Tattoos

822 36 11
                                    

Entrai nel negozio di tatuaggi dopo la pausa pranzo pronto per rimettermi a lavoro.

"Ciao, Charles" salutai il proprietario seduto sulla sua sedia.
Ricambiò con un cenno del capo per poi riconcentrarsi al suo giornale.

"Eddie, io per oggi ho finito, ci vediamo domani"
Melanie, una mia collega, mi salutò e ricambiai il saluto

Mi sedetti sulla mia sedia guardando il mio prossimo appuntamento e appena lessi il nome sorrisi d'istinto.

"Leggere il mio nome ti fa così ridere?"
Alzai la testa ed incontrai lo sguardo di Elizabeth, mia amica da anni e tra l'altro anche mia collega.

Incrociai le braccia al petto e la guardai avvicinarsi a me.
I Jeans a vita bassa le rivelavano lo stomaco e i fianchi, a quella vista sfiorai lo svenimento. Il perenne ghigno stampato in faccia sembrò amplificarsi quando si avvicinò a me.

"Beh, visto che ci vediamo praticamente ogni giorno e non mi hai detto di voler un tatuaggio da me, si mi fa decisamente ridere"

Sorrise e si sedette sul lettino accanto a me, spostò il dito sull'agenda che tenevo in mano.
"Non uno, sono tre" disse

Aggrottai le sopracciglia e guardai meglio.
Effettivamente erano tre.

"Tu sei pazza"
Sorrise alzando le spalle.
Tre tatuaggi in un giorno erano tanti, ciò significava che sarei stato con lei per il resto della serata, quindi fanculo se sarebbe stato stancante.

"Quindi? Che facciamo oggi?" sfilai gli anelli dalle dita e infilai i guanti neri.

"Tieni"
Mi porse un foglio con una scritta. Notai come la carta era leggermente ingiallita, sembrava strappata dei bordi.
"Little freak" sussurrai leggendo.

La guardai e notai come evitava il mio sguardo.

Di solito i tatuaggi avevano un significato particolare e personale, se i clienti volevano spiegarmelo adoravo sentire le loro storie, ma Elizabeth non aveva mai fatto un tatuaggio con un significato. Almeno era quello che mi diceva.
Di solito veniva al negozio nei suoi giorni liberi o mentre eravamo in pausa e mi chiedeva di farle un tatuaggio. Di disegnare o scrivere quello che volevo.
Era la mia tela. Raramente aveva delle richieste e se le aveva erano tutte senza senso.

Un giorno mi aveva chiesto di tatuarle una bottiglia di vodka solo perché la sera prima aveva avuto la sbronza migliore della sua vita.

Ma stavolta era diverso, potevo percepirlo.

"Va bene. Dove lo vuoi?" le chiesi per poi sedermi sulla mia sedia avvicinandomi a lei.

Indicò l'interno del braccio, poco sopra il polso.

Sistemai tutto ciò che mi serviva e la feci sedere su una sedia così da poter poggiare il braccio sul tavolino.

"Pronta?" le chiesi guardandola.
Eravamo davvero a pochi centimetri.
"Sempre"

Dopo aver disegnato la scritta iniziai a ricalcarla con l'ago, fermandomi di tanto in tanto per vedere se le facevo male.

"Avanti Eddie puoi chiedermelo" disse dopo un po'.
"Non voglio sapere nulla" dissi concentrandomi sul tatuaggio.
Mi arrivò un calcio da sotto il tavolo e risi.

"Okay, okay. Come mai questo tatuaggio? Dai di solito ti fai tatuare stronzate. Guarda qui, hai una cazzo di ciambella tatuata sul braccio" la indicai con lo sguardo.

"Ehi non toccare la mia ciambella"
Sorrise

"Comunque mia madre mi chiamava little freak. Ho sempre voluto tatuarmelo ma volevo che fosse la sua scrittura e visto che non c'è più pensavo di non poterlo mai fare. Ma un po' di tempo fa ho trovato una sua lettera dove mi chiamava così. Ed eccomi qua"

Eddie Munson: fake scenariosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora