L'androide inviato dalla Cyberlife

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Detroit, 20.30 del 16 Ottobre 2038

Varcai la porta del dipartimento con l'impermeabile fradicio. Per l'ennesima volta avevo dimenticato l'ombrello a casa.

«Non le guardi le previsioni del meteo, Manfred?»
Il tono tagliente di Gavin mi accolse nel corridoio.
«No Reed, a differenza tua non ho tempo da sprecare davanti alla tv.»

Il detective rise e mi porse una tazza di caffè. «Ne avresti se la smettessi di sprecarlo per i casi degli androidi scomparsi.»

Mi tolsi l'impermeabile e gli lanciai un'occhiataccia.

«Scott ti ha lasciato sulla scrivania un altro paio di fascicoli sulle lattine svanite nel nulla» proseguì lui. «Così forse saprai come impiegare il turno di notte.»
Gli strappai il caffè dalle mani e mi incamminai verso la mia postazione. «Piantala di chiamarli così.»

«Oh, certo, come se potessero offendersi. Ma dai.»

Gavin si sedette davanti alla mia scrivania e si mise a sfogliare i dossier. Vi posai una mano sopra e li trascinai verso di me. «Non hai del lavoro da fare?»
«Sì, ma infastidirti è più divertente.»
Alzai gli occhi al cielo, quando ad un tratto notai il capitano Fowler uscire dal suo ufficio. Mi fece un cenno. «Molla quel caffè, Manfred. Dobbiamo parlare.»

Un ghigno si dipinse sulle labbra di Gavin. «Sei appena arrivata e lo hai già fatto incazzare?»

«Chiudi quella bocca, Reed.»
«Fammi indovinare. Ti ha scoperta a coprire Anderson e ora ti becchi una nota di demerito sul curriculum?»

Lo guardai dritta negli occhi con aria sprezzante. «Non ci sono note di demerito sul mio curriculum. Puoi dire lo stesso del tuo?»

Con un rapido gesto della mano feci cadere la tazza del caffè, rovesciandogliela addosso. Gavin si alzò di scatto imprecando.

«Maledizione, Manfred! Che cazzo fai?»
Gli feci l'occhiolino. «Ti infastidisco. Avevi ragione, è divertente.»

Lasciai Gavin a occuparsi dei jeans macchiati e raggiunsi l'ufficio del capitano. Fowler era chino su alcuni documenti, impegnato a siglarli con aria seria.

«Tu e Reed avete cominciato presto stasera. Forse devo assegnarvi a turni diversi» mi disse senza guardarmi.

Mi strinsi nelle spalle. «Tutto nella norma, signore.»

«Immagino tu abbia visto il notiziario ieri sera.»

Mi irrigidii. «Eccome, signore.»

Finalmente Fowler alzò la testa. «Sei l'unica al dipartimento che si stia interessando alle faccende degli androidi...»

«Sì, tra un caso e l'altro, come mi aveva raccomandato...»

«Non metterti sulla difensiva, Manfred» mi rimproverò, «so benissimo che ci dedichi più tempo di quello che dovresti, ma non è questo il punto. La faccenda è ben più grave.»

Deglutii a fatica. La notte appena passata ero rimasta incollata allo schermo del telefono, seguendo i notiziari della CNN con grande apprensione. Un androide domestico era impazzito e aveva ucciso il suo proprietario, che sfortunatamente oltre a essere un marito era anche un padre di famiglia. La bambina aveva assistito all'omicidio del padre e poi era stata presa in ostaggio da quello che fino a poche ore prima era stato il suo babysitter e compagno di giochi. Alla madre della piccola non era rimasto niente da fare se non chiamare le forze dell'ordine. Un poliziotto di stanza lì vicino era intervenuto sul posto, finendo ucciso da un colpo d'arma da fuoco sparato proprio dall'androide. L'unica soluzione per portare in salvo l'ostaggio era stata far intervenire la SWAT.

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