Ogni viaggio lo vivi tre volte:
quando lo sogni, quando
lo vivi e quando lo
ricordi...
-Anonimo🦋✨🦋
A scuola mi avevano insegnato che le falene vivono una sola notte, che sono uno degli animali con la vita più breve di tutti.
Mi era sempre dispiaciuto, in effetti, pensare che una vita sia racchiusa in una sola notte.
Non l'ho mai detto a qualcuno, mi vergognavo di pensare a delle farfalle nelle ore di scuola, come mi vergognava non riuscire a comandare la mano quando questa disegnava piccoli insetti sul banco verde acqua.
Ero stata messa in punizione, dopo che la maestra mi era passata accanto e aveva visto il banco colorato.
Non ero mai stata tanto imbarazzata.
Dopo le ore scolastiche avevo dovuto lavare ogni centimetro quadrato dell'aula, mentre la bidella mi dava dritte per come cancellare l'inchiostro dal marmo e dal termosifone, dove i ragazzi in ultima fila lo coloravano come una tavolozza.
Mi vergognavo di non riuscire ad essere come gli altri.
Per loro ero solo la "Carotina" , che disegnava farfalle sul banco.
Non mi piaceva quel nomignolo, sapevo che era abbinato ai miei capelli arancioni.
Avevo imparato a camminare a testa alta per i corridoi, senza lasciarmi scalfire da nessun brutto commento.
Avrei tanto voluto qualcuno con cui parlare di tutto, ma i ragazzi mi evitavano, probabilmente per il mio poco fascino, mentre alle ragazze piacevano cose alle quali io neanche ci facevo caso.
Il mio abbigliamento era sempre lo stesso: t-shirt e jeans scoloriti.
Il mio armadietto era spesso pieno di bigliettini: "Carotina", "Orfanella", "Cucciolo abbandonato"...
Ma un giorno notai un ragazzo, doveva avere la mia età, eppure non mi ero nemmeno accorta che fosse in classe con me!
Mi si era avvicinato, mentre cercavo di nascondere i bigliettini cattivi sul fondo dell'armadietto, sperando che nessuno li avrebbe visti.
E speravo anche che lui non mi avesse notato, ma con la sua andatura spedita, veniva proprio verso la mia figura esile, impegnata con la faccia nell'armadietto per nascondere la paura.
Subito avevo pensato di fuggire, scappare o nascondermi in mezzo alla mischia di ragazzi, ma lui era stato decisamente più veloce.
« Cosa fai, scappi?- sorrise, prendendomi per un braccio e facendomi voltare verso di lui.
« N-no» abbassai lo sguardo, imbarazzata.
« Sono Alexander» si presentò.
Silenzio.
« Tu sei Edith, vero?» continuò.
« S-sì» risposi.
« Mh... sembri simpatica! Ti va di pranzare con me a mensa?» propose.
Ero decisamente impacciata e sorpresa.
Perché questo ragazzo viene a parlare a me?
Vuole prendermi in giro?
« Vuoi p-prendermi in g-giro?» chiesi, con non so quale coraggio.
Mi guardò attentamente negli occhi, scoppiando a ridere l'attimo dopo.
« Non s-sto s-scherzando» lo osservai torva, mentre si asciugava un paio di lacrime.
« Neppure io» tornò improvvisamente serio « Voglio diventare tuo amico, ma è un po' complicato se non mi parli».
Rimasi in silenzio, guardando quei due smeraldi che si ritrovava al posto degli occhi.
« Andiamo a mensa?» tornò a sorridere, contagiando anche me.
Arrossii il secondo dopo.
Non avevo mai avuto un amico, non sapevo come dovevo comportarmi e cosa fare.
Non riuscivo a muovermi.
« Okay» dissi dopo un bel po' di secondi.
« Magnifico!» mi prese per mano, scortandomi verso la mensa.
Avvampai per il suo gesto così... volontario.
Normale per lui.
I giorni seguenti furono qualcosa di nuovo per me: avere un amico che ti aspettava fuori scuola, che ti teneva il posto in classe, a mensa, ti proponeva di fare i compiti insieme.
Viveva nel mio orfanotrofio, ma non me n'ero mai accorta prima.
Facevamo tutto insieme e, mentre piano piano crescevamo tra le mura grigie, diventando da bambini a ragazzi, mi ero accorta che quegli occhi mi piacevano in un modo diverso dalla prima volta in cui li avevo visti.
Ero sempre stata brava a sfuggire dalle emozioni, ma non ero mai riuscita a sfuggire a quegli occhi verde splendente.
Da quelli non ero in grado di difendermi.
Io mi ero innamorata di quei due smeraldi.
Non ero riuscita a dirglielo in tempo, perché una mattina ero entrata in camera sua e il letto era fatto, perfetto.
L'armadio spoglio dei suoi vestiti, il comodino vuoto dai suoi oggetti, la stanza priva della sua presenza.
Avevo setacciato tutto l'orfanotrofio per trovarlo, ma non c'era.
« È inutile che lo cerchi, se n'è andato! Stamattina una famiglia se l'è portato a casa» mi aveva informato Emy, guardandomi tirare le ciocche di capelli dal nervoso.
Ero scappata in camera a piangere.
Mi ero fatta troppo condizionare dal cuore, senza ragionare di testa, come invece facevo spesso, e ci avevo rimesso.
Eppure non riuscivo a pentirmene.
Mi ero promessa di non amare più nessuno, di non cadere nella trappola degli occhi color smeraldo, se mai gli avessi rivisti.
Non volevo soffrire ancora.
Non volevo pensare a lui.
E c'ero riuscita, fino ad oggi.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Ho cominciato questa nuova storia romance e ho deciso di aggiornarla ogni venerdì, infatti la settimana prossima posterò i prestavolti e chi lo sa... Magari anche il primo capitolo! ✨
Ringrazio tutti quelli che passeranno a leggere, visto che per scrivere questa nuova storia ci sto mettendo tutto il cuore.
Anticipo già che la storia non sarà particolarmente lunga, ma ci tengo davvero molto.
Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina se vi fa piacere❤️
Buona serata a tutti!
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La Notte Delle Falene
عاطفيةAbbandonata dai genitori davanti ad un orfanotrofio nella città di Phoenix, in Arizona, Eddy White deve continuare la sua vita senza di loro, alla sola età di cinque anni. Bambina silenziosa, chiusa, solitaria e specialmente timida. Adora passare in...