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ANNA.
Coraggio Anna, lo so che te lo ricordi, dove era la classe?
Davvero non riuscivo a ricordarmi dove era situata la mia classe? Dopo nemmeno tre giorni di scuola?
Evidentemente l'incontro con Mostro mi aveva fatto volare sulle nuvole. Dopo che mi fui accertata di essere di nuovo sola mi sono accasciata alle basi dell'alber dietro il quale mi ero nascosta con la speranza di non essere vista. Avevo cominciato a respirare irregolarmente, la mia faccia era sicuramente diventata paonazza e il mio cuore non dava il minimo segno di voler rallentare la sua corsa. Ero rimasta in quella posizione per un tempo che non riesco ancora a definire, secondi, minuti, ore, forse giorni, forse ci sono ancora e questa giornata è solo una fantasia del mio cervello, ma ne dubito. Il pulman aveva fatto tardi perchè si era rotto a metà strada, io ero rimasta l'unica, gli altri avevano chiamato i propri genitori per farsi venire a prendere; io non potevo, avevo lasciato il celulare in casa.
Ieri sera, a cena, mai mamma aveva annunciato che avrebbe lavorato nel supermercato in cerntro, ha detto anche che il primo stipendio glie lo avrebbero dato in questa settimana e, dalla prossima potevamo andare a comprare i mobili per la casa. Non ho capito perchè ogni volta che mia madre ha dei soldi in tasca deve per forza spenderli; non sarebbe meglio risparmiare? Magari Louca avrebbe voluto frequentare un'università, finito il liceo, ma di questo passo non potremmo permetterci nemmeno i viaggi in pulman. La notte avevo fatto lo stesso sogno del giorno prima, solo che ero finalmente riuscita ad identificare la faccia del ragazzo misterioso, che naturalmente era Mosto; la cosa che differenziava il mio ultimo sogno da quello del giorno prima era che invece di essere ferma dietro a l'albero, stavo correndo verso il ponte, senza sapere il motivo, e, alla fine avevo gridato: "Non oggi Mostro." Non ho idea di cosa intendessi mentre pronunciavo quella frase nel sogno, ma se fosse davvero sato come quello del giorno prima, allora quel pomeriggio stesso sarei dovuta correre al ponte.
Riuscii finalmente a trovare il corridoio e corsi verso la classe dove entrai scusandomi per il ritardo. La prof mi squadrò da capo a fondo con occhi arrabbiati e accusatori per averla interrotta nel bel mezzo della lezione.
-Facciamo tardi subito il secondo giorno, eh?-
-Professoressa, mi scusi, il pulman si è rotto a metà strada.-
-Va bene, si sieda e ascolti la lezione.-
Non lo feci, pensai invece a Mostro. Perchè "Mostro"? Cosa aveva fatto per meritarsi quel soprannome?
Chi sa se lo avrei rivisto. Se fosse stato così gli avrei fatto qualche domanda su di lui, si inizia così un'amicizia, vero? E se fossi stata troppo invadente? E se, come aveva detto ieri, non ci saremmo più incontrati? E se decidesse di far finta di non conoscermi, di non avermi mai vista, di non avermi mai parlato, di non avermi mai fatto dei complimenti sulle abbinazioni dei particolari del mio volto? Ne sarebbe stato capace?
Anna, ti fai troppe seghe mentali, rilassati.
Ma come facevo a rilassarmi se ogni volta che pensavo a lui il battito del cuore mi accellerava?

"ⓜⓞⓢⓣⓡⓞ"  Benvenuta nel mio mondo cane.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora