Capitolo 7

213 19 13
                                    

Carl spalancò gli occhi in contemporanea a me mentre sul volto di Kat si formò un sorriso che le andava da orecchio a orecchio.

Comprarci dei vestiti nuovi?! Per quanto fosse nobile non potevo lasciarglielo fare.

«Non possiamo approfittare della vostra generosità»

«Ve lo devo, a entrambe voi»

Feci per controbattere ma come a suo solito mia sorella si intromise.

«Accettiamo la vostra gentilezza mio signore. Di certo non possiamo andare in giro con i vestiti sporchi di glassa sorella»

Guardai prima lui e poi mia sorella mentre si scambiavano entrambi lo stesso sorriso furbo che non trasmetteva nulla di buono.

Che cosa aveva in mente ora?!

«Kat non ce n'è bisogno. Posso chiedere al cocchiere di venire qui e-» tentò Carl  ma mia sorella lo ammutolì con lo sguardo di fuoco.

«Vi siamo debitrici signor?»

Katia alzò la mano sinistra posandola nella mano destra guantata di nero che le stava porgendo il ragazzo per poi farle il baciamano. Oltre che essere bello, era elegante in ogni movenza e nella postura, un gentiluomo impeccabile.

«Darcy, Maximilian Darcy»

Darcy. Era un cognome che gli calzava fin troppo a pennello. Tutto di lui era oscuro e ambiguo ed era dotato di un fascino proibito capace di attirare i desideri di qualsiasi fanciulla che gli fosse nelle vicinanze.

«Onorata signore. Io sono Katia Gardner, lui è mio fratello maggiore Carl e lei è mia sorella minore Isabella.»

Il signor Darcy si voltò a guardarmi con un sorriso accennato sulle labbra sottili ma piene per poi fare un piccolo inchino col capo, tendendomi la mano e le parole mi morirono in gola ancora una volta.
Non sapendo né che dire né che fare, venni salvata dalla mano di Carl che strinse la mano rimasta a mezz'aria. Il signor Darcy gliela strinse con vigore facendogli probabilmente male, era muscoloso e per come era fragile Carl, temetti che gli avesse staccato il braccio.
Lasciammo la pasticceria tutti e quattro insieme quando già buona parte della gente si era dileguata, per mia fortuna. Carl mi aveva messo il suo soprabito sulle spalle per coprire i miei vestiti che erano ridotti peggio di una tela impressionista.

«Tu es cinglé Katia?» dissi sottovoce in francese.

«Sei impazzita Katia?»

«Pourquoi?» rispose lei innocente

«Perchè?»

Saper parlare francese era importante per qualsiasi signorina della società e per nostra fortuna nostra nonna paterna era parigina. Ci insegnò il francese a tutti e quando eravamo in tenera età, oltre che i dialetti. Parlavamo in argot tra di noi per non farci capire dalle altre persone.

«Perce que tu profites de la gentillesse de cet mec.»

«Perché ti stia approfittando della gentilezza di quel uomo.»

«Bella a raison. Tu es une vraie canaille.»

«Bella ha ragione. Sei una vera farabutta»

«Je ne profite de personne. J'ai juste accepté sa gentillesse. Il a créé une situation d'embarras et aurait de toute façon voulu lui rendre la pareille.»

«Si dà il caso che non mi sto approfittando di nessuno. Ho solo accettato la sua gentilezza. Ha creato una situazione di imbarazzo e si sarebbe comunque voluto sdebitare in un altro modo»

Hunters: Black EmpireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora