La festa

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La macchina viaggia velocemente, il silenzio tombale riecheggia nelle mie orecchie, di tanto in tanto odo il Signor Stark farfugliare qualche parola per l'intervista. Mi volto al finestrino osservando il paesaggio muoversi velocemente, il veicolo sul quale mi trovo sfreccia superbo per le strade. Il Signor Stark mi poggia delicatamente la sua mano sulla spalla << Anche se la situazione dovesse degenerare mantieni sempre la calma>>. Annuisco silenziosamente e accenno un lieve sorriso.

Appena raggiungiamo la nostra meta, veniamo inondati da paparazzi e giornalisti assetati di scoop e informazioni. Molti di questi rivolgono a me la propria attenzione, ognuno mi pone una domanda differente accavallandosi l'uno con l'altro, sembrano essere in arena, combattono per ricevere la mia attenzione. <<Signorina T/c, com'è diventata la nuova segretaria di Tony Stark? >> <<Sa per caso cosa è successo alla vecchia segretaria?>> <<Com'è essere la segretaria di Stark?>>. Mi vesto di indifferenza e proseguo imperterrita per la mia strada nonostante molti di loro mi intralcino. Il mio sguardo cerca il Signor Stark, è circondato da dozzine di microfoni; i suoi occhi incontrano i miei, i raggi solari mettono in risalto le sue sfumature nocciola: le sue iridi di tanto in tanto presentano solchi castano scuro messi in risalto da macchie giallo navone. Mi dedica un occhiolino ed io ricambio con un sorriso. L'attimo seguente, mi indica ai giornalisti <<Lei è ufficialmente la mia nuova segretaria.>> I giornalisti si voltano nella stessa direzione del Signor Stark, tutti i loro sguardi ricadono su me aspettando che dica qualcosa. Inizio ad avanzare verso di loro <<Devo dire che è un vero piacere lavorare per conto della Stark Industries, è davvero impegnativo ma ciò non significa sia impossibile o sgradevole, azzarderei ad affermare il contrario>> regalo alle macchine fotografiche un sorriso a 32 denti.

Riusciamo ad addentrarci nell'edificio in cui si terrà l'intervista, mentre cammino al fianco del Signor Stark roteo la testa in tutte le direzioni, quell'edificio era spettacolare, dotato di un pensato design basato sulle tonalità scure. La stanza principale è quella più vasta, la prima cosa che salta all'occhio è un palchetto non troppo alto, dove sicuramente il Signor Stark darà il discorso. Ci sono miriadi di posti a sedere, sedie nere leggermente imbottite rivestite di un velluto lucente. Le pareti sono per la maggior parte costituite da alte finestre. Mi accomodo in uno dei posti in prima fila e mi preparo allo spettacolo.

Il Signor Stark si trova dinanzi al microfono in attesa delle domande da parte dei giornalisti. La situazione sembra procedere tranquillamente fino a quando fino a quando noto l'umore del mio capo incupirsi, continua a fissare un punto specifico, senza mai staccarsi. Mi giro e noto che in quel punto si trova una donna dai capelli rossi raccolti in una coda bassa e dalle gote rosee;ella aveva il volto coperto. <<Vorrei precisare che le armature sono state realizzate con lo scopo di proteggere i cittadini statunitensi, si tratta di una tecnologia avanzata non replicabile, unica nel suo genere.>> Ed è così che il Signor Stark conclude il suo discorso, salutando il pubblico con un inchino.

Si affretta ad abbandonare la stanza, si muove come se fosse una macchina, si dirige verso la porta senza fiatare, senza guardarsi intorno, come se indossasse dei paraocchi. Mi alzo di scatto dalla sedia e lo raggiungo a passo svelto sentendo il ticchettio dei miei tacchi sempre più frequentemente. <<Signor Stark l'intervista è stato un gran successo, tutti i dubbi sono stati chiariti, attualmente abbiamo un vero e proprio motivo per festeggiare questa sera>> la mia è una felicità sincera, continuo a gesticolare per l'eccitazione, poi, mi rendo conto della fermezza che ricevo in cambio, quindi ritorno alla mia solita compostezza tenendo con il braccio destro contro al mio petto il solito raccoglitore nero stracolmo di documenti e carte.

Il viaggio di ritorno prosegue in totale silenzio, di tanto in tanto mi ritrovo a guardare il Signor Stark, ha lo sguardo perso nel vuoto, i suoi occhi sembrano, tutto ad un tratto, aver perso il loro luccichio; forse usare l'espressione "tutto ad un tratto" non è completamente corretto, direi da quando ha visto quella donna dai capelli rossi. La mia curiosità mi spinge ad indagare, ma questo non fa parte del mio lavoro, quindi mi limito a fare qualche chiamata per rifiutare le offerte di collaborazione. <<Salve buongiorno, parlo per conto del Signor Stark, mi duole doverle riferire che declina la sua offerta>> parlo con un tono calmo ed educato, uso la stessa frase come una cantilena con tutte le aziende le quali si limitano ad acconsentire.

Per pranzo non mangio nulla di elaborato, una semplice insalata condita con cipolle ed aglio per essere veloce siccome dovrò occuparmi dei preparativi della festa. Ho preparato una lista dell'occorrente, ho affidato vari incarichi agli addetti che ho ingaggiato io stessa assicurandomi che il risultato sia eccellente. Mentre guido alcuni degli uomini che stavano trasportando un karaoke, il Signor Stark mi compare alle spalle, suggerendomi di fare un pausa e di occuparmi di me stessa. Acconsento affidandogli il mio taccuino per continuare a dirigere diligentemente i lavori.

La mia stanza è completamente in ordine, le lenzuola del mio letto sono rosse e prive di un'unica piega; sulla superficie si trova una scatola giallastra rettangolare, è monocolore tranne per i contorni marroni e la scritta centrale del medesimo colore. Decido di sfilare il coperchio di cartone che rivela un sottile strato di carta protettiva che protegge un abito estivo che arriva alle ginocchia. Corro verso lo specchio e lo poso sul mio corpo provando a capire se mi doni; il colore nero mette in risalto la mia pelle, non possiede un pizzico volgarità, evidenzia la raffinatezza e l'eleganza di chi lo porta. Senza rendermene conto ho terminato di prepararmi con un'ora di ritardo. Appena varco la porta della mia stanza riesco a sentire il rumoroso coro provenire dalla stanza sottostante. Quando mi presento alla festa la situazione non è degenerata, di più: il Signor Stark dà spettacolo con l'armatura di Iron Man incitato dalle voci divertite degli invitati. In mano tiene stretta una bottiglia di liquore che scola in pochi sorsi e che appena vuota, scaglia verso il soffitto distruggendola tramite l'armatura di Iron man. So perfettamente che la situazione ha superato ogni limite, per un attimo resto ad osservare il tutto pietrificata, successivamente inizio a farmi spazio fra la folla fino ad arrivare al luogo dove il mio capo stava dando spettacolo, raccolgo il microfono <<Mi dispiace comunicarvi che lo spettacolo è appena terminato, vi inviterei ad abbandonare la stanza, è stato superato ogni limite, avete anche rischiato di ferirvi, ora se non vi dispiace >> uso un tono intransigente e poi indico l'uscita . Il Signor Stark mi strappa il microfono dalle mani <<Andiamo non fare la guastafeste, rilassati>>. Il pubblico mi guarda divertito, alcuni trattengono le risate. Irritata,alzo il volume delle casse e rientro in possesso del microfono con la forza << Avete sentito tutti cosa ho detto no? Avete bisogno di una spiegazione o di un disegno?>>.

Gli invitati mi ascoltano rivolgendomi sguardi di disapprovazione. Mi accascio su un divanetto circondato da bottiglie di alcolici. Di sua spontanea volontà, il mio capo ripone l'armatura e si siede al mio fianco impugnando un bicchierino di whiskey <<Credo tu abbia bevuto già abbastanza >> gli dico sfilandogli il bicchiere dalle mani. Poggia i gomiti sulle ginocchia e si tiene il viso con le mani. In un primo momento penso non si senta in completa salute per via della quantità di alcool che ha bevuto. Mi affaccio leggermente per analizzare il viso e noto che lacrime ininterrotte gli percorrono le guance. Si volta verso di me ed inizia a vomitare tutto ciò che aveva dentro. <<Oggi, all'intervista c'era Pepper, non posso, non riesco a negare che qualcosa mi legava a quella donna, riponevo in lei tutta la mia fiducia ma alla prima difficoltà mi ha abbandonato come hanno sempre fatto tutti>> riesco a percepire il suo dolore, la sua delusione, ma nonostante tutto, ancora ama quella donna. È l'alcool che sta parlando, probabilmente domani mattina non ricorderà nemmeno di aver dialogato con me. Dinanzi a quella scena non so cosa fare, resto immobile, le parole non servirebbero a nulla, cosa dovrei dire? "mi dispiace" oppure "non ti merita"? Decido di restare in silenzio, gli poso una mano sulla spalla per consolarlo. I suoi muscoli si irrigidiscono al mio tocco per poi lasciarsi andare e rilassarsi. Riesco a sentire il fatto che stia trattenendo i singhiozzi, quella donna era davvero importante per lui. Le luci fioche illuminano il suo volto, i suoi capelli sono disordinati come se avesse combattuto contro un pugile; il suo viso è corrugato in un'espressione sofferente, una sofferenza che lo sta visibilmente lacerando dentro. L'intimità è fondamentale in queste situazioni <<Signor Stark preferisce che lo lasci da solo?>> <<Chiamami Tony, per favore resta qui con me>>. Davanti a quella richiesta non riesco a dire di no, in quel momento si è messo a nudo, mostrandomi quello che ha dentro. Anche il grande Tony Stark ha un cuore.

what if...||Tony Stark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora