Capitolo 13

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Stiles prende la mira e spara.

La testa della sagoma ha un buco al centro.

Sta decisamente migliorando, e questo perché sparare è diventato un suo sfogo da quando si è lasciato. Nessuno degli studenti dell'accademia ci va così spesso, anzi, è sempre in mezzo agli agenti. Tra un paio di giorni riniziano le lezioni, e non sa a quale agente verrà assegnato per i primi periodi.

Si sistema meglio le cuffie, e preme di nuovo il grilletto.

Colpisce la spalla sinistra.

Spara di nuovo.

Spalla destra.

«Figliolo, c'è Lydia di sotto...» suo padre rimane sull'uscio della porta della sua camera, titubante. Non sa come comportarsi in una situazione del genere.

Stiles è sdraiato su un lato del corpo, sopra le coperte del letto, dando la schiena al padre. «Dille che sto dormendo.»

«Sono quasi tre settimane che non esci di casa. Scott e gli altri sono venuti di continuo a chiedere di te... basta, io la lascio entrare.»

Il ragazzino non ha nemmeno forza di ribattere, e ascolta i passi pesanti del padre che risuonano per le scale, e presto lasciano spazio a passi differenti.

«Stilinski, alza quelle chiappe dal letto, che ormai sono diventate tutte molli.» esordisce una voce autoritaria, e lo tira per un braccio, costringendolo a stare steso a pancia in su. «Nemmeno per me stavi così, e vuoi dare una soddisfazione del genere a lei? Meglio sia successo adesso che più tardi. Ora vieni con me a mangiare qualcosa, e non voglio sentire storie.»

Le maniere buone non avevano funzionato, e così Lydia si è data a quelle cattive, visto che lo Sceriffo non riusciva ad essere duro con il figlio.

«Era tutto per me, Lyds...»

«No, non lo era. Hai tanto altro oltre lei: degli amici che ti vogliono bene, l'accademia dell'FBI che hai tanto sognato, un padre che darebbe di tutto per te... non pensare ai momenti belli, pensa a quelli brutti. Pensa a quando non eri più sicuro. Pensa che se è successo c'è un motivo: non è lei la persona giusta, e te lo ha dimostrato.»

Cuore.

Toglie gli occhiali, passando una mano tra i capelli. Sono cresciuti un po', ma gli piacciono di questa lunghezza.

Si accorge che fuori è uscito il sole, e decide di andare a fare un giro all'aria aperta.

———

È nel parco più grande della città, dove non andava mai con lei, quindi non c'è il rischio di incontrarla. Sa che lei preferisce un altro parco, più piccolo ma con meno gente.

Stiles cammina lungo il percorso di ciottoli, venendo spesso superato da gente che corre, e lasciando che il sole lo scaldi. Comincia a fare più freddo, tanto che ha dovuto mettersi addosso una felpa, e addio pantaloncini corti.

Va verso il bar che si trova all'interno del parco, circondato dalla vegetazione, con dei tavoli in legno posti su un pratino. Sta pensando se prendersi un caffè, quando qualcosa lo travolge, buttandolo a terra.

Il suo cuore accelera dallo spavento, e una lingua calda gli struscia sulla faccia.

«Sweetwolf!» esclama. «Mi hai fatto prendere uno spavento! Hai ripreso tutto dal tuo padrone tu, eh? Volete farmi avere un infarto, lo so!»

Il lupo si mette da parte, scodinzolando, così che Stiles riesca ad alzarsi. Deve essere scappato al mannaro, infatti adocchia Derek seduto a uno dei tavoli più vicini, con lo sguardo diretto verso di loro.

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