Il diritto di amarsi

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Elijah Kamski a 36 anni era senza dubbio uno degli uomini più influenti al mondo e nel 2028, a soli 26 anni, venne persino designato come "l'uomo del secolo" dal Century Magazine. Fu in quell'anno che lo conobbi. Si presentò a casa nostra con un nuovo prototipo unico nel suo genere, a cui aveva dato il nome di Markus. Prima di quel momento lo conoscevo soltanto di vista e ci avevo parlato raramente, per lo più in occasione delle mostre di mio padre: un uomo alto, dai tratti spigolosi e con profondi occhi color ghiaccio. Era serio, dall'apparenza austera, e i suoi sorrisi mettevano in soggezione anche il più sfrontato degli interlocutori. Eppure, quando parlava, tutti sembravano pendere dalle sue labbra. Me compresa. Era affascinante sentirlo raccontare le idee che lo avevano condotto alla creazione degli androidi. Elijah, dopotutto, era un autentico genio. A soli 16 anni si era laureato e aveva fondato la Cyberlife, con l'unico scopo di sgravare le persone dalle attività noiose e ripetitive.

 A soli 16 anni si era laureato e aveva fondato la Cyberlife, con l'unico scopo di sgravare le persone dalle attività noiose e ripetitive

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Quattro anni dopo presentò al mondo intero il primo androide che aveva passato con successo il test di Turing: Chloe. Ciò che aveva reso possibile la sua esistenza erano state la dedizione e l'impegno di Elijah, che risultarono nell'impiego del Thirium 310, una soluzione chimica che simulava la funzione del sangue umano, ma diverse centinaia di volte più velocemente, distribuendo informazioni ed energia attraverso i bio componenti che servivano per far funzionare la macchina. All'interno di un androide c'era un complesso intreccio di tubi e pompe, che ricordavano molto il sistema circolatorio degli umani. Elijah era riuscito a riprodurre la vita sintetica basandosi su quella organica, migliorandola ed evolvendola a un livello superiore.

Il giorno in cui portò Markus nelle nostre vite, ci regalò non solo un prezioso aiuto, ma anche una speranza. Grazie a Markus, mio padre riprese la voglia di vivere e di dedicarsi di nuovo alla sua arte e io potei concentrarmi sul mio esame per entrare in polizia. Svoltò le nostre vite per il meglio.

Elijah divenne quindi un assiduo frequentatore di casa nostra e in breve tempo ebbi l'opportunità di conoscere il suo lato più autentico, quello che mostrava solo nel privato. Innamorarci fu il processo più naturale che potei sperimentare in tutta la mia vita. Successe senza quasi che ce ne rendessimo conto. Forse era così che doveva andare quando si trovava la propria anima gemella: accadeva e basta, senza sforzi.


Aprii gli occhi e sentii una fitta di dolore al collo. Mi ero addormentata di nuovo sul divano. Feci scorrere lo sguardo per la stanza e mi sentii quasi schiacciata dall'immensità della casa di mio padre. Ogni rumore sembrava riecheggiare contro l'altissimo soffitto, aumentando ancora di più il senso di solitudine che provavo nell'essere lì. Senza Markus era tutto più silenzioso. Mi sembrava di vederlo ancora passeggiare per il salone, preparare la colazione per papà, sorridermi da dietro il pianoforte e invitarmi a cantare, nonostante non fossi la persona più intonata del pianeta. Non potevo accettare che non ci fosse più. Erano trascorsi solo tre giorni e stavo già rimpiangendo di essermi presa del tempo per "incassare il colpo" . Non lavorare mi costringeva a pensare a ciò che avevo perso, a rimuginare in continuazione su cosa avrei potuto fare meglio. Ma soprattutto mi perdevo in ricordi che preferivo non rivivere. Non avevo mai pensato così tanto ad Elijah come nei giorni appena trascorsi. Sospirando mi portai una mano sullo stomaco, dove tenevo ancora appoggiato il tablet che stavo usando prima di appisolarmi. La pagina era rimasta aperta sul negozio della Cyberlife. Dovevo trovare qualcun altro che si occupasse di papà. Lo avrebbero dimesso di lì a pochi giorni. Più sfogliavo le pagine, meno convinta mi sentivo. Nessuno sembrava adatto, nessuno mi dava la stessa sensazione di conforto che mi infondeva Markus. Alla fine mi costrinsi a scegliere: un anonimo modello AP700. Aveva gli occhi verdi, come quelli di Markus. Probabilmente fu l'unico motivo per cui pigiai sul tasto "acquista". Guardai l'ora. Erano le undici di sera. Mi versai una tazza di caffè e accesi la TV. Al notiziario parlavano del nuovo zoo con animali androidi aperto a Detroit.

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