Chapter fifteen

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Una moto.

Adam mi ha regalato una moto.

E non una qualsiasi, bensì una Kawasaki Ninja H2R.

Se ci penso riesco ancora a percepire il mio cuore sussultare e i miei occhi sbarrarsi.

Tra tutte le cose che potevo aspettarmi da Adam, questa non era sicuramente contemplata. E sinceramente, mi sento ancora in colpa per averla accettata, nonostante ciò, però, ho fatto di tutto per fargli cambiare idea. Ho tentato di rifiutare questo immenso e incredibile regalo, ma... non ci sono riuscita.

E se da un lato mi dispiace che si sia illuso e che stia continuando a farlo, dall'altro la gioia per questa moto è indescrivibile. Ogni volta che la guardo, che la sfioro e che immagino di guidarla, il cuore inizia a battere all'impazzata e il respiro a divenire irregolare.

Ho anche prefissato l'esame che dovrò dare per avere la patente ufficiale, poiché circa tre anni fa avevo terminato già i corsi per la patente, e si terrà più o meno a metà ottobre. Ho poi controllato la data della gara e fortunatamente ho tutto il tempo necessario per allenarmi.

Solo adesso capisco perché Adam aveva insistito così tanto a farmi iscrivere.

Mi perdo nei miei pensieri, mentre mi incammino verso la mensa. Sono le tre del pomeriggio e pranzerò da sola, poiché Sally è a casa con David, mentre Lily e Millie, come del resto da diverse settimane, si stanno allenando. Lo stanno facendo, insieme al resto della squadra, giorno e notte poiché la partita si terrà esattamente tra due giorni. In effetti il clima festivo si nota, dati gli striscioni con il logo della nostra scuola posti nei corridoi, o la voce della segretaria che a ogni ora annuncia che manca sempre meno alla prima partita del semestre.

«Cari studenti, mancano esattamente due giorni, cinque ore e trentatré minuti alla partita. Mi raccomando con voi di indossare felpa e cappellini della scuola e di tifare per la "Miami University".» arriva dall'altoparlante.

Ecco, appunto.

Roteo gli occhi al cielo sorridendo e mi siedo a un tavolo in disparte, a causa dell'eccessiva confusione presente. Non ho molta fame, perciò scelgo semplicemente di mangiare una mela e un po' di insalata.

Tuttavia, proprio quando sto per addentare quest'ultima, alzo lo sguardo davanti a me e lo poso su una figura specifica. Una figura dotata di folti capelli castani, scure iridi magnetiche, e un fisico talmente attraente da sembrare scolpito. In particolare oggi, dato che indossa la sua solita giacca di pelle e diversi anelli alle dita.

Jason.

È seduto al tavolo con la squadra di Basket, tra cui intravedo anche Richard, il suo compagno di stanza, e parla con loro con nonchalance di chissà cosa.

Qualcosa però, poco dopo, lo induce a spostare i suoi occhi proprio su di me, e io rabbrividisco.

Guardo le sue labbra e ricordo ciò che è successo soltanto il giorno prima. Rammento i suoi baci, il suo tocco, la sua gamba in mezzo alle mie cosce, la sua mano nelle mie mutandine...

Mi mordo il labbro inferiore in automatico, cercando qualsiasi appiglio per non crollare nuovamente in quell'abisso di lussuria e passione.

Perché, se ancora ci penso, non posso credere di aver ceduto. Mi ero ripromessa di stargli lontana, di mostrarmi fredda e distaccata, eppure quando l'ho visto, il giorno del suo compleanno, con ogni lieneamento del viso dolce e rilassato, non ho potuto resistere. Sono crollata. Le mie difese si sono abbassate al suo fascino, alle sue parole e, soprattutto, all'amore che provo per lui.

(Im)possibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora