I am WHO

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"Changbin hyung, porta questo al tavolo cinque!"

Il bruno prese il vassoio rotondo con sopra un cappuccino ed un dolcetto facendo come gli aveva chiesto il suo collega.

Felix intanto si era messo a fare un caffè per una vecchietta che stava aspettando pazientemente vicino il bancone. Quando finì di prepararlo mise la tazzina su un piatto prendendo poi un cucchiaino e porgendolo alla signora.

"Ecco a lei." Disse con un sorriso luminoso sul volto che ricambiò immediatamente la vecchietta.
"Grazie mille caro." Rispose lei prendendo poi la tazzina tra le mani tremanti portandola alle labbra screpolate.

Changbin tornò dietro il bancone sospirando stanco. "Meno male che i clienti stanno diminuendo. Non ne posso veramente più."
Il corvino ridacchiò. "Sono stanco anche io hyung, ma finché non troveremo qualcun altro allora dovremmo lavorare così."
Il brunetto roteò gli occhi sbuffando. "Il capo ci fa lavorare troppo secondo me, è già tanto se..."

Felix si girò immediatamente verso Changbin fulminandolo con lo sguardo. "Hyung, siamo a lavoro."
"Hai ragione, non dovrei parlarne qui." Concordò con il suo collega guardando poi i clienti nel locale.

"Piuttosto, hai sentito Ryujin? È da giorni che non risponde alle mie chiamate."
Il bruno scosse la testa. "Non l'ho proprio sentita. Ho provato a mandarle qualche messaggio ma non mi ha risposto."

Felix sospirò abbassando lo sguardo. Era da quasi una settimana che non riceveva una risposta dalla sua amica nonché estetista.

Che fine hai fatto, Ryujin?

Un uomo si avvicinò al bancone chiedendo al corvino se potesse dargli un cornetto e un caffè. Felix sorrise quasi forzatamente all'uomo prendendo prima il cornetto e poi iniziando a fare il caffè.

Changbin affiancò il collega mettendogli una mano sulla spalla. "Sai se aveva fallito qualche missione?" Chiese a bassa voce per non farsi sentire dalle altre persone.
Lui fece di no con la testa. "Non so proprio, hyung. Spero solo stia bene."

Quando finì di preparare il caffè diede la tazzina all'uomo, il quale ringraziò prima di prendere il proprio ordine e sedersi in un tavolino vuoto.

Il campanello attaccato alla porta avvertì i due ragazzi che fosse arrivato l'ennesimo cliente. Felix alzò lo sguardo con un sorriso in volto pronto a dare quello che la persona gli avrebbe chiesto tra qualche secondo.

Però, quando si accorse chi fosse appena entrato nel bar, il sorriso scomparve immediatamente.

I suoi occhi erano fissi sulla figura snella di quella ragazza dai lunghi capelli castani legati in una coda bassa fatta un po' a caso.

Aveva le mani che tremavano e la bocca schiusa per lo stupore. Non poteva essere, non voleva crederci, i suoi occhi stavano sicuramente giocando un brutto scherzo.

La ragazza si avvicinò con un mezzo sorriso, uno che chiedeva scusa, sulle labbra.

No... non può essere... non lei...

La castana era davanti al bancone, faccia a faccia. Poggiò le dita di una mano sulla superficie del bancone inclinando lievemente la testa di lato.

𝐕𝐄𝐍𝐎𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora