Capitolo 19

201 14 19
                                    

Isabella's POV

Percorremmo le strade meno esposte alla vista fino a raggiungere l'ospedale. Avevo chiesto al cacciatore di aiutarmi ad andarmene dalle strade e recuperare il cavallo ma sfortuna volle che incrociassimo le guardie e Darcy ha persino riconosciuto il mio odore. Non potevo tornare a casa. Darcy era un segugio come mi aveva spiegato il cacciatore, il suo fiuto era infallibile e non mi avrebbe lasciata stare fin quando non mi avrebbe trovata. E anche se tentassi la corsa verso casa arriverebbero per primi in caso volessero controllare. Rimaneva solo un posto per me dove andare, ovvero a visitare Carl. Era più che plausibile la mia presenza lì e anche giustificarmi con mio padre sarebbe stato più semplice. Una volta arrivati riposi il cavallo e salutai il cacciatore che però si era già dileguato nella notte. Entrai senza alcun problema, né dalle guardie di fuori, né dalle infermiere che ormai mi conoscevano bene. Ammiravo il loro lavoro e ogni volta le riempivo di domande di ogni tipo stringendo un rapporto quasi famigliare con loro. Salì in camera di Carl, che purtroppo era ancora nel suo sonno profondo. Lo guardai con tristezza e mi inginocchiai al suo fianco per poi prendere la sua mano tra le mie e mettermi a mo' di preghiera.

«Perdona l'improvvisata Carl, non hai idea di che cosa ho visto stasera. Dopo ciò che è successo il mese scorso sono stata logorata dai sensi di colpa. Non credo che riuscirò mai a perdonarmi per la mia vigliaccheria mentre quel mostro se la prendeva con te e Kat. Mi sono ripromessa che non sarei più stata codarda e che avrei imparato ad essere forte e non farmi sopraffare dalle e mozioni. Ho assistito a qualcosa di abominevole e mi sento così spaventata. Ho fatto una vera cavolata ad uscire di nascosto ma non volevo stare con le mani in mano e ora sono nello sterco fino al collo»

Lo guadai per poi accarezzargli con delicatezza la fronte ampia.

«Nostro padre aveva ragione. Il male può raggiungerci in infinite vie...»

Un attimo. Ragionandoci su non è una frase detta a caso. Mio padre si riferiva a qualcosa di specifico. Le collane d'aglio per casa! Come ho fatto a non capirlo prima!!

Lo sbattere della porta mi ridestò dai miei pensieri e mi voltai fulminai dietro di me trovandomi Maximilian Darcy col volto pieno di sconcerto. Poco dopo di lui entrò il Gheorghe Stan che sembrava sollevato e preoccupato allo stesso tempo nel vedermi.

«Impossibile...»

Va bene devo fingere ora. Devo sembrare indignata e non terrorizzata dalla loro presenza o capiranno.

«Che cosa volete?» chiesi con finta determinazione rimettendomi in piedi

Darcy incurvò le sopracciglia per la rabbia e prese ad avvicinarsi a grandi falcate. Le distanze tra di noi erano minime, potevo quasi sfiorare il suo petto, era troppo per me e indietreggiai di un passo. Lui si avvicinò nuovamente e inspirò profondamente col naso. Non riuscivo a smettere di tremare, non riuscivo a smettere di vedere l'immagine di lui che picchiava quell'uomo o mentre baciava quella testa mozzata. Mi aspettai che mi prendesse per i capelli e trascinarmi via ma invece chiuse gli occhi e inspirò il mio odore, come per sentirlo meglio, mentre le spalle si rilassarono visibilmente. Ricacciai indietro le lacrime, anche se il mio viso era stracolmo di queste, e mi obbligai a stare ferma, esattamente come con Dimitri. Presi a guardare quel mostro negli occhi che aveva riaperto con rabbia e disgusto. Darcy mi fissava serio. La mascella era contratta e l'angolo destro della bocca era piegato verso l'alto, che oltre sottolineare la sua rabbia accentuava il suo minaccioso e tremendo fascino. Quasi non mi capacitavo che dietro a quel bel viso si potesse nascondere un tale abominio.

«Risparmiate il fiato per le mie domande mocciosa. Come siete arrivata qui?»

«Co-Come osate!! Andatevene subito via! Mio fratello ha bisogno di tranquillità»

Hunters: Black EmpireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora