Capitolo 2

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Sono rinchiusa in questo ufficio da un paio di ore per ultimare uno dei tanti capitoli che dovrò trovare il tempo di scrivere.
Scorro le mie dita sulla tastiera, per poi iniziare con la lettura di revisione per verificare che sia tutto esatto.

La presenza di questo studio, qui nel box della McLaren, é una fortuna per me: riesco a estraniarmi dai rumori che normalmente avvolgono questo posto. Il silenzio è fondamentale per concentrarmi al meglio ed è quello che regna qui dentro, in questa stanza.

O forse dovrei dire, regnava, considerando che poco dopo sento la porta spalancarsi rumorosamente.
Alzo lo sguardo e noto la figura di Lando, ancora vestito con la tuta arancione, entrare a passi lunghi e decisi. Vedo sul suo volto un'espressione preoccupata e arrabbiata: le sopracciglia scure sono corrucciate, come la bocca carnosa che ha assunto una smorfia e i suoi occhi chiari guardano a terra, mentre sbatte il casco con forza sulla scrivania accanto alla mia.
Sussulto dallo spavento a quel gesto ed è in quel momento che nota la mia presenza.
- Cazzo - si porta le grandi mani alla bocca - Scusami, non ti avevo vista -.

È la prima volta che lo vedo da così vicino: la sua carnagione è abbronzata ed è cosparsa da piccoli nei, soprattutto sulla guancia. La mandibola è pronunciata, al contrario del resto dei lineamenti che sono quasi infantili. Sembra di avere davanti un bambino innocente.

- No stai tranquillo, ho finito - mi affretto a dire, chiudendo il portatile e alzandomi dalla sedia girevole nera. Porto dietro l'orecchio una ciocca mossa di capelli marroni per il nervosismo, che non so da dove provenga.
- Lavori qui? Non ti ho mai vista prima di ieri - è la sua voce un po' acuta a farmi fermare nei movimenti. Sollevo lo sguardo scuro verso il suo verde che è ora più sereno rispetto a qualche secondo prima.
Non mi sbagliavo allora sul fatto che mi avesse rivolto delle attenzioni il giorno precedente, prima di salire sulla sua monoposto.

- Sono la figlia di Andreas - spiego quasi imbarazzata nel dovermi presentare in quel modo.
- Oddio, scusami - ed ecco che vedo tutto la purezza di questo ragazzo che inizia a scusarsi a raffica, quasi mortificato per non essersi fatto conoscere prima - Mi avevano detto che saresti arrivata il giorno prima della gara - spiega, per poi porgermi la mano - Sono Lando comunque -.

Finalmente vedo il suo sorriso, mettendo in mostra i denti perfetti. Sia lui che il suo compagno di squadra, Daniel, mettono serenità: basta un solo cenno di gioia sul loro viso per renderti felice allo stesso modo.

- Hannah - stringo le sue dita, per poi rispondere - Ho anticipato il mio arrivo -.
In effetti  sarei dovuta venire qui solo il giorno delle qualifiche del Gran Premio, ma ho pensato che mi avrebbe fatto bene assistere anche ai test della settimana precedente.

- Brutta giornata vedo invece per te - constato, riferendomi alla scena a cui ho assistito poco prima.
- Abbastanza - si gratta la nuca coperta da quei ricci ormai scompigliati per via del casco - Voglio riuscire anche quest'anno ad andare sul podio -.

Vedo nei suoi occhi la determinazione di voler vincere a tutti i costi, per dimostrare il talento che possiede e che questo posto è solo suo e nessuno può toglierglielo.

- Ce la farai - lo rassicuro, mentre rimango in piedi e solo la scrivania ci divide - Mio padre parla sempre del ragazzo che riuscirà a diventare il più giovane campione del mondo -.
Emette una piccola risata, piegando leggermente la testa per guardarmi meglio negli occhi.
- Lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio - constata, passandosi la lingua sulle labbra rosate, mentre si toglie la parte sopra della tuta che lega in vita, rimanendo solo con quella maglia bianca aderente che mette in mostra i suoi muscoli.

- Sta funzionando? - distolgo lo sguardo da quella visione che metterebbe in difficoltà qualsiasi ragazza.
- Direi di sì - sorride di nuovo, creando delle fossette sulle guance, mentre si siede sulla scrivania e inizia a giocare con una delle penne che sono poste sul tavolo.
- Daniel ha accennato che ci seguirai per tutte le gare - riprende a parlare, mentre io annuisco soltanto. Sono ancora intenta a guardare il suo corpo tonico stretto in quell'indumento.
- Beh sarà bello avere qualcuno della mia età - sapendo del mio arrivo, mio padre o qualcun altro del team avrà accennato al fatto che siamo coetanei.
- Mi sento un poppante in mezzo a tutti questi vecchi - ironizza, facendomi scoppiare in una fragorosa risata a cui lui si unisce. In effetti non deve essere facile stare con tutte queste persone che ti dicono quello che devi fare.

- Non farti sentire da Daniel - dico appena smetto di ridere, ma è proprio lui a spalancare la porta in quel momento, chiedendo con il suo solito fare divertito - Cosa non dovrei sentire? -.
- Niente - diciamo all'unisono io e Lando, guardandoci con uno sguardo di intesa.

Non avrei mai pensato di potermi trovare così a mio agio con delle persone che non conosco nemmeno. Hanno la capacità di farti sentire bene, probabilmente anche per la loro simpatia.

Daniel rimane per degli istanti a guardarci poco convinto, fino a che non si decide di lasciar perdere - Lando, Andreas ti vuole -.
Il ragazzo inglese si alza dalla scrivania e riprende il suo casco, ma non prima di salutarmi con un occhiolino e un sorriso sincero - Allora ci si vede Hannah -.
Faccio un cenno con la mano imbarazzata, come se qualcosa mi bloccasse e senza pensarci troppo esordisco - Comunque mio padre crede davvero che tu abbia talento -.

La sua espressione sembra voglia semplicemente dirmi 'grazie' quando in realtà ho semplicemente detto la verità: mio papá crede in Lando e non ha mai esitato nell'ammetterlo ed è giusto che lui lo sappia.

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