20 ~ Il male minore

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In quel periodo mi era diventato tutto intollerabile. Stava finendo pure settembre e Stefano pareva essere sparito dalla circolazione. Non avevo avuto notizie da parte dei suoi colleghi, né Fausto né Romina erano riusciti a capire che fine avesse fatto – o forse si erano dimenticati di aggiornarmi a riguardo e io, che non potevo assolutamente far capire loro "troppo" di quella situazione, mi ero auto-costretto a non porre domande.

Non mi sentivo bene. Incontrare Stefano aveva riaperto in me persino dubbi per cui credevo di aver dato soluzioni anni prima.

Davvero non mi interessava l'amore?
Oppure mi ero convinto così tanto di non essere fatto per l'amore da preferire credere che non mi interessasse?

Avevo sempre agito in quel modo: non avevo amici? Non volevo amici.
Non avevo un bel rapporto con i miei fratelli? Ero io a non volerlo.
Non avevo un fidanzato? Ero io a non volerlo.
Non avrei mai avuto dei figli? Ero io a non volerne.

Perché dire "non voglio io" era più tollerabile di dover ammettere di essere stato tagliato fuori dagli altri, era più tollerabile che ammettere "non posso".

Ma con l'amore credevo davvero di aver rotto i ponti da solo, per mia volontà, dopo una serie di relazioni diversamente piacevoli. Mi ero convinto che stare con qualcuno non facesse per me.

Allora perché ero entrato così in fissa con Stefano? Mi stavo innamorando? Ma di Stefano o dell'idea di essere innamorato?

Scossi la testa.

-Sei silenzioso oggi- disse Romina, intenta a farcire dei bocconcini di pane.

Mi strinsi nelle spalle. -Pensieri. Un po' di casini-

-Che cosa succede?-

-Nulla di particolare. Solite pippe mentali...-

Venimmo interrotti da una cliente. Entrò ansimando e Fausto ci rivolse uno sguardo dubbioso.

-Buongiorno- la accolse e la tipa si accasciò sul bancone con fare melodrammatico.

-Un bicchiere d'acqua, per favore, fa troppo caldo, menomale che siamo a settembre!-

Fausto le diede da bere. -Eh, fino a Ognissanti avremo caldo, sicuro, come sempre-

-Non mi sento bene-

-Può accomodarsi in sala, se lo desidera. Abbiamo l'aria condizionata, magari si riposa un po'-

La tipa annuì e ringraziò, andando a prendere posto intorno a uno dei tavolini. -Ordinerei qualcosa di dolce e un caffè, per risollevarmi un po'- disse e subito la servimmo, assecondando le sue richieste.

Stavo tornando verso il bancone dopo essermi preso cura dell'ennesimo cliente, quando un altro ne entrò dentro il bar.
E non un cliente qualsiasi.
No.

-Buondì!- esclamò Stefano, passandosi una mano tra i capelli.

In quel frangente ricordai di avergli prestato uno dei miei fantastici elastici per capelli – e lui non me lo aveva più restituito.

-Oh, Giuliano! Ben tornato! Che fine avevi fatto?- lo salutò Fausto ed io trasalii.

Da quando avevano tutta quella confidenza?

Stefano sorrise, salutò con il cenno di una mano Romina, per poi chiederle di preparargli un caffè. Lei gli diede le spalle, Fausto fece altrettanto, concentrando la propria attenzione su altri clienti che si apprestavano a pagare il conto. Stefano si girò verso di me, mi sorrise, ed io aggrottai la fronte.

Vedi tu che faccia tosta.

-Mi hanno spedito venti giorni per un lavoro urgente a Potenza- e mi parve che quella risposta fosse in realtà una sorta di giustificazione tutta per me. Mi strinsi nelle spalle e passai il vassoio con le stoviglie sporche a Romina, proprio mentre lei serviva Stefano. -Se avessi avuto il tuo numero, avrei potuto avvisarti-

CI SONO ANCH'IO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora