Gli attacchi di panico

159 4 0
                                    

Un sorriso compiaciuto dipinge il mio volto e con un saluto simile a quello militare lascio Iron Man porre al termine il suo lavoro.

Mi lancio sul letto dell'albergo e fissando il soffitto ripenso a tutta la giornata appena vissuta. Mi stupisce il modo in cui mi sia lanciata sul "ring" senza pormi alcun problema, senza temere la morte. <<Certo che potrei fare la supereroina>> bisbiglio tra me e me soffocando un leggera risatina. Sento improvvisamente bussare alla porta, mi alzo di scatto e mi interrogo su chi possa essere siccome lo staff a quest'ora termina i propri turni. Il cuore aumenta i battiti e le peggiori ipotesi prendono il comando del mio cervello. Apro leggermente la porta per sbirciare chi si celi dietro questa e riconosco subito la sagoma del Signor Stark. <<Mi ha fatto prendere uno spavento >> <<Scusami, non riuscivo a  stare solo>> <<Entri>> gli dico docilmente.  Si siede sul mio letto, il suo bacino affonda nel morbido materasso causando piccole pieghe alle lenzuola.
<<Mi dispiace averti coinvolta in tutto questo>>. Mi avvicino e mi siedo al suo fianco <<Signor Stark non si preoccupi, è stata una mia scelta immischiarmi in questa faccenda>> Cerco di rassicurarlo mostrandomi il più calma possibile. Le sue gambe iniziano a balzare leggermente mentre le sue mani giocherellano con una pallina. <<È che io..>>. Sembra affaticarsi, il suo respiro non è regolare e calmo come al solito, piano piano inizia ad aumentare il ritmo, come se avesse corso per 11 miglia senza sosta mentre il viso inizia a perdere colorito. <<Io, non potrei mai perdonarmi se>> fa un lungo respiro <<se dovesse accaderti qualcosa >> ogni parola richiede sempre più ossigeno. <<Signor Stark tutto bene?>> chiedo preoccupata. Cerca di farfugliare un'altra frase ma il respiro affannoso gli impedisce di parlare. Le sue gambe sono tremolanti come se fossero fatte di gelatina, non riesce a reggersi in piedi e dopo pochi istanti si ritrova a terra poggiato sulle ginocchia. Si porta entrambe le mani al petto,che continua a muoversi velocemente, cercando si rallentare il ritmo del suo respiro.

<<Tony !>> esclamo quasi urlando. Egli si siede sul pavimento con la schiena al muro, il suo corpo continua a tremare e a respirare rumorosamente. <<Che cosa mi sta succedendo?>> mi chiede balbettando. Mi sistemo a terra e gli circondo le spalle con il braccio. <<Tony credo che tu abbia avuto un attacco di panico>>. La mia mano gli accarezza la spalla sinistra e piano piano il suo respiro si adatta al ritmo del movimento delle mie carezze. Posiziona la testa sulla mia spalla tirando un lungo sospiro. Con riluttanza, sposto la mia mano sui suoi capelli scombinandoglieli un po', inizio a giochicchiarci attorcigliando piccole ciocche attorno all'indice. Le mie dita passano dai capelli alla fronte lasciando scorrere delicatamente solo i polpastrelli. Mi rivolgo a lui con tutta la calma che ho dentro <<Non mi accadrà nulla, preferisco rischiare al tuo fianco piuttosto che scappare via>>. Il suo volto inizia a brillare di luce propria grazie al suo sincero sorriso, abbassa la voce e si avvicina al mio orecchio spostando leggermente il capo, il suo fiato mi solletica il collo e mi provoca dei brividi lungo la schiena. <<Mi hai chiamato Tony>>, sorride come un bambino a Natale esprimendo anche la stessa innocenza. <<Se preferisci continuerò a chiamarti Tony>>, in tutta risposta annuisce scuotendo leggermente il capo dall'alto al basso, sorride anche con gli occhi, il luccichio che interrompe il colore nocciola delle iridi mi lascia ipnotizzata. Levo i lati delle labbra all'insù scoprendo leggermente gli incisivi. <<Prima di tornare nella tua camera credo sia meglio che ti stenda sul letto, per riprenderti un po' >>. Mi alzo velocemente dal pavimento e gli offro una mano per aiutarlo. Si lancia sul letto sfinito ed io mi stendo al suo fianco ritrovandomi  a fissare il soffitto. Parliamo di qualsiasi cosa ci passi per la mente, fino a quando non sento il silenzio. Le palpebre sono pesanti e non riescono più a tenersi aperte e successivamente mi lascio trasportare dal sonno.

Mi sveglio tranquillamente fino a quando non mi volto verso sinistra e noto Tony di fianco. <<Oh Cristo>> urlo improvvisamente facendolo svegliare di soprassalto. <<Cosa succede?>> risponde con voce assonnata, gli occhi sono ancora stanchi e la voce non esprime il massimo delle energie. <<Probabilmente ci siamo addormentati senza accorgercene>> alla mia affermazione egli risponde mugugnado qualche verso di consenso. Si alza svogliato e si aggiusta i capelli guardandosi allo specchio.

Usciamo insieme dalla stanza,lo staff e gli altri clienti ci rivolgono sguardi indiscreti e confusi a cui Tony risponde sorridendo in modo beffardo e salutando con la mano sprizzando sarcasmo da tutti i pori. <<Il volo è tra due ore, ma l'aeroporto non è molto distante>> gli ricordo consultando la mia solita agendina. <<Non ti annoia essere così organizzata?>> <<Assolutamente no>> dichiaro con una finta fermezza. Appena varcata la porta dell'albergo diveniamo le prede di un branco di giornalisti affamati a causa di ciò che è accaduto il giorno precedente.  Abbasso la voce in modo tale che solo il diretto interessato possa sentirmi e gli sussurro <<Avremo molte cose da sistemare qui>>

what if...||Tony Stark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora