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Jisung era nel suo ufficio a controllare dei fogli.

Era leggermente stanco per colpa della nottata fatta. Erano passati cinque giorni da quando aveva visto l'ultima volta Minho.

Nemmeno Felix aveva più incontrato Hyunjin, purtroppo.

Sorseggiò il suo caffè quando bussarono alla porta.

"Avanti!" Gridò il blu mentre rimetteva la tazza sulla scrivania.
La porta azzurra si aprì. "Buongiorno Jis." Lo salutò un ragazzo alto con gli occhiali e dai capelli castani.

"Oh, ciao Seungmin." Jisung sorrise al suo collega. "Come stai?"
Il ragazzo scrollò le spalle mentre chiudeva la porta. "Si va avanti." Disse, sedendosi sulla scrivania bianca del blu.

"Abbiamo un problema."
"Che genere di problema?" Chiese con tono distaccato e disinteressato mentre controllava ancora i fogli.
"Yugyeom hyung."

Jisung alzò il volto guardando Seungmin. "Yugyeom hyung?"
"Penso che sospetti qualcosa... su di noi."
"Pft, impossibile. Lix ha sempre nascosto tutte le prove, e tu sai quanto è bravo a fare questo."
"Lo so, Jis, ma..."

Seungmin si bloccò. Si tolse gli occhiali rotondi mettendosi una mano sulla faccia.

"Il caso del cratere è stato consegnato a Yugyeom, Jisung, a Yugyeom!" Si rimise gli occhiali, sospirando. "E lui ha detto di aver visto due ragazzi con delle mascherine addosso aggirarsi là, quella notte. Pensa che siano stati J.One e Yongbok."

"Pensa bene, infatti." Rispose. "Ma come è arrivato a questa conclusione?"
"Non lo so."

Jisung accavvallò le gambe. "Non importa." Prese il suo caffè continuando a berlo.

"Ma se dovesse scoprire la verità, fallo fuori."

[ VENOM ]

Il ragazzo dai capelli blu se ne stava tornando a casa dopo una lunga giornata a lavoro.

Era stato un giorno un po' noioso: nessun caso fu stato dato alla squadra 16, la squadra di Jisung. Magicamente ora si occupava di tutto la squadra 12.

Prese le chiavi di casa pronto ad aprire la porta e distendersi sul suo morbidissimo letto e...

Perché la porta è socchiusa?

Jisung fissò l'ingresso confuso, le sopracciglia corrugate e la bocca schiusa. Con cautela aprì leggermente la porta di color marrone chiaro e a passo felpato entrò in casa sua, chiudendosi poi a chiave.

Appoggiò per terra il borsone che aveva all'interno tutti i fogli che aveva sparsi inizialmente per la scrivania. Se li era portati dietro perché non si fidava di lasciarli a lavoro.

Esaminò l'intero salotto: il divano letto era in ordine, il tappetino sotto il tavolino in vetro non sembrava sporco e la TV era apposto.

Come il salotto così la cucina. Niente di niente.

Però Jisung non era per nulla fiducioso. Dai, non si sarebbe mai dimenticato di chiudere la porta a chiave! E poi quel giorno Felix aveva detto che non sarebbe tornato prima delle sette.

𝐕𝐄𝐍𝐎𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora