Capitolo 17

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Lui mi ha vista!

Scattai all'indietro sbattendo schiena contro il muro e con la mano sinistra urtai un'asse appoggiato alla parte. Quel maledetto cadde a terra facendo un tremendo frastuono che sicuramente anche loro avevano sentito.

«Merda c'è qualcuno lì dentro!» disse Darcy

Pensai con rapidità e agii senza indugi. Bloccai la porta dello stanzino con lo stesso asse assicurandomi che fosse ben bloccato e un'istante dopo provarono ad aprire la porta, ma non riuscendoci iniziarono a colpirla con la forza.

«Apri questa dannata porta se non vuoi fare la fine di questi due!» urlò Petrov

«APRI QUESTA DANNATA PORTA. TI FACCIO A PEZZI MI HAI SENTITO?!»

Respira Isabella. Devi restare lucida se vuoi scappare.

Mi asciugai le lacrime e andai al montavivande che era mia unica via di fuga e ci entrai di corsa, premendo uno a caso dei pulsanti. Dopo pochi secondi, la porta venne sfondata da una lunga gamba coperta da un lungo stivale nero che riconobbi. Era quel mostro di Darcy che aveva rotto la porta con talmente tanta forza che aveva colpito anche la parete dopo la porta ora piena di crepe per la forza eccessiva. Si affacciò e sgranai gli occhi. Il suo volto perfetto era contorto dalla rabbia cieca, ora apparteneva veramente ad un mostro. La furia omicida riempiva i suoi occhi e si lanciò per acciuffarmi. Il montacarichi andò giù di colpo cadendo nel vuoto con me al suo interno ma non prima di sentire Maximilian Darcy urlare.

«PETROV PRENDI QUEL FICCANASO!»

Il montacarichi si fermò di colpo, facendomi battere la testa con forza e lasciandomi sospesa non so dove. Davanti a me c'era un pannello di legno abbastanza vecchio per essere rotto con facilità. Iniziai a prenderlo a calci e riuscì ad aprirmi un varco per la fuga. Entrai in una stanza completamente buia. Il pavimento e le mura erano abbastanza sottili da poter sentire i passi delle guardie sopra di me. Appena feci due passi, il pavimento sotto di me si ruppe e caddi in una camera dove trovai un uomo legato sul letto e una donna in burlesque con un frustino si stavano godendo il momento. Urlarono alla mia irruzione e lei se ne scappò via urlando aiuto.

Cavolo! Devo uscire ora dalla porta prima che le guardie arrivino.

Uscii di corsa dalla stanza senza guardarmi indietro. Corsi giù per le scale arrivando nella sala principale urtando vari uomini e camerieri. Fortunatamente vidi subito l'uscita e mi fondai nella sua direzione. Sentì le urla della gente e vidi le guardie imperiali uscirono da dietro la tenda rossa e che a loro volta corsero per inseguirmi, buttando a terra tutto e tutti le cose che si trovavano davanti. La gente davanti a me fece da parte per evitare di essere coinvolti, lasciandomi via libera per la fuga. Uscita dal Tiche, saltai volai sopra le scale e corsi per la strada come mai avevo corso in vita mia e con le guardie alle calcagna. Le gambe non ce la facevano più e mi sentivo il fiato corto ma non potevo mollare. Corsi tra i vicoli bui, ritrovandomi nei pressi di un grosso edificio industriale. Fu quasi una corsa ad ostacoli, vi erano casse e scatole lasciate a casaccio per la strada che mi rallentavano. Da dietro di me sentì le urla delle guardie. Senza fermarmi o pensare, continuai a correre, imboccando un altro vicolo pieno di tubature che evitai come un felino grazie a riflessi che non sapevo nemmeno di avere. Potevo considerarmi quasi un acrobata per tutte le mosse che stavo facendo. Svoltai a sinistra, nascondendomi dietro l'angolo e aspettai che le guardie mi superassero. Non potevano avermi vista di certo. Aspettai trenta secondi giusto per recuperare fiato, per poi riprendere a correre ma sfortunatamente mi ritrovai per un vicolo cieco. Guardai prima dietro di me, sentendo le voci delle guardie vicine, e poi guardai verso l'alto. Non c'era alcuna scala di emergenza per raggiungere il tetto. Solo tubi.

Hunters: Black EmpireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora