Quella sera, tuttavia, immaginavo già, mentre mi preparavo per uscire, che sarebbe stato difficile tenere a freno l'irruenza di Romina riguardo Stefano.
Sbuffai e poi tentai di concentrarmi per stendere l'eyeliner sulla palpebra superiore dell'occhio sinistro. Detestavo mettere l'eyeliner sull'occhio sinistro: sul destro mi veniva sempre perfetto, sul sinistro sempre una schifezza.
Ovviamente, mia madre non poteva esimersi di fare il proprio ingresso nella mia stanza, con la stessa grazia di un elefante in una cristalleria, proprio in un momento tanto delicato.
-Esci?-
-Uhm. Te l'ho detto ieri- risposi atono. Ero concentrato a non fare troppi danni al mio makeup, non ce l'avevo davvero con lei, anche se spesso il suo tempismo mi risultava fastidioso.
-Con Romina?-
-Sì-
-Che bello! È tanto graziosa, Romina-
Le rivolsi uno sguardo interrogativo attraverso il riflesso dello specchio.
Mia madre sorrise e sedette sul bordo del letto alle mie spalle, coccolando distrattamente Ombretta, sparapanzata tra le lenzuola. -Mi piace che esci, che ti distrai un po'. Ultimamente mi era parso di vederti un po' cupo--Non sono cupo. È estate, fa caldo e io sarò costantemente incazzato finché non torneremo a indossare le maniche lunghe-
Rise. -Sai a cosa mi riferivo-
Mi strinsi nelle spalle e decisi di porre fine ai miei tentativi di rendere l'eyeliner dell'occhio sinistro presentabile. Lo avevo steso da schifo, ma possedevo un'anima dark punk e la perfezione non rientrava proprio nel mio stile. -A cosa?- le chiesi e mi volsi brevemente verso di lei, per poi puntare alla mia tracolla, sparendo con lo sguardo al suo interno.
-Niente- sbuffò mia madre e fece per alzarsi dal letto.
Mi irrigidii e subito una rabbia accecante mi infiammò il petto. Riconoscevo quei momenti, quegli sbalzi emotivi che rischiavano di destabilizzarmi. Non ero in grado di mentire ed ero certo che dalla mia espressione, dal tono della mia voce, si capisse benissimo quello che stavo provando, ma tentavo sempre di darmi un contegno, di controllarmi. Non volevo di certo litigare con mia madre.
-Ormai hai buttato l'amo e quindi spara--No, lascia stare-
-Dai, ma'! Lo sai che mi fai incazzare quando fai così. Parla e basta-
Mia madre fece una smorfia e rifuggì dal mio sguardo. -Sei stato triste in questi giorni. Mi sono preoccupata-
Scrollai le spalle e quella volta fui io a fuggire dal suo sguardo. -Pensieri, niente di che-
-Non ne vuoi parlare con me?-
-Sono solo le solite cose, poi mi passa, lo sai-
Si morse un labbro, si alzò dal letto e mi si fece vicina, poggiando le mani sulle mie spalle. -Claudio. Lo sai che se hai dei problemi...-
-Non ho problemi-
-Magari ti senti solo?-
Cazzo. Perché le persone che mi amavano riuscivano anche ad essere così paurosamente empatiche con me?
-Ma che dici, ma'...--Lo sai. Io rispetto la tua scelta di stare con noi, ma se tu volessi... Nessuno ti obbliga...-
-È una mia scelta- la interruppi, afferrando la tracolla e avviandomi verso la porta d'ingresso. -Sto bene così, nessuno mi obbliga e nessuno mi fa sentire obbligato. E sono stanco di fare sempre gli stessi discorsi-
-Okay, okay, va bene, scusami. È che ti ho visto un po' giù e quindi...-
-Poi mi passa, te l'ho detto. È solo uno dei miei periodi no, non ti preoccupare- le diedi un bacio e uscii.
STAI LEGGENDO
CI SONO ANCH'IO
RomanceClaudio lavora in un bar e vive questo suo lavoro come se, ogni giorno, si trovasse incastrato all'interno di una sitcom. Sempre a contatto con gente strana - normale, ma strana forte. Alle prese con le avventure che la vita di tutti i giorni rise...