~ set seven.

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A/N: Ricordatevi di commentare la storia anche su Twitter, usando l'hashtag #BritishRogueAU. In più, vorrei chiedervi di passare a leggere "You're the smell before rain, you're the blood in my veins", è una OneShot ispirata a Criminal Minds e, ovviamente, potete trovarla sul mio profilo. Ci tengo particolarmente e sì, è per questo che il nuovo capitolo di BR arriva solo ora! xx






Harry sbuffò alzandosi dal letto; il telefono non la smetteva di vibrare e, se avesse potuto, lo avrebbe volentieri sbattuto contro un muro. Ma non aveva di certo voglia di spendere soldi per comprarne un altro, poi. Perciò si passò una mano fra i capelli, scompigliandoli maggiormente e lo afferrò, sbloccando velocemente lo schermo e notando alcuni messaggi da parte di Charlie.

Era una settimana che non si vedevano e continuavano a discutere. In realtà, non era sicuro del motivo per cui continuassero a litigare, o meglio, lo sapeva; però non si capacitava del fatto che, nonostante tutto, Louis influisse così tanto nella sua vita. E la cosa era sconcertante, lo confondeva, perché non era lui ad intromettersi o a chiedergli di non vedere o sentire Charlie, no. Partiva tutto dalla sua testa incasinata e, forse, era ora di darci un taglio, di riprendersi, di mettere in ordine i pensieri ed anche i sentimenti. Non era facile, però, non lo era affatto.




Da Charlie: Hey, Har.


Da Charlie: Sei libero oggi?


Da Charlie: Hai tempo per me? Credo dovremmo parlare. Insomma, non possiamo andare avanti così, ed io non ho intenzione di continuare a discutere per cose senza senso. Voglio risolvere la situazione e voglio farlo al più presto. Anche perché mi manchi e ho bisogno di vederti.




Si sentì immediatamente in colpa nei suoi confronti; sapeva che Charlie non c'entrava nulla, che non meritava di essere messo da parte ed essere trattato come un ripiego, ma... Il cuore non gli batteva più come prima quando si trovava in sua compagnia, gli occhi non s'illuminavano improvvisamente quando incrociava i suoi, le mani non sudavano, non tremavano quando lo sfiorava involontariamente. Era tutto differente, era cambiato e la colpa era della sua stupida cotta per Louis. E forse non era una cotta, forse era di più, ma probabilmente non lo avrebbe mai scoperto perché, beh, Louis non gliene avrebbe dato la possibilità. E lo capiva, lo capiva davvero, ma si sentiva uno schifo e tutto ciò che desiderava era passare il suo tempo con il liscio, parlargli, ridere con lui, osservarlo per ore senza fare nulla. E, Dio, si sentiva piccolo, insignificante, ma come poteva combattere tutto ciò? Come poteva reprimere quegli strani sentimenti che lo stavano facendo impazzire?




A Charlie: No, non oggi. Ho allenamento e poi devo studiare.




Non gli scrisse che gli mancava o che aveva voglia di vederlo, non avrebbe avuto senso riempirlo di bugie e di parole che non gli appartenevano, che non sentiva di provare. Se avesse potuto, si sarebbe preso a schiaffi, perché non era giusto nei confronti di Charlie, dei suoi occhi sempre contenti, dei suoi capelli chiari e di quel fisico per cui, tempo addietro, aveva perso la testa. Eppure non se la sentiva, non riusciva a dargli le attenzioni che si meritava, quelle che gli dedicava fino a qualche settimana prima; non si sentiva più a suo agio con lui, non si sentiva tranquillo, non si sentiva a casa. Ma doveva fare qualcosa, doveva trovare il modo di risolvere la situazione, di calmarla o di chiuderla, affrontandola a testa alta, spiegando a Charlie come stavano effettivamente le cose, confessandogli che non provava più gli stessi sentimenti nei suoi confronti e che aveva bisogno di tempo, di spazio, di una pausa. Sapeva, però, che Charlie non l'avrebbe presa bene, che gli avrebbe urlato contro che le pause non servivano a niente, che erano inutili, e anche lui n'era consapevole, lo sapeva benissimo. Ma come poteva fare? Doveva forse fingere di essere felice? Fingere di amarlo? Fingere di sentirsi bene?

British Rogue ⚓︎ l.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora