Capitolo 38 - parte I

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Isabella's POV

Ce l'ho fatta, ho oltrepassato la foresta! Ce l'ho fatta!

Dopo aver tramortito due delle guardie avevo preso uno dei cavalli e proprio in quel momento il sole era sorto, bloccando l'avanzare dei vampiri permettendomi di galoppare via ringraziando il Signore. Ero sicura che non mi avrebbero mai seguita e l'unica cosa da fare era allontanarsi il più possibile mentre era ancora giorno.
Dopo diverse ore di cavalcata riuscii a tornare al monastero dei cacciatori. Una volta arrivata, sentii delle urla chiamare il mio nome e trovai ad accogliermi tutti i miei compagni nel cortile che subito corsero verso di me.

«Non ci posso credere, come sei fuggita dai vampiri?!» disse Caterina allibita mentre scesi da cavallo.

«Niente è più veloce dei cavalli della Transilvania, per il resto ho contato solo su me stessa. Ma non siete stati voi ad attaccare la carrozza?»

«No, quando ti abbiamo vista svenuta fra le braccia di Maximilian Darcy ci siamo messi sulle vostre tracce ma vi abbiamo persi una volta fuori Bucareşt. Noi non ne sappiamo nulla» disse Gabriel a Braccia conserte

«Come hai fatto a fuggire?!» insistette Caterina

La ignorai e sgranai gli occhi per le parole di Gabriel ma non aggiunsi nulla e mi incamminai all'interno del monastero. Anche se avrei dovuto riportare l'accaduto non lo feci. Non riuscivo nemmeno a guardare in faccia i miei compagni dopo ciò che era successo tra me e Darcy. Le labbra mi facevano male e sentivo i capezzoli turgidi da sotto le fasce, tanto che mi facevano male ad ogni passo. La pelle ancora fremeva per i suoi tocchi invadenti e avevo un tormentoso formicolio fra le gambe. Le mutande erano bagnate e mi sentivo sporca perché avevo fornicato, inoltre lo avevo fatto proprio con Maximilian Darcy che era la personificazione del male e del peccato.

«Avrà usato uno stratagemma in stile Gardner non è vero?» disse Mircea da lontano per poi scoppiare a ridere fragorosamente assieme agli altri. Di soppiatto mi venne da dietro, avvolgendomi le braccia attorno al corpo, cercando di toccarmi sotto gli occhi di tutti ma prontamente lo colpii col gomito alla bocca dello stomaco e lo capovolsi dinanzi afferrandolo per il braccio.

«Ti prego di avere del contegno compagno Mircea, abbi rispetto nella casa del Signore»

Non mi sarei più fatta toccare da nessuno, Darcy specialmente. La carne si era svegliata e proprio come raccontato nelle sacre scritture, questa era debole. La mia anima sta sprofondando sempre di più nella vergogna e nella paura di cadere nella perdizione di quel dio oscuro.

*****

Finite le preghiere della nona ora canonica, mi diressi nella sala degli allenamenti per potermi allenare. Dovevo tenere la mente impegnata e distante dal vampiro dagli occhi di ghiaccio. I ricordi di noi nella carrozza e nella cella non mi davano mai tregua e dovevo per forza fare qualcosa prima di impazzire definitivamente a causa sua.

Darcy ha preso il sopravvento su di me perché sono debole. Forse non sono ancora pronta ma mi sarei messa giorno e notte fin quando non diventerò forte più di tutti.


Andai nell'armeria, dove avevamo sia le attrezzature da combattimento che le armi vere e proprie, per poter prendere un bastone. Preferivo allenarmi da sola per migliorare la tecnica, specialmente col bastone che era la mia specialità. Era agevole e potevo colpire il mio avversario senza necessariamente avvicinarmi troppo.
Aprii la porta e trovai le candele della sala già accese, stranamente. Non ci diedi troppo peso e mi diressi a prendere uno dei bastoni che tenevamo nei barili. D'un tratto sentii dei rumori strani provenire dalla stanzetta dove Gabriel collaudava le armi e le protezioni assieme a Jan. I rumori smisero per qualche istante per poi ricominciare assieme a dei versi striduli.

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