I.

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È verità chiara e riconosciuta che in una società dove sia il solo lustro a contare, l'apparenza si atteggi da protagonista. Dissimulare il proprio essere, così da nascondere un'essenza veritiera, rende ciascuno incastonato, pericolosamente imprigionato, dietro una maschera, con cui il ben pensare comune ci classifica e riconosce. Talvolta ne rimaniamo vittime, talvolta ci adeguiamo, non trovando alcuna via di fuga, fingendo un'apparenza fallace.

Jeon Taehyung, nelle ore più calde della giornata, fissava il paesaggio inglese dalla sua dimora di campagna. Il vento gli accarezzava i capelli dorati assieme alla sua pelle così candida che pareva porcellana. Gli occhi azzurri come il mare, fissi su un punto indefinito dell'orizzonte.

Hatfield House, nell'Hertfordshire, era a poco meno di un giorno di viaggio dal centro di Londra, dove risiedeva con la famiglia. Il duca vi si recava spesso, soprattutto quando si sentiva malinconico o al solo bisogno di riflettere.

La vita dei nobili non si rimostrava ardua negli anni della reggenza della regina Carlotta. Il loro impegno principale era quello di essere ricchi, amministrare i loro possedimenti, ricavarne sostentamento senza troppo sforzo, e combinare matrimoni, principale attività femminile. Fra tutti i rampolli scapoli delle famiglie nobiliari di Londra, Jeon Taehyung era certo il più complicato. Il duca era in costante preoccupazione; un tale stato d'ansia, d'inquietudine nei confronti del futuro, quale fosse spaventato dalla pesante mole delle sue responsabilità. Sposarsi non era certo fra le sue priorità.

In quei giorni di caldo estivo, si trasferì presso la sua residenza di campagna, un tempo appartenuta al re d'Inghilterra, Giacomo I. Tale sua angoscia gli divenne tanto insopportabile da fargli lasciare per qualche giorno Londra.

Durante il suo soggiorno, si dedicava alle sue letture preferite, dagli autori classici a quelli più moderni, per dimenticare il peso che gravava su di lui da due anni addietro. Divenne, a soli ventitré anni, duca erede della fortuna dei Jeon, per l'inaspettata scomparsa del padre. La terra a mancargli sotto i piedi, ogni sua certezza vacillare fino al crollo nei giorni a seguire. Ebbe il timore di non riuscire a tenere tutto sotto controllo - o, per lo meno, non senza l'aiuto di sua madre Rosalind ed i fratelli.

Ma, finiti i suoi studi, si dimostrò un ottimo amministratore delle terre in suo possesso. Rosalind tratteneva sempre le lacrime dalla commozione ogni volta che lo guardava, e non solo, riceve' un ulteriore apprezzamento dalla comunità contadina che lavorava per lui, riconoscente al duca ad ogni sua visita.

Appoggiato alla cornice di una delle finestre centrali di Hatfield, sospirava calmo.

Negli anni della reggenza, la corona era minacciata da numerose forze. Prima fra tutte, quella napoleonica, la cui macchia si allargava progressiva su tutt'Europa, tagliando fuori l'Inghilterra, presto vittima di un pesante embargo. Insieme ai tumulti nelle colonie d'oltreoceano, la minaccia costante pesava sulle teste dei nobili. In quanto tale, così come le altre famiglie inglesi, Taehyung era devoto alla corona. La loro regina fu lasciata sola sul trono causa la malattia del re suo marito.

Turbato dagli innumerevoli pensieri circa la situazione generale e quella familiare, Taehyung si spostava tra la finestra ed il suo scrittoio. Vi aveva ammassato la corrispondenza di una settimana intera, senz'alcuna intenzione di leggerla.

Distratto urtò una delle due pile di lettere sopra la scrivania, facendola a terra. Fra di esse gli balzò agli occhi una missiva in particolare. Era adornata sulla parte anteriore dalla ceralacca, fissata col sigillo della sua famiglia. Curioso, l'aprì


Caro fratello,

Mi sei mancato e ti scrivo questa breve lettera per informati che fra una settimana tornerò dal mio viaggio di formazione. La Grecia è bellissima, ma non voglio raccontarti altro, preferisco parlarne con te di persona.

the Amorist | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora