17. Spiragli Di Luce

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Piangere non è da deboli.
Le persone deboli sono quelle
che non sono in grado di affrontare
la vita, non quelle che reagiscono alle sue difficoltà.

-Per favore, prendete l'album perché passo a vedere a che punto siete- ordina il prof Brown, alzandosi dalla sedia.

- Io non ho ancora messo niente!- bisbiglia preoccupata Liza.

- Io ne ho presa una di quando avevo tredici anni- ribatte l'altra.

Guardo il mio: l'unica foto che ho è quella che abbiamo fatto io e le gemelle la sera della festa di sabato in camera mia.

Avrei voluto metterne una con Alex, ma non ci parliamo da quattro giorni.

O meglio, io lo evito da quattro giorni.

- Eddy, hai solo una foto. Pensavo ti piacesse la fotografia!- osserva il professore.

- E infatti mi piace, è solo che non ho ancora trovato lo scatto perfetto- ribatto acida, sentendo che mette in discussione la mia passione.

- Beh, allora trovalo- risponde col mio stesso tono.

Ora gli stacco la testa dal corpo.

- Lo farò- ribadisco immediatamente.

- Non ti consiglio di metterti contro il prof Brown, sa essere molto cattivo- sussurra Beth.

- Non spetta a lui decidere qual'è la mia passione- sibilo.

Passa tra tutti, mentre suona la campanella di fine corso.

- Ottimo, potete andare- ci congeda -Tranne la signorina White-.

Mi trattengo dallo scappare come un razzo fuori dall'aula.

Mi avvicino al professore, sedutosi dietro alla cattedra e intento a leggere dei fogli.

- Non mi è piaciuto il tono di oggi, Eddy. Non è da te- mi rimprovera serio - Ma credo che tu in questi giorni sia un po' troppo carica di pensieri, quindi non voglio darti nessuna punizione-.

- Ho parecchie cose per la testa in questo momento- ammetto, stropicciandomi col palmo della mano l'occhio destro.

- Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sappi che noi professori ci siamo- sorride.

- Grazie prof- ricambio, salutandolo e uscendo dall'aula.

Esco in cortile, dove trovo Alex appoggiato al cofano del pick-up.

Ogni volta che lo vedo mi sento sempre in colpa per averlo allontanato.

- Ciao...- lo saluto.

- Dobbiamo parlare- mi interrompe duro.

Sussulto, non aspettandomi questa risposta.

Mi si avvicina, bloccandomi tra sé e l'albero.

- Guarda che lo vedo che mi stai evitando da sabato sera. Perché? Ho sbagliato qualcosa? Se ho fatto qualcosa che ti ha fatta stare male dimmelo, perché non riesco a sentirti in continuazione così lontana- mormora, guardandomi negli occhi.

- N-no, avevo soltanto molte cose per la testa. Non volevo farti passare in secondo piano- sussurro, abbracciandolo.

Lo sento sorridere, mentre saliamo in macchina e torniamo a casa.

- Annette è in cucina- mi fa l'occhiolino, scendendo dalla macchina.

Già, non le parlo da giorni.

Prendo un bel respiro, entrando in casa.

La Notte Delle FaleneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora