Capitolo 11

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Sono seduta al tavolo delle colazioni, mentre analizzo i nuovi dati delle monoposto per migliorare le prestazioni di questo weekend, ma anche per introdurli nel prossimo capitolo della mia tesi.

Con una mano tengo il bicchiere colmo di spremuta fresca, mentre con l'altra premo il dito sulla freccia rivolta verso il basso per poter scorrere tutte quelle slides piene di numeri che mi fanno incrociare gli occhi scuri già di prima mattina.

- Buongiorno tesoro - annuncia alle mie spalle una voce familiare che mi accorgo essere di mio padre, nel momento in cui mi bacia la testa e si affianca a me.
- Buongiorno papà - ribatto felice di vederlo, considerando che non passiamo molto tempo insieme, malgrado ci troviamo nello stesso luogo.

Mi dispiace non risucire a dedicargli il tempo che credevo di condividere principalmente con lui, ma ammetto che sto provando a godermi la sensazione di avere dei nuovi amici con cui condividere le mie stesse passioni. Non ho mai avuto troppe persone con cui poter parlare dei miei sogni, forse perchè è qualcosa che non tutte le ragazze di ventitreenne desiderano. Ora invece è l'opposto: mi trovo in un ambiente colmo di gente con gli stessi interessi.

- Stai aspettando Daniel o Lando? - mi domanda l'uomo dai capelli biondo cenere.
- Nessuno dei due - gli dedico un sorriso sincero spostando dallo schienale la seduta per incitarlo ad accomodarsi accanto a me - Siediti -.

Noto i suoi occhi azzurri essere felici di vedermi lì con lui, dopo tanto e troppo tempo lontani. Quando ero più piccola ricordo ancora le mie domeniche pomeriggio passate davanti alla televisione per guardare i Gran Premi in giro peril globo con la speranza di vedere anche per pochi secondi nell'inquadratura mio papà. Forse è anche il motivo per cui mi sono avvicinata a questo mondo: avevo modo di sentirmi vicina a lui anche a distanza.

- Vai molto d'accordo con loro, o sbaglio? - mi rivolge uno sguardo amorevole - Devo preoccuparmi? -.

In un certo senso mi fa sorridere questa sua apprensione, considerando che il tema 'ragazzi' veniva affrontato principalmente con mamma, anche se non ne ho mai avuto troppo bisogno. Sono sempre stata troppo presa a studiare per diventare come papà che mi sono privata di qualsiasi rapporto sentimentale. Mi limitavo a uscire con quei pochi compagni di classe e corso che trovavo gradevoli, sempre che riuscissi con i miei attacchi d'ansia.

- No, siamo colleghi di lavoro - lo rassicuro, mentendo anche un po' a me stessa - L'amicizia viene dopo -.

Daniel e Lando sono le persone che ho di più simili a degli amici, escludendo la mia coinquilina a Londra, Margaret; ma so che prima di tutto siamo compagni di scuderia.

I suoi occhi mi osservano in modo poco convinto, ma pare credere alle mie parole - Bene, dovete rimanere concentrati - mi indica - Soprattutto tu - per poi addolcirsi, afferrandomi la mano - Per il tuo futuro -.

Quelle parole hanno in me l'effetto sperato: devo rimanere con la mente focalizzata sui miei obiettivi di sempre. Non posso mandare all'aria anni di sacrifici. Devo dedicare più tempo alla tesi finiti i miei orari di tirocinio e questo vuol dire passare meno tempo con i ragazzi che vogliono far di tutto pur di farmi divertire, ma malgrado gliene sia grata, devo ponderare bene.

Continuo la colazione con papà tra chiacchiere più informali e riguardanti un possibile arrivo della mamma a uno dei prossimi Gran Premi, rendendomi euforica: sarà bello stare tutti e tre insieme come quando ero una bambina. Passiamo poi a discutere delle possibili strategie per poter vincere quest'anno e se in un primo momento sono concentrata sul discorso, felice di contare qualcosa in merito, nel momento in cui vedo le dita di mio padre sistemare la montatura scura sopra il naso, mi ricordo dei miei occhiali. Li ha ancora Lando e io oggi devo passare la mia giornata davanti a uno schermo.

- Sai dove sono? - chiedo, igorando completamente le sue parole. Ho solo un obiettivo in questo momento, riprendermi i miei maledetti occhiali per poi pensare a studiare. - Intendo Lando e Daniel - proseguo, noncurante del suo sospiro rassegnato - Hanno un'intervista per il canale YouTube -.

