CAPITOLO 4

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                       NONNA LIVIA

Cammino per un sentiero oscuro completamente circondata dal buio che a ogni passo si intensifica, diventando sempre più fitto.
Dove mi trovo?
A un tratto sento una voce profonda e familiare.
"Piccola" cerco di seguire la direzione del suono, ma è inutile, è come un eco che riempie questo buco nero.
Si fa sempre più vicina soggiogandomi tanto è invitante da invogliarmi a proseguire.
"Piccola mia sono qui" la figura di Noah si materializza dal nulla facendomi sussultare.
Avanza famelico con gli occhi che ardono dal desiderio, più si appressa più il mio cuore accelera, facendo esplodere ogni singolo battito in gola.
Deglutisco a fatica, sento una smania impossessarsi di me.
Mi gira intorno leccandosi affamato il labbro superiore e mi guata con circospezione come se fossi la sua cacciagione, pronto a nutrirsi con avidità del mio corpo.
Immota respiro affannosamente in attesa del suo assalto che non tarda ad arrivare, perché finalmente si ferma mettendosi alle spalle.
Inizia a cibarsi del mio collo avaramente, la lingua calda mi assapora come se fossi la sua pietanza preferita.
"Aly, sarai sempre e solo mia?" sussurra sospirando vicino al mio orecchio, facendomi annebbiare la vista.

"Si...solo tua" gli confermo animata dalle sensazioni che mi sta provocando.

"Ti voglio piccola, ma per ora mi devo accontentare" ebbra per l'intimità di questo contatto, inizio a perdere la lucidità mentre le sue mani scivolano con operosità sul ventre.

"Ti prego non ti accontentare, io...io ti desidero" mi sento una scriteriata senza controllo, voglio di più, voglio che sia lui a metter fine alla fame incontenibile della mia carne che brucia più delle fiamme dell'inferno ogni qualvolta mi tocca.

"No piccola a malincuore ci dovremmo contenere, anche se l'attesa sarà logorante...averti qui rantolante mentre gusto la tua pelle vaniglia, quale dolce tortura. Sarà dura non poter esaudire le tue preghiere, ma non disperare perché possiamo trarne comunque la nostra parte di piacere" con fervore riprende il contatto con il mio collo, mentre le mani viaggiano esplorandomi in modo esperto.

"I...in che...come pensi di..." non riesco ad articolare una frase sensata ora che mi incendia massaggiandomi i seni. Dio, potrei esplodere da un momento all'altro con le sue dita che mi titillano i capezzoli.

"Shhh...pensa solo...a godere" scandisce le parole sensualmente, e la sua voce rauca di desiderio stimola maggiormente i miei sensi.
Sento le fiamme divampare nel basso ventre, inarco la schiena e lui ne approfitta per baciarmi.
Con passione le nostre lingue danzano vogliose, la sua mano scivola con straziante flemma fino ad arrivare nel punto più intimo, disegnando cerchi con le dita sul clitoride mi fa ardere di piacere, e man mano che aumenta il ritmo mi trascina a un punto di non ritorno.
Mi contorco, strusciando le natiche sull'erezione che sfrega sfrenatamente con l'altra mano e senza morigeratezza, emettendo versi strozzati per l'idillio di questa unione così selvaggiamente primordiale e al contempo erotica.
Nel vuoto riecheggiano solo i nostri affanni, e i versi di godimento che si diffondono in questo sensuale ballo di corpi che confricano.
Sento una forte pressione, il calore aumenta e lui friziona sempre di più mandandomi la testa in visibilio, le gambe stanno per cedere ma mi sorregge tenendomi con la sua presa così salda e possessiva.
Sto per crollare, non riesco più a controllarmi in preda a un facinoroso orgasmo, seguita subito dopo dai gemiti del mio Dio Eros che si svuota e mi bagna col suo seme.
"Mi fai impazzire" dice cercando di riprendere fiato.
Mi giro con un disperato bisogno di baciarlo e resto di stucco.
Occhi di ghiaccio, l'espressione imperscrutabile perfettamente abbinata al riso maligno.
Tutto inizia a vorticare attorno a me sbiadendo, fino a farmi perdere i sensi.
Mi risveglio cercando di equilibrare il respiro dopo un immaginario stato d'apnea.

"Papà!" esce sommesso dalle mie labbra.
Delle mani mi scuotono con forza dallo stato di trance, forse sto ancora sognando.

"Piccola che succede?" lo guardo e piango ininterrottamente, dimentica del fatto che abbiamo dormito insieme.
Forse sto realmente impazzendo, gli eventi di questi giorni mi hanno squassato.
Dopo un tempo indefinibile mi acquieto, e papà asciuga il viso rigato dalle lacrime.
"Tesoro era solo un incubo, ti va di parlarne?" il suo sguardo si ombra e un senso di inquietudine mi pervade scossa ancora dalle immagini irreali ancora troppo vivide, di questo maledetto sogno.

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