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-Comunque, per me, questo non è pollo, non ha proprio il sapore del pollo.-
-Ma cosa dici Anna, mangia la tua cena in silenzio su.-
Che cosa avevo nel piatto? Una fetta di petto di pollo cotto con le spezie e il vino, buono eh? E qui rientra in gioco il detto "non giudicare il libro dalla copertina", solo che, il bosco si è rivelato un posto fantastico anche se all'esterno era tetro, mentre questa sottospecie di pollo che sembrava cucinato con i piedi, ti faceva pensare se il tizio che ha inventato il detto si basasse solo su alcune cose. Mio padre non sa cucinare, perchè si ostina ad avvelenarci con questo schifo? Da brava figlia dovrei dirgli di rassegnarsi a far cucinare la mamma, ma non ho il coraggio di farlo, sarebbe come dire: "papà, mi fa schifo come fai l'unica cosa che fai in questa casa.", mi sentirei un mostro. Okay che per alcuni sono una stronza, ma non ferirei mai mio padre. Così, con tutta la buona volontà che ho in corpo e pregando il signore di non morire avvelenata, metto in bocca un pezzo di "pollo" che giaceva infilzato sulle punte della forchetta.
No cazzo, questo non è pollo.
Ingoiare quello schifo è stato come ingoiare un pezzo di spugna, no aspetta, la spugna è troppo morbida, perchè oltre a disgustoso quel "pollo" è anche duro come il marmo.
-Okay, io vado in camera mia.-
-Anna..-
Ma prima che mia madre potesse emettere anche solo un fiato io ero già sparita nel corridoio che portava nella mia camera. L'ingresso della casa dava su un modesto salotto arredato con i mobili che ci hanno concesso gratuitamente: aveva un divano a tre posti, davanti a esso c'era una televisione al plasma piccola e dietro al divano c'era un tavolo dove, naturalmente, ci trascorreremo le cene, i pranzi e le colazioni future. Una piccola stanza mostrava una cucina moderna con le mattonelle bianche e nere alternate, mentre a fianco c'era un bagno semplice ma ben arredato munito di saponette alla lavanda. Il corridoio, dove ora mi trovo, ha le pareti spoglie. Ho sentito mia madre dire che ci avrebbero di sicuro messo uno specchio, dei quadri e un mobile con i fiori sopra. Ha detto che saranno dei girasoli. Poi tre porte davano sulla camera dei miei genitori, sulla mia e su quella di Luca. La mia era l'ultima sul lato destro. Tutto quello che mi ero portata dietro nel trasloco, oltre ai vestiti e alle cose essenziali, è stato: montagne di libri, tutti i miei CD, lo stereo, la piastra, il computer, i miei cuscini, il mio pupazzo porta fortuna e dei vecchi quadri che raffiguravano la vecchia me.
La notte non sono riuscita a dormire, le frasche dell'albero davanti alla mia finestra sbattevano sul vetro e creavano rumori spaventosi, il materasso sembrava farcito di sassi, si moriva di freddo e avevo la costante impressione di essere osservata.
Nelle poche ore in cui sono riuscita a dormire, ho sognato il ragazzo sul ponte. Era esattamente dove lo avevo trovato quel pomeriggio, solo che nel sogno stava guardando verso di me e non verso l'acqua del fiume. Il suo volto non era ben definito, probabilmente perchè non avevo idea di come fosse, tutto quello che distinguevo erano i tratti del volto, non riuscirò a dimenticarmeli, me lo sento.
Prima di svegliarmi, una voce femminile, la mia voce, sussurrò un "nome": Mostro.

"ⓜⓞⓢⓣⓡⓞ"  Benvenuta nel mio mondo cane.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora