Il clima di Detroit a Novembre mi era sempre piaciuto. L'aria era frizzante, il caldo non opprimeva più e si avvicinava il Natale, che continuava a rimanere il mio periodo dell'anno preferito. Seduta su una panchina del parco guardavo le foglie dai toni aranciati cadere in lenti mulinelli sul terreno, sorseggiando pacificamente un caffè. Ero decisa a godermi ogni istante del mio giorno libero. Per essere le nove del mattino di un mercoledì c'era già molta vita per le strade. Ovunque gli androidi camminavano al fianco degli umani, come babysitter, badanti, compagni di allenamento. Un ragazzo si fermò a pochi passi da me per riprendere fiato. Il suo androide lo raggiunse. «Stai facendo un ottimo lavoro, Steve. Ancora due chilometri e avrai raggiunto il tuo obiettivo giornaliero.» Il giovane gli strappò la borraccia dalle mani, bevve con avidità e poi gliela lanciò addosso. Senza rendermene davvero conto aggrottai la fronte con fare cupo. Il viso del deviante del caso Ortiz mi apparve nella mente con i suoi occhi pieni di rabbia e sofferenza, chiari come la luce del primo mattino. Mi ritrovai a far scorrere lo sguardo su tutte le persone accompagnate da un androide. Per la prima volta mi resi conto di come fossero fredde, maleducate e irritanti e provai una sensazione di disagio. Finii in un sorso la mia tazza di caffè, ormai tiepida, e mi alzai dalla panchina. Mentre gettavo il bicchiere vuoto notai un anziano alzarsi a sua volta reggendosi al braccio dell'androide che lo accompagnava.
«Grazie Rita, come farei senza di te» le disse con voce stanca.
Le sorrise e le diede un buffetto gentile sulla mano. Quel semplice gesto mi rischiarò il cuore e fui grata di aver trovato almeno un'eccezione in mezzo a quel parco.
L'orologio segnava le nove e venti. Markus doveva essere ormai arrivato in centro per ritirare dei colori da Bellini Paints per conto di mio padre. Ero felice di vederlo dopo settimane di lavoro ininterrotto. Uscii dal parco e mi diressi verso il centro della città. C'era parecchio movimento. Le auto elettriche sfrecciavano in strada, le persone uscivano ed entravano nei negozi, nell'aria giravano risate e chiacchiericci spensierati. Solo una nota stonava in una giornata all'apparenza tranquilla: i cori di protesta dei gruppi anti-androidi.
Un uomo al megafono istigava i manifestanti.
«Cosa vogliamo?»
«Diritti per i lavoratori!»
«E quando li vogliamo?»
«Ora!»
«E cosa dobbiamo fare per averli?»
«Bannare tutti gli androidi!»
Roteai gli occhi al cielo e feci per dirigermi verso il punto di incontro pattuito con Markus, quando ad un tratto i cori si interruppero bruscamente. Passarono solo pochi secondi e i manifestanti ripresero a gridare più furiosi di prima. Non potei fare a meno di voltarmi.
«Dove pensi di andare, lattina del cazzo?»
Colpito da una spinta, un androide venne gettato a terra.
«Ma guardalo, così bravo da rubarci il lavoro ma poi non sei nemmeno capace di startene in piedi!»
Uno dei manifestanti gli diede un calcio.
«Sì, fagli vedere chi siamo! Fagliela pagare!» ruggì uno del gruppo.
«Forza idiota, rimettiti in piedi!» sbraitò un altro.
«Avanti, suonagliele!»
Non potevo restare a guardare. Mi avvicinai in fretta al gruppo accerchiato attorno all'androide. «Allontanatevi!» ordinai, facendomi spazio tra la folla. L'androide si rialzò a fatica e fu in quel momento che il sangue mi si gelò nelle vene.
Davanti a me c'era Markus.
Uno dei manifestanti lo prese per il colletto della maglia. «Adesso ti distruggo, schifoso pezzo di plastica che non sei altro.»
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Becoming Human
FanfictionAttraverso gli occhi di Miranda Manfred, detective del dipartimento di Detroit, seguiamo le vicende che interesseranno la città in cui sono stati creati gli androidi. - Fanfiction ispirata a Detroit Become Human - A parte Miranda, che è il mio pers...