Mi affretto a stampare un bacio sulla fronte spaziosa di mio padre, come se volessi ringraziarlo e mi affretto a uscire dall'hotel. Attraverso tutto il paddock fino a che non arrivo nell'hospitality della McLaren. Salgo le scale fino ad arrivare all'ultimo piano, dove si trovano le telecamere che puntano sui due piloti che si stanno piegando in due dalle risate. Mi fermo in un angolo per osservarli, mentre guardano alcuni episodi della serie tv 'Drive to survive', incentrata proprio su questo sport nella stagione precedente.

Rido nel vederli come sempre così affiatati, ironizzando su alcune scene che li vedono come protagonisti. Daniel con quelle rughe di epressione si contorce su se stesso, tirando in giro Lando che noto indossare i miei occhiali.
Se non fosse che mi servono assolutamente per evitare un'emicrania, glieli lascerei volentieri. Quella montatura, appoggiata al naso sottile, gli dona, sembra essere fatta per lui e lo rende ancora più affascinante ai miei occhi.

- Lando - lo chiamo sussurrando, beccandomi delle occhiatacce da parte dei presenti che giustamente sto disturbando.
- Oh Hannah - é stupito di vedermi lì e una parte di me pensa e spera che sia anche felice, o almeno così pare dalla sua espressione e dai suoi occhi verdi luccicanti.
Gli rivolgo un sorriso altrettanto sincero, rimanendo dietro le telecamere e sottovoce gli indico ciò per cui sono venuta qui - I miei occhiali -.
- Ah ecco dove li avevo già visti - ribatte Daniel divertito, guardando verso la mia direzione.

A quelle parole, ancor di più l'attenzione cade su di me.

- Vieni a prenderli - mi incita ad avvicinarmi, malgrado ci sia un'intervista in corso.
- Dici davvero? - lo rimprovero, ma il britannico pare non scollarsi dalla poltrona su cui é seduto.
Vuole che entri nell'inquadratura perché ogni occasione é buona per scherzare e divertirsi, nonostante sappia il mio disagio nello stare di fronte a tanta gente.
E pare che anche i presenti ne siano felici a giudicare dalle loro facce ora non più cupe. Vogliono creare contenuti che siano spontanei e divertenti, perché sanno che é ciò che vogliono i fan e il motivo per cui amano questi due.

Faccio un sospiro e prendo coraggio. Mi avvicino a lui e ingenuamente tento di afferrare ciò che mi appartiene, ma con uno scatto porta all'indietro la mano contenente i miei occhiali, per evitare che io li prenda.
- Lando dai - lo scongiuro, mentre assume una faccia divertita tutte le volte che riesce a schivarmi, allontanando ancora di più l'oggetto.
- Daniel attacca - ed ecco che il pilota da dietro inizia a prendermi per i fianchi per fare ciò che é il mio punto debole: il solletico.
Inizio a ridere e a contorcermi sulla poltrona ora vuota, mentre entrambi iniziano la tortura.
- Vi prego basta - mi dimeno con le lacrime agli occhi - Basta - non so come prendo fiato e indico minaccioso Lando che immediatamente si ritrae - Ti faccio trovare un pesce nel letto stasera? -.

Solleva le mani in alto come se volesse arrendersi, mentre continua a ridere. Si diverte a scherzare e forse é il motivo per cui mi piace passare del tempo con lui.
Mi alzo e cercando di ricompormi, raggiungo la figura dell'inglese in piedi che mi sovrasta di poco.
Ha quel sorrisetto con le labbra unite sul viso, felice come un bambino in un negozio di caramelle.

- Ti odio - dico, mentre lui mi guarda dall'alto, per nulla convinto delle mie parole.
Ci osserviamo negli occhi, mentre ci scambiamo ciò per cui sono venuta e per un secondo non ricordo di essere all'interno di una stanza colma di gente.
Mi lascio trascinare dal colore delle sue iridi che sono due fessure per via delle rughe di espressione.

- Buono studio - é proprio lui a riportarmi alla realtà, rendendomi conto che Daniel e tutti gli altri ci guardano con occhi curiosi e maliziosi.
Decido per questo di andarmene a testa bassa per evitare che qualcuno possa vedere il rossore in viso.

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