appena Jason è andato via. Ho fatto però finta di dormire o avrebbe sicuramente notato la mia faccia distrutta.

«Penso alla mia prossima poesia.» rispondo ironicamente.

«Un flop come tutte le altre?» inarca le sopracciglia, mentre io roteo gli occhi al cielo.

Quando sto per rispondere, però, ecco che vengo interrotta da qualcuno che bussa alla porta in modo fin troppo energico.

Aggrotto le sopracciglia, chiedendomi chi mai possa essere alle otto e mezzo del mattino, e, dopo aver spento la sigaretta appena iniziata, mi accingo ad aprire. Non appena lo faccio però ecco che una Sally furiosa con i capelli disordinati e una felpa indosso oversize che mi sembra di aver già visto indosso a Jason, si precipita nella stanza.

«Decificente! Credulone! Imbecille! È un imbecille!»

Sgrano gli occhi non appena inizia a gettare al vento tutte queste offese e incrocio lentamente le braccia al petto.

«Lei gli stava sbavando dietro e lui che non faceva niente per mandarla via! Dico, ti rendi conto, Charlotte?!»

«Sally, lei chi?» domando senza aver capito neanche l'1% delle cose che ha detto.

E immagino valga lo stesso per Ally, date le sue sopracciglia aggrottate e le labbra schiuse per tentare di recepire ciò che viene detto.

«La Williams!» esclama come se la conoscessi.

Inspiro infatti a fondo facendo finta di sapere di chi si tratta, ma fallisco miseramente. Lei, infatti, rotea gli occhi al cielo e risponde con un sonoro sbuffo:

«Cavolo, Charlotte, la tua conoscenza delle persone è pari a quella di un bambino di due mesi!»

Forse perché ho altro a cui pensare rispetto a essere informata su ogni singola cosa o gossip degli altri? Penso con un sorriso.

Tuttavia, non lo dico, rimango in silenzio e la lascio continuare.

«Samantha! La cheerleader.» L'amica di Ally? Quella che si sta frequentando con Matt? Sally fa cenno di sì con il capo, come se mi avesse letto nel pensiero. «È stata per la maggior parte del tempo sopra David ieri alla festa. Ha iniziato a fargli i grattini, ripeto: i grattini! E lui? Lui che sorrideva!» Il suo guardo è furioso e la sua voce esasperata.

(Im)possibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora