Il test

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Appena arrivai in centrale, mi infilai di corsa nello spogliatoio femminile.

Afferrai una camicia pulita dal mio armadietto e mi passai un filo di trucco nel tentativo di nascondere le poche ore di sonno di cui avevo goduto. Quando ritornai alla scrivania, Gavin mi si avvicinò.

«Hai l'aria di una che non ha dormito affatto.»

«Che posso farci...Nottata di fuoco, Reed.»

«Per via dei negozi della Cyberlife assaltati dai devianti o perché sei finalmente andata a letto con qualcuno?»

Gli rivolsi un sorriso pieno di malizia. «Scegli tu quale delle due alternative preferisci.»

Su uno degli schermi del dipartimento stavano scorrendo le notizie del telegiornale.

La presidentessa Warren era già in collegamento dalla Casa Bianca. Per quanto fondotinta le avessero spalmato sul viso, potei notare che non ero stata l'unica a rimanere sveglia la notte appena trascorsa. Aveva l'aria tesa, ma solenne, e affrontava le incalzanti domande dei giornalisti con un'eleganza da manuale.

«Alle sei di questa mattina è stato dichiarato il coprifuoco nazionale. I movimenti dei civili saranno strettamente controllati, il diritto di assemblea è al momento sospeso. Tutte le comunicazioni elettroniche sono state limitate e ho concesso pieni poteri alle nostre agenzie di sicurezza.»

Rimasi a bocca aperta e mi voltai verso Gavin, che come me aveva l'aria sconcertata.

«Che diavolo sta succedendo?»

Hank apparve alle nostre spalle, assieme a Connor. In mano teneva due tazze di caffè e una confezione di ciambelle glassate.

«Ti ho portato la colazione» mi disse, senza staccare lo sguardo dallo schermo.

Ero così presa dal notiziario che nemmeno gli risposi. Lo stomaco mi si serrò in uno spasmo doloroso e l'odore del caffè mi diede la nausea.

«In aggiunta a queste misure» proseguì la Warren, «tutti gli androidi dovranno essere consegnati immediatamente alle autorità.»

Hank si voltò di colpo verso Connor con un'espressione di sincera preoccupazione. «Di sicuro non si riferisce a te, ragazzo.»

«Campi provvisori stanno venendo costruiti in tutte le nostre maggiori città, per contenere gli androidi e per distruggerli.»

Mi sentii impallidire e avvertii il bisogno di sedermi.

"Campi di distruzione di massa?!"

Avrei voluto gridare. Sembrava un brutto incubo da cui non riuscivo a svegliarmi.

La Warren aveva appena affermato di aver dato l'autorizzazione a creare dei campi in cui radunare degli esseri senzienti per sterminarli.

A Detroit.

Nel mezzo della culla della democrazia tanto vantata dall'America.

Iniziai a sudare freddo.

Pensai a Markus e a Simon. Immaginai la furia di North nell'apprendere una notizia del genere.

Mi venne in mente persino la deviante che era fuggita insieme alla bambina, e mi sentii male al pensiero che quella piccola innocente potesse finire in un posto simile.

Perché stavamo reagendo in modo così sproporzionato?

«Chiedo a tutti i civili di collaborare con le autorità, e di sentirsi rassicurati dal fatto che stiamo facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra nazione.»

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