Capitolo 36

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Darcy's POV

Ci allontanammo in fretta dalla chiesa, dirigendoci in uno dei rifugi nei boschi, dove nel seminterrato vi era un portale diretto per Lume Ascuna dove vi era la notte eterna. Lasciai la situazione in mano la gestione del carico a Gheorghe e ordinai a quattro di loro di andare a cercare Dimitri mentre io mi occupai di curare Isabella. Le sue ferite non erano molto gravi e l'Apăfos sarebbe stato sufficiente a guarirla.
Entrai in una delle celle che avevamo a disposizione e vedendo il pidocchioso materasso che c'era, la feci distendere con cura sul tavolo di legno. Anche se era priva di sensi decisi di ammanettarla. Non mi fidavo a lasciarla così, era comunque una pericolosa cacciatrice altamente addestrata. Nello stesso frangente Isabella aprii gli occhi e mi colpì con un forte calcio alla faccia, per poi scendere e correre via in direzione della porta. Sabina e Nicolae fecero ritorno e la bloccarono al muro prima che potesse raggiungere la porta.

«Incatenatela!» ordinai raddrizzandomi il naso rotto

Isabella lottò contro i due giovani vampiri, tirando calci, pugni e graffi contro di loro i quali non potevano che subire se non volevano essere puniti da me. Alla fine, riuscirono a metterle le catene ai polsi e tirai la leva che regolava la lunghezza delle catene, facendole accorciare e obbligando Isabella a stare immobile al centro della stanza con le braccia alzate.
I miei sottoposti erano visibilmente incazzati ma non me ne fregava niente che Sabina si fosse presa un calcio nello stomaco o che Nicolae avesse la faccia piena di graffi pari a quelli di tigre, potevano comunque guarire in pochi istanti e non loro dovevano torcerle un singolo capello.
Mandai Sabina a prendere l'Apăfos mentre Nicolae rimase nella stanza, guardando Isabella malamente in silenzio. Non doveva nemmeno fiatare in mia presenza. Sabina fece ritorno con in mano due boccette di liquido blu luminescente dal potere prodigioso, uno per me e uno per Isabella. L'Apăfos, conosciuto anche come Sacro Graal dell'alchimia, era un elisir miracoloso in grado di poter guarire tutti i mali del corpo. Noi lo producevamo in quantità industriali per poter guarire ferite più gravi inflitte dall'argento e i raggi solari ma funzionava bene anche sugli umani. Mi avvicinai a lei con la boccetta in mano e puntualmente indietreggiò guardandomi cagnesco.

«Bevi» le ordinai

«Cos'è quella roba?» chiese sospettosa

«Curerà le tue ferite. Ora bevi prima che ti obblighi con la forza»

Mi guardò torva e allora, per provare che non stessi bleffando, la bevvi io per primo fino all'ultima goccia. Sentii un immediato sollievo e i fastidiosi "dolori" scomparirono immediatamente come le ustioni che mi ricoprivano metà corpo. Lei spalancò gli occhi e portai la boccetta fra le sue labbra che schiuse, anche se non subito, senza però smettere di osservarmi. Bevve l'Apăfos a piccoli sorsi e in pochi istanti anche le sue ferite cominciarono a guarire, rigenerandosi del tutto. Lei allargò gli occhi avvertendo dei benefici della medicina per poi finire di bere l'intera boccetta.

«Perché mi stai aiutando?» chiese ma non risposi limitandomi ad ammirare il suo ovale perfetto e gli occhi azzurri-blu.

Tesi una mano verso di lei, afferrandola per le guance con una mano e azzerando le distanze fra di noi. Inspirai il suo profumo irresistibile approfittandomene della situazione e guadagnandomi la sua deliziosa reazione sconvolta.

«Adesso tu mi rivelerai ogni cosa a patire dei nomi tuoi compagni e dopo stasera tu abbandonerai i cacciatori e ti dimenticherai di loro. Non ci saranno conseguenze su di te se sarai collabora-»

Senza nemmeno lasciarmi terminare la frase, Isabella ritrasse la testa per poi colpirmi la fronte con una forte testata sperando di farmi male ma l'unica cosa che ci guadagnò fu perdere i sensi nuovamente mentre io non avvertii il minimo dolore. Io non ero più in grado di percepirlo da tempo e il suo fallimentare tentativo era come stato una carezza per me. Ordinai a Nicolai di far scendere le catene, in modo che si potesse almeno sdraiare sul pavimento e non crearle stress alle sue braccia anche se l'Apăfos che aveva in circolo avrebbe continuato a fare il suo effetto ancora per un po'. L'vrei interrogata non appena avrebbe ripreso conoscenze usando ogni mezzo necessario.
Mi venne da ridere, divertito dalla sua ingenuità e dal suo spirito combattivo che mi intrigava ogni giorno di più e che presto avrei domato con le maniere buone e cattive.

Hunters: Black EmpireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora