Enemies #2

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"Cambia"
"No"
Mi cacciò via la mano
"Fallo di nuovo e sei morto"
"Sono io a guidare quindi scelgo io quando farti finire contro il vetro"
"Vaffanculo"

Ero in macchina con Eddie diretti verso la casa in montagna di Steve. Ovviamente io ero in macchina con Eddie e da soli 30 minuti avevamo già discusso dieci volte per qualsiasi cosa ci venisse in mente.

Sbuffai incrociando le braccia al petto.

Avevamo davanti a noi tre ore e mezza di macchina e stavo già impazzendo.
L'ultima volta che ci siamo visti è stato dopo la festa e dopo quello che è successo quella sera entrambi facevamo finta che nulla fosse accaduto.

Anche se io non riuscivo a levarmi dalla testa la sensazione delle sue mani sul mio corpo.

Ma noi ci odiamo quindi nulla era successo, eravamo ubriachi e ci siamo lasciati prendere la mano.

"Ieri ho visto che eri alla partita di basket con Steve" disse sopra le note di una canzone dei black sabbath.

"E quindi?" dissi guardando fuori dal finestrino
Non capivo dove voleva arrivare con quella domanda.

"State insieme?"
Mi girai a guardarlo con le sopracciglia corrucciate
"Fai sul serio?"
Sbuffò passandosi la mano sul viso e giuro che non avevo intenzione di far cadere lo sguardo sulle dita della sua mano.
"No, si... Non lo so. Senti facciamo finta che non ti ho chiesto nulla, okay?" mi guardò per un nano secondo per poi riconcentrarsi sulla strada.

Cercai di trattenere una risata mordendomi il labbro ma non ci riuscì.

"Perché cazzo stai ridendo adesso?" era davvero confuso.
Mi asciugai le lacrime e respirai lentamente.

"Sai è carino quando sei geloso" mi girai a guardarlo.
Storse il naso "Io non sono geloso"
"E allora perché mi hai chiesto se io e Steve stessimo insieme?" domandai
Boccheggiò cercando una risposta.
"Ero curioso."
Annuì "Certo"
"Siete sempre insieme per ora così ho fatto due più due"
"Mi stupisce il fatto che tu sappia fare due più due" mi lanciò un'occhiataccia "comunque lo sto aiutando a preparare una sorpresa per il compleanno di Dustin, per questo è sempre con me" ammisi

Non sapevo nemmeno perché gli stavo dando tutte quelle spiegazioni, non erano affari suoi con chi stavo.

"Ah. Comunque non è il tuo tipo" disse e notai quel ghigno perenne spuntargli sulle labbra.
Alzai le sopracciglia "E tu che cosa ne sai? È perfettamente il mio tipo" inziai a innervosirmi.
Sorrise "Pieno di se, figlio di papà, capelli troppo perfetti? Questo è il tuo tipo?"

Ritornai a guardare la strada
"Steve è una brava persona. Se pensi che non lo sia è perché non lo conosci"

Non disse più nulla evidentemente perché percepì il mio fastidio.
Steve era stato uno dei miei primi amici. Ci siamo conosciuti all'asilo quando avevamo nemmeno tre anni. C'era sempre stato per me e io per lui.

Posai la testa sul finestrino lasciando la striscia di alberi passarmi davanti agli occhi velocemente, chiusi gli occhi.

Aprii gli occhi per un rumore forte e notai che Eddie non era più un macchina.

Eravamo ad un autogrill in mezzo al nulla, solo una distesa di alberi.
Mancavano ancora due ore all'arrivo e decisi di scendere per sgranchirmi le gambe.

L'aria fresca mi fece rabbrividire leggermente ma era nettamente piacevole rispetto al caldo appiccicoso di quel catorcio di furgone.

Un ragazzo appoggiato alla pompa di benzina mi notò e mi resi conto su come fece scorrere lo sguardo su di me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2022 ⏰

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Eddie Munson: fake scenariosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